Unione europea
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Già nell'art. 6 del Trattato di Maastricht (1992) si affermava il rispetto dei diritti fondamentali da parte dell'Unione europea, diritti ricostruiti soprattutto attraverso la giurisprudenza della Corte di giustizia e ricavati dalla lettura delle "tradizioni costituzionali comuni" degli Stati membri e dalla Convenzione europea dei diritti dell'uomo (CEDU). Tra di essi va sicuramente annoverata la libertà religiosa, oggetto di alcune pronunce della Corte di Lussemburgo (per tutte: sent. Prais del 1976).
In seguito, la libertà di pensiero, di coscienza e di religione è stata riconosciuta dalla "Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea” (Carta di Nizza), approvata nel 2000 in seguito ai lavori di un'apposita Convenzione e contenente un catalogo dei diritti riconosciuti dall'ordinamento europeo. La Carta, inizialmente approvata con una semplice dichiarazione e perciò priva di valore vincolante, era destinata a costituire la seconda parte del "Trattato che adotta una Costituzione per l’Europa", la cui elaborazione e firma (il 29 ottobre 2004) aveva generato un ampio dibattito, anche sulla presenza nell'articolato di questioni relative al fattore religioso (su tutte quella dell’opportunità di inserire all’interno del Preambolo un richiamo alle “radici cristiane” dell’Europa).
Dopo la mancata ratifica di tale trattato ed il fallimento delle prospettive "costituzionali" europee, si è giunti alla firma, nel 2007, del Trattato di Lisbona, entrato in vigore il 1° dicembre 2009. Il Trattato di Lisbona ha introdotto alcune importanti modifiche ai trattati istitutivi (il Trattato sull'Unione europea, TUE, ed il nuovo Trattato sul funzionamento dell'UE, che sostituisce il Trattato sulla Comunità europea): alcune di esse interessano da vicino anche il fattore religioso.
Anzitutto, alla Carta di Nizza viene conferito "lo stesso valore dei trattati" (art. 6 del nuovo Trattato sull'Unione europea): i diritti da essa sanciti divengono, quindi, vincolanti per le istituzioni comunitarie e per gli Stati, negli ambiti di applicazione del diritto dell'UE. In secondo luogo, il Trattato sul funzionamento dell'Unione europea ripropone, all'art. 17, il contenuto della dichiarazione n. 11 annessa al Trattato di Amsterdam, in base alla quale "l’Unione rispetta e non pregiudica lo status di cui le chiese e le associazioni o comunità religiose godono negli Stati membri in virtù del diritto nazionale". Una formula pensata, in origine, per evitare le ingerenze del diritto comunitario in materie che avrebbero riguardato la condizione giuridica delle confessioni religiose (in primis le politiche fiscali) e nelle quali si voleva far salva l'esclusiva competenza del diritto statuale. Pur nei limiti degli ambiti di competenza attribuiti all'UE dagli Stati membri, il diritto comunitario incide, infatti, sempre di più sugli assetti nazionali relativi ai diritti umani, alle politiche sociali, del lavoro e familiari, e più in generale si verifica una circolazione di modelli giuridici nel territorio europeo che non può non riguardare il fattore religioso.
Attenzione particolare dovrà, dunque, essere posta all’assetto normativo previsto in ciascuno degli Stati membri, ma anche alle tematiche trasversali che vedono l’Unione quale soggetto attivo di politiche a tutela dei propri cittadini che interessano la dimensione religiosa: basti richiamare il corpus normativo riguardante il contrasto alle discriminazioni fondate (anche) sulla religione. (A.G. Chizzoniti, S. Coglievina)
Le sotto-aree:
analisi e approfondimenti
- Valerio Tozzi, Persone, Chiese e Stati nell’evoluzione del fenomeno europeo (agosto 2005) (pdf)
- Marco Parisi, Il sistema europeo di relazioni tra gli Stati e le organizzazioni religiose: conservazione o innovazione nella prospettiva della Costituzione dell’Unione Europea? (marzo 2005) (pdf)
- Ombretta Fumagalli Carulli, Costituzione europea, radici cristiane e Chiese (gennaio 2005) (pdf)
- Silvio Ferrari, Dalla tolleranza ai diritti: le religioni nel processo di unificazione (gennaio 2005) (pdf)
- Gianfranco Macrì, La rappresentanza degli interessi religiosi nel processo costituente europeo (gennaio 2005) (pdf)
- Tiziano Rimoldi, I rapporti Stato-Chiesa nell’Europa dei Quindici (gennaio 2005) (pdf)
APPROFONDIMENTI
- Laura De Gregorio, Il trattamento giuridico della minoranza islamica in Europa (tavola sinottica), (marzo 2005) (english) (pdf)
- Camera dei Deputati, Commissioni riunite di Camera e Senato competenti per gli Affari esteri e le questioni comunitarie. Indagine conoscitiva sul futuro dell’Unione europea, Intervento di S.E. Mons. Giuseppe Betori, Segretario Generale della Conferenza Episcopale Italiana (mercoledì 26 febbraio 2003)
Indicazioni bibliografiche:
- Berlingò S., La condizione delle Chiese in Europa, in Dir. eccl., 2002, pp. 1313-1330.
- Castro Jover A. (ed. by), Iglesias, confesiones y comunidades religiosas en la Unión Europea, Bilbao 1999, pp. 69-79.
- Chizzoniti A.G. (a cura di), Chiese, associazioni, comunità religiose e organizzazioni non confessionali nell'Unione europea, Milano 2002
- Christians L.-L., Droit et religion dans le Traité d’Amsterdam: une étape décisive?, in Lejeune Y. (a cura di), Le Traité d’Amsterdam: espoirs et déceptions, Bruxelles 1998, pp. 195- 223.
- European Consortium for Church-State Research, Religions in the European Union Law. Proceedings of the colloquium Luxembourg/Trier, 21-22 November 1996, Milano, Giuffré, 1998.
- Ferrari S., Integrazione europea e prospettive di evoluzione della disciplina giuridica del fenomeno religioso, in Tozzi V. (a cura di), Integrazione europea e società multi-etnica. Nuove dimensioni della libertà religiosa, Torino, Giappichelli, 2001, pp. 127-141.
- Floris P., L’Unione e il rispetto delle diversità. Intorno all’art. 22 della Carta di Nizza, in Studi in onore di Anna Ravà, a cura di C. Cardia, Torino, Giappichelli, 2003, pp. 421-443.
- Macrì G., Europa, lobbying e fenomeno religioso, Torino, Giappichelli, 2004.
- Macrì G., Parisi M., Tozzi V., Diritto ecclesiastico europeo, Roma-Bari, Laterza, 2006.
- Margiotta Broglio F., Il fenomeno religioso nel sistema giuridico dell’Unione Europea, in Margiotta Broglio F., Mirabelli C., Onida F., Religioni e sistemi giuridici, Il Mulino, Bologna 2000, pp. 87-251.
- Robbers G., Europa e religione: la dichiarazione dello status delle Chiese e delle organizzazioni non confessionali nell’atto finale del Trattato di Amsterdam, in Quaderni Diritto Politica Ecclesiastica, 2, 1998, 393-397.
- Robbers G. (ed. by), State and Church in the European Union, Baden-Baden, Nomos, 2005.
- Ventura M., La laicità dell'Unione Europea. Diritti, mercato, religione, Torino, Giappichelli, 2001.
Nel web:
- Versione consolidata integrale del trattato sull'Unione europea e del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (GU C115 del 9.5.2008)
- Pagina del sito UE sul Trattato di Lisbona
- Sito web dell'Unione europea
- Eur-Lex (legislazione dell'UE)
- Bureau of European Policy Advisers – BEPA : Dialogue with religions, churches and communities of conviction
-
European Union Fundamental Rights Agency (FRA)
- COMECE, COMmissio Episcopatuum Communitatis Europensis
- CEC-KEK, Conference of European Churches
- CCEE, Consilium Conferentiarum Episcoporum Europae
Sentenza 19 dicembre 2008
Decisione 28 novembre 2008, n.913
Regolamento 26 giugno 2003, n.1661
Regolamento 26 giugno 2003, No. 1661, “The Employment Equality (Sexual Orientation) Regulations 2003”. (omissis) 7. Exception for genuine occupational requirement etc (1) In relation to discrimination falling within regulation 3 (discrimination on grounds of sexual orientation) – (a) regulation 6(1)(a) or (c) does not apply to any employment; (b) regulation 6(2)(b) or (c) does not […]
Regolamento 17 aprile 2007, n.1263
Regolamento attuativo dell’Equality Act 2006
[https://www.olir.it/ricerca/index.php?Form_Document=3547] in materia
di discriminazione fondata sull’orientamento sessuale. Le
organizzazioni di tendenza a carattere religioso, le agenzie per le
adozioni e le “charities” possono, in determinate circostanze, agire
in deroga al divieto di discriminazione.
Codice 12 marzo 2007
Nuovo codice del lavoro francese, approvato con l’ordinanza 12 marzo
2007, n. 2007-329, e in vigore dal 1° maggio 2008.
In OLIR.it:
– La versione precedente del Code du travail (1973)
[https://www.olir.it/ricerca/index.php?Form_Document=3971]
– La Legge 27 maggio 2008, n. 496
[https://www.olir.it/ricerca/index.php?Form_Document=4742], che ha
introdotto modifiche al Code du travail attualmente in vigore,
specialmente riguardo ai divieti di discriminazione.
Legge 27 maggio 2008, n.496
LOI n° 2008-496 du 27 mai 2008 portant diverses dispositions d’adaptation au droit communautaire dans le domaine de la lutte contre les discriminations (JORF n°0123 du 28 mai 2008 page 8801) L’Assemblée nationale et le Sénat ont adopté, Le Président de la République promulgue la loi dont la teneur suit : Article 1 Constitue une […]
Risoluzione 10 luglio 2008
Parlamento europeo. Risoluzione 10 luglio 2008 sul censimento dei rom su base etnica in Italia (testo approvato, P6_TA-PROV(2008)0361) Il Parlamento europeo , – visti i diritti dell’uomo e le libertà fondamentali, i principi di uguaglianza e di non discriminazione, il diritto alla dignità, al rispetto della vita privata e alla protezione dei dati, i diritti […]
Convenzione 19 ottobre 1996
Sentenza 01 aprile 2008
Una normativa nella quale si concede la pensione di vedovanza
unicamente al coniuge superstite, e non anche al partner superstite di
un’unione solidale registrata tra persone dello stesso sesso,
costituisce un’ipotesi di discriminazione diretta fondata
sull’orientamento sessuale, qualora il diritto nazionale abbia
equiparato – relativamente al trattamento previdenziale – le unioni
registrate al matrimonio. Non è rilevante, in questo caso, il
ventiduesimo considerando della direttiva 2000/78, in base al quale
restano “impregiudicate le legislazioni nazionali in materia di stato
civile e le prestazioni che ne derivano”; infatti, se è vero che tale
materia rimane di competenza degli Stati membri, questi, tuttavia,
devono legiferare nel rispetto delle disposizioni della direttiva, che
sancisce un divieto di discriminazione nelle condizioni di lavoro, ivi
comprese tutte le prestazioni che – come quelle del caso di specie –
siano assimilabili ad una retribuzione ex art. 141 TCE.