Urbino: Lectio di Paolo Grossi, giudice della Corte Costituzionale, su Aequitas canonica – Equity – Equità, introduce Carlo Fantappiè (23 aprile 2010)

“L'equità canonica non è un istituto costringibile in pochi o molti canoni di un codice; è piuttosto un principio, un criterio, un atteggiamento; certo, non è una norma, né tanto meno può essere fissata in una norma. Rappresenta nell 'ordine giuridico la perfetta trasposizione di quel personalismo, che è il tratto più tipico della filosofia cristiana ( … ) L'equità canonica non si oppone al diritto e nemmeno al diritto positivo: si oppone al rigor iuris e al culto formale della norma; essa respinge i due vizi mortali del moderno giurista dello Stato, cioè formalismo e positivismo giuridici, ma la elasticità su cui si fonda non significa mai allentare le maglie della rete giuridica per consentire l'ingresso a forze estranee, bensì consentire che la nonna suprema non sia vanificata dalla rigità delle norme inferiori, e, in quanto rigide, inadeguate a realizzarla nel caso concreto che il giudice e il superiore ecclesiastico hanno di' fronte.” (P. Grossi, Aequitas canonica, in “Quaderni fiorentini”, 27,1998, pp. 379-396).

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