Osservatorio delle libertà ed istituzioni religiose

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Osservatorio delle Libertà ed Istituzioni Religiose

Sentenza 10 maggio 2001

Corte Europea dei diritti dell’uomo. Sentenza 10 maggio 2001: “Case of Cyprus v. Turkey” (Application no. 25781/94) […] 1. The case was referred to the Court, in accordance with the provisions applicable prior to the entry into force of Protocol No. 11 to the Convention for the Protection of Human Rights and Fundamental Freedoms (“the […]

Legge 1998, n.51

EDUCATION ACT, 1998 An act to make provision in the interests of the common good for the education of every person in the state, including any person with a disability or who has other special educational needs, and to provide generally for primary, post-primary, adult and continuing education and vocational education and training; to ensure […]

Raccomandazione 04 ottobre 2005, n.1720

Consiglio d’Europa. Recommendation 4 october 2005, n. 1720: “Education and religion”. 1. The Parliamentary Assembly forcefully reaffirms that each person’s religion, including the option of having no religion, is a strictly personal matter. However, this is not inconsistent with the view that a good general knowledge of religions and the resulting sense of tolerance are […]

Legge 08 febbraio 2006, n.54

Legge 8 febbraio 2006, n. 54: “Disposizioni in materia di separazione dei genitori e affidamento condiviso dei figli” (da “Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana” n. 50 del 1° marzo 2006) Art. 1 (Modifiche al codice civile) 1. L’articolo 155 del codice civile è sostituito dal seguente: Art. 155. – (Provvedimenti riguardo ai figli). Anche in […]

Legge 03 febbraio 2006, n.27

Legge 3 febbraio 2006, n. 27: "Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 5 dicembre 2005, n. 250, recante misure urgenti in materia di università, beni culturali ed in favore di soggetti affetti da gravi patologie, nonchè in tema di rinegoziazione di mutui". (da "Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana" 4 febbraio 2006, n. 29) Art. […]

Legge regionale 18 agosto 2005, n.20

Legge regionale 18 agosto 2005, n. 20: “Sistema educativo integrato dei servizi per la prima infanzia”. (da “Bollettino Ufficiale della Regione Friuli-Venezia Giulia n. 33 del 17 agosto 2005) ARTICOLO 1 (Finalita’ e oggetto) 1. Al fine di garantire il pieno esercizio dei diritti riconosciuti alle bambine e ai bambini, la Regione promuove, nel quadro […]

Sentenza 02 settembre 2005, n.17710

Costituisce violazione del dovere di assistenza morale e materiale
sancito dall’art. 143, comma 2, c.c., oltre che del dovere di
collaborazione nell’interesse della famiglia, tale da giustificare la
pronuncia di addebito della separazione, la condotta del coniuge che
si traduca in fatti di violenza nei confronti dell’altro coniuge ed in
forme di persecuzione morale. In particolare, al fine
dell’addebitabilità della separazione, il comportamento di un
coniuge, rivolto ad imporre i propri particolari principi e la propria
particolare mentalità, può assumere rilevanza solo se si traduca in
violazione dei doveri discendenti dal matrimonio, o comunque sia
inconciliabile con i doveri medesimi, atteso che, in caso contrario, e
per quanto detti principi o mentalità siano criticabili, si resta
nell’ambito delle peculiarità caratteriali, le quali valgono a
spiegare le difficoltà del rapporto, ed eventualmente l’errore
originariamente commesso nella reciproca scelta, ma non integrano
situazioni d’imputabilità della crisi, nel senso previsto dall’art.
151, secondo comma, c.c. Ciò premesso, occorre sottolineare che il
dovere che entrambi i coniugi hanno di mantenere, istruire ed educare
la prole, sancito dall’art. 147 c.c., non impone obblighi soltanto nei
confronti dei figli, ancorché costoro siano ovviamente i primi
beneficiari del dovere stabilito dal legislatore a carico dei coniugi.
L’art. 144 stabilisce, infatti, l’obbligo per i coniugi di concordare
tra di loro l’indirizzo della vita familiare, sì che le scelte
educative e gli interventi diretti a risolvere i problemi dei figli
non possono che essere adottati d’intesa tra i coniugi. Un
atteggiamento unilaterale, sordo alle valutazioni ad alle richieste
dell’altro coniuge, a tratti violento ed eccessivamente rigido, può
tradursi, oltre che in una violazione degli obblighi del genitore nei
confronti dei figli, anche nella violazione dell’obbligo nei confronti
dell’altro coniuge di concordare l’indirizzo della vita familiare e,
in quanto fonte di angoscia e dolore per l’altro coniuge, nella
violazione del dovere di assistenza morale e materiale sancito
dall’art. 143 c.c. Ove tale condotta si protragga e persista nel
tempo, aprendo una frattura tra un coniuge e i figli ed obbligando
l’altro coniuge a schierarsi a difesa di costoro, essa può divenire
fonte d’intollerabilità della convivenza e rappresentare, in quanto
contraria ai doveri che derivano dal matrimonio sia nei confronti del
coniuge che dei figli in quanto tali, causa di addebito della
separazione ai sensi dell’art. 151, comma 2, c.c.

Legge autonomica 21 marzo 1995, n.3

Legge autonomica 21 marzo 1995, n. 3: “Ley autonómica de la Infancia”. (BOE de 2 junio 1995, núm. 131,pág. 16223) (Omissis) Artículo 5. Derechos en general. 1. La protección de la infancia se llevará a cabo con pleno respeto a sus derechos constitucionales y a los demás reconocidos en la normativa vigente. 2. No podrá […]

Sentenza 15 luglio 2005, n.279

In materia di istruzione le norme generali, di cui all’art. 117.
comma II, lett. n), Cost., sono quelle sorrette, in relazione al loro
contenuto, da esigenze unitarie e, quindi, applicabili indistintamente
al di là dell’ambito propriamente regionale. Tali norme – così
intese – si differenziano, nell’ambito della stessa materia, dai
principi fondamentali (ex art. 117, comma III, Cost.) i quali, pur
sorretti da esigenze unitarie, non esauriscono in se stessi la loro
operatività, ma informano, diversamente dalle prime, altre norme,
più o meno numerose. Ciò premesso, si deve pertanto ritenere
infondata la questione di legittimità sollevata in relazione
all’art. 7, commi 1, 2, primo periodo, e 4, primo periodo, ed
all’art. 10, commi 1, 2, primo periodo, e 4, primo periodo, del
decreto legislativo n. 59 del 2004, i quali stabiliscono –
rispettivamente per la scuola primaria e la scuola secondaria –
l’orario annuale delle lezioni, l’orario annuale delle ulteriori
attività educative e didattiche rimesse all’organizzazione delle
istituzioni scolastiche e l’orario relativo alla mensa ed al dopo
mensa, posto che dette norme devono essere intese come espressive di
livelli minimi di monte-ore di insegnamento validi per l’intero
territorio nazionale, ferma restando la possibilità per ciascuna
regione (e per le singole istituzioni scolastiche) di incrementare,
senza oneri per lo Stato, le quote di rispettiva competenza.
Analogamente deve ritenersi infondata la questione di legittimità
sollevata, con riferimento all’art. 117, comma terzo, della
Costituzione ed al principio di leale collaborazione, degli artt. 7,
comma 4, secondo periodo, e 10, comma 4, secondo periodo, del decreto
legislativo in esame, le cui disposizioni, di identico contenuto,
prevedono – rispettivamente per la scuola primaria e per quella
secondaria – che le istituzioni scolastiche, per lo svolgimento
delle attività e degli insegnamenti opzionali che richiedano una
specifica professionalità non riconducibile al profilo professionale
dei docenti della scuola primaria o secondaria, stipulino contratti di
prestazione d’opera con esperti in possesso di titoli definiti con
decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della
ricerca, di concerto con il Ministro per la funzione pubblica. Al
riguardo, infatti, è assorbente il rilievo che la scelta della
tipologia contrattuale da utilizzare per gli incarichi di insegnamento
facoltativo da affidare agli esperti e l’individuazione dei titoli
richiesti ai medesimi esperti sono funzioni sorrette da evidenti
esigenze di unitarietà di disciplina sull’intero territorio
nazionale, cosicché le disposizioni impugnate vanno senz’altro
qualificate come norme generali sull’istruzione, in quanto tali
appartenenti alla competenza esclusiva dello Stato. Devono inoltre
ritenersi infondate le censure di illegittimità relative alle
previsioni istitutive la figura del cosiddetto tutor,considerato che
la definizione dei compiti e dell’impegno orario del personale
docente, dipendente dallo Stato, rientra sicuramente nella competenza
statale esclusiva di cui all’art. 117, comma secondo, lettera g),
della Costituzione, trattandosi di materia attinente al rapporto di
lavoro del personale statale. Da ultimo, gli artt. 2, comma 1, 12,
comma 1, ultimo periodo, e 13, comma 1, secondo periodo, del decreto
in questione fissano i limiti minimi di età per l’iscrizione alla
scuola dell’infanzia ed alla scuola primaria; in particolare,
l’art. 2 disciplina l’accesso – a regime – alla scuola
dell’infanzia; l’art. 12 regola l’accesso alla medesima scuola
dell’infanzia nella fase transitoria di sperimentazione, prevista
dalla legge delega, avente inizio con l’anno scolastico 2003-2004 e
destinata a proseguire fino all’anno 2006, prevedendo la
possibilità di una graduale anticipazione dell’età minima per
l’iscrizione fino a giungere al limite temporale indicato all’art.
2. L’ultimo periodo del primo comma affida infine al Ministro
dell’istruzione, dell’università e della ricerca il compito di
modulare le anticipazioni, «sentita l’Associazione nazionale dei
comuni d’Italia (ANCI)» ed analogamente dispone il secondo periodo
del comma 1 del successivo art. 13, con riferimento alla scuola
primaria. Al riguardo, deve tuttavia ritenersi violato il principio di
leale collaborazione, in quanto in materia di istruzione il naturale
interlocutore dello Stato deve considerarsi essenzialmente la Regione,
posto che gli altri enti locali sono privi di competenza legislativa.
La norma suddette appaiono pertanto non rispettose, sotto tale
profilo, del principio di leale collaborazione e vanno dunque
ricondotte a legittimità costituzionale, sostituendo alla prevista
partecipazione consultiva dell’ANCI quella della Conferenza
unificata Stato-Regioni. Deve invece ritenersi infondata la questione
di legittimità costituzionale relativa agli artt. 12, comma 2, 13,
comma 3, e 14, commi 2 e 4, i quali dettano disposizioni transitorie,
relativamente all’assetto pedagogico, didattico ed organizzativo
della scuola dell’infanzia, della scuola primaria e della scuola
secondaria di secondo grado, fino all’emanazione del regolamento
governativo previsto dall’art. 7, comma 1, della legge di delega. I
regolamenti previsti dall’art. 7, comma 1, della legge n. 53 del
2003 riguardano infatti la determinazione di livelli essenziali della
prestazione statale in materia di assetto pedagogico, didattico e
organizzativo e sono perciò riconducibili alla competenza statale
esclusiva di cui all’art. 117, comma secondo, lettera m), della
Costituzione. Le norme impugnate, che a tali regolamenti fanno
riferimento, non ledono pertanto alcuna competenza regionale né
contrastano con il principio di leale collaborazione. Analogamente
deve concludersi per quanto concerne il comma 5, dell’art. 14, il
quale dispone che «ai fini dell’espletamento dell’orario di
servizio obbligatorio, il personale docente interessato ad una
diminuzione del suo attuale orario di cattedra viene utilizzato per le
finalità e per le attività educative e didattiche individuate,
rispettivamente, dall’articolo 9 e dall’articolo 10». Al riguardo
è infatti decisivo nel merito il rilievo che la norma concerne in via
diretta l’utilizzazione di personale docente statale, la cui
disciplina rientra senza alcun dubbio nella competenza esclusiva dello
Stato di cui all’art. 117, comma secondo, lettera g), della
Costituzione (organizzazione amministrativa dello Stato). Da ultimo,
deve invece ritenersi fondata la questione sollevata con riferimento
all’art. 15, comma 1, secondo periodo, che, al fine di realizzare le
attività educative di cui agli artt. 7, commi 1, 2 e 3, e 10, commi
1, 2 e 3, del medesimo decreto legislativo, affida la possibilità di
attivare incrementi di posti per le attività di tempo pieno e di
tempo prolungato nell’ambito dell’organico del personale docente,
al decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della
ricerca, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze,
di cui all’art. 22, comma 2, della legge 28 dicembre 2001, n. 448.
Il rispetto del principio di leale collaborazione impone infatti che
nell’adozione delle scelte relative vengano coinvolte anche le
regioni, quanto meno nella forma – già ben nota all’ordinamento
– della consultazione dei competenti organi statali con la
Conferenza unificata Stato-Regioni. La norma impugnata va perciò
dichiarata illegittima nella parte in cui non prevede che il decreto
ex art. 22, comma 2, della legge 28 dicembre 2001, n. 448, sia
adottato dal Ministro dell’istruzione, dell’università e della
ricerca, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze,
sentita la Conferenza unificata Stato-Regioni.

Legge autonomica 09 giugno 1997, n.3

Legge autonomica 9 giugno 1997, n. 3: “Ley autonómica de la Familia, la Infancia y la Adolescencia”. (BOE de 11 julio 1997, núm. 165, pág. 21394) (Omissis) Artículo 8. Derechos de la infancia y la adolescencia de especial protección. A los efectos de la presente Ley, se considerarán como derechos de la infancia y la […]