Sentenza 03 dicembre 2009
Stante l’espressa considerazione normativa della possibilità di
svolgimento da parte dell’ente ecclesiastico di attività commerciali
o a scopo di lucro (art. 16 l. n. 222/1985
[https://www.olir.it/documenti/index.php?documento=424]e art. 1 d.lgs.
n. 155/2006 [https://www.olir.it/documenti/index.php?documento=3544]) e
l’osservazione che la disposizione del TUIR ha portata limitata alla
previsione di esenzioni fiscali e non una valenza generale nell’ambito
civilistico (v. Cass. Sez. I 20/06/2000, n. 8374), si deve ritenere
che, ove l’ente ecclesiastico svolga stabilmente attività organizzata
di produzione o scambio di beni e servizi con metodo economico, sia
imprenditore (si v. Cass. Lav. sentenza 5 gennaio 2001, n. 97
[https://www.olir.it/documenti/index.php?documento=1402] relativa
all’Istituto Scolastico Beata Maria De Mattias). Ove l’ente
ecclesiastico si faccia imprenditore dovrà, dunque, applicarsi la
relativa disciplina ivi compresa quella fallimentare.