“Gli enti religiosi tra diritto speciale, diritto comune e mercati” a cura di A. Fuccillo, L. Decimo
L’universo degli enti religiosi ha subito, nel corso dell’ultimo trentennio, notevoli interventi di carattere normativo (primario e secondario) che hanno suscitato l’interesse della dottrina. Il tema degli enti ecclesiastici venne affrontato in maniera capillare e trasversale negli anni immediatamente successivi alla L. n. 222 del 1985 che, in attuazione del dettato concordatario, aveva radicalmente innovato il settore. Si trattò di una rivoluzione copernicana causata dal nuovo Codex del 1983 ma che riguardò quasi esclusivamente l’universo degli enti ecclesiastici cattolici.
Da allora molto è cambiato. La figura dell’ente ecclesiastico (civilmente riconosciuto) si è in parte affievolita così come il tema degli enti confessionali ha interessato un numero sempre maggiore di religioni. Il primo ad accorgersene è stato il mercato nel quale tali organismi operano anche alla ricerca di strumenti di finanziamento necessari per la vita stessa delle confessioni religiose. Nella complessa riforma del Terzo Settore, il legislatore statale ha compreso la peculiarità di tali organizzazioni per le quali ha scelto la locuzione indicativa «enti religiosi» a testimonianza di un universo molto più ampio e variegato rispetto a quello (pur sempre presente e rilevante) dell’ente ecclesiastico civilmente riconosciuto. I numeri degli enti religiosi in Italia testimoniano l’importanza del fenomeno e la loro prevalenza non soltanto nei tradizionali campi della gerarchia ecclesiastica e delle organizzazioni confessionali, ma soprattutto nel Terzo Settore, in tutte le sue variegate sfumature: dall’istruzione alla sanità, dal turismo religioso all’amministrazione e gestione di patrimoni di scopo.
«Gli enti religiosi tra diritto speciale, diritto comune e mercati», perché è ormai necessario verificare tali organismi all’interno delle complesse dinamiche socio-economiche che contraddistinguono la multireligiosa società contemporanea.