Risoluzione 20 ottobre 2003, n.198/E
La sottoposizione a vincoli per gli interventi di tutela e
conservazione della maggior parte del patrimonio mobiliare ed
immobiliare delle Parrocchie non costituisce per queste ultime il
requisito dello svolgimento di attività nel settore dei beni
culturali, in quanto tale interpretazione amplierebbe la categoria dei
possibili beneficiari a tutti coloro che sono semplicemente titolari
di diritti reali sui beni soggetti ai vincoli medesimi. Inoltre, gli
scopi religiosi, di grande contenuto morale e sociale, perseguiti
dalle Parrocchie non possono farsi rientrare nelle attività di
tutela, conservazione, promozione, gestione e valorizzazione dei beni
e delle attività culturali, così come definite dall’articolo 148 e
successivi del decreto legislativo n. 112 del 1998, nè tanto meno dal
decreto legislativo n. 490 del 1999 e dall’articolo 6, comma 2, del
decreto legislativo n. 368 del 1998. Pertanto, le erogazioni liberali
effettuate dalle imprese per sostenere le opere di restauro e
conservazione della casa canonica non sono deducibili dal reddito
d’impresa ai sensi dell’art. 65, comma 2, lettera c-nonies) del
TUIR, posto che la Parrocchia istante non può essere ricondotta tra i
soggetti beneficiari ivi espressamente indicati, poiché non rientra
tra i compiti istituzionali della stessa lo svolgimento di attività e
la realizzazione di programmi nel settore dei beni culturali, come
previsto dall’art. 1, comma 1 del Decreto del Ministero per i beni e
le attività culturali 3 ottobre 2002.