_Regno Unito_
Il Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord (United Kingdom of Great Britain and Northern Ireland) nasce con l'Atto di Unione del 1800 che unì il Regno di Gran Bretagna (nato con l'Act of Union del 1707) e il Regno d'Irlanda. Gran parte dell'Irlanda si separò poi nel 1922 costituendo lo Stato Libero d'Irlanda (l'attuale Repubblica d'Irlanda).
I secoli XIX e XX rappresentano le epoche cruciali per la definizione ed il consolidamento dell'assetto dei rapporti tra Stato e Chiese nelle varie nazioni del Regno Unito, le quali coerentemente con la loro varietà ed eterogeneità sociale e culturale, hanno rivendicato la loro specificità anche, e soprattutto, in materia religiosa e istituzionale. I sistemi "ecclesiastici" vigenti nelle nazioni del Regno Unito, quindi, si differenziano tra loro, in special modo rispetto alla questione delle relazioni tra Stati e Chiesa di Inghilterra. Si possono riscontrare, così, dei sistemi di relazioni ecclesiastiche riconducibili ancora all'assetto creato all'indomani della riforma anglicana ad opera di Enrico VIII (es. Established Church of England) e dei sistemi segnati, invece, dall'evoluzione del fenomeno del disestablishment che ha eliminato il ruolo privilegiato della Chiesa di Inghilterra, instaurando un sistema di rapporti che considera le chiese mere associazioni di diritto privato.
L'aspetto interessante del contesto del Regno Unito è che, nonostante la varietà e la molteplicità dei sistemi di relazioni ecclesiastiche, esso è caratterizzato da un crescente pluralismo religioso che impone scelte di politica sociale attente all'attuazione, da un lato, del principio di uguaglianza e, dall'altro, del diritto alla diversità in ambito religioso. Il fenomeno della secolarizzazione è entrato nel Regno Unito in modo del tutto peculiare: esso non ha inciso sugli assetti istituzionali del Paese e non ha determinato una espulsione del "religioso" dalla sfera pubblica, anzi ha contribuito ad una valorizzazione sotto il profilo normativo e culturale delle molteplicità di opzioni religiose presenti di fatto nella società anglosassone. In questo contesto di progressiva presa di coscienza della complessità religiosa della nazione, la Church of England ha svolto e svolge un ruolo determinante nella promozione di tutte le istanze religiose – indipendentemente dall'appartenenza confessionale – presso le istituzioni politiche, divenendo così spesso il tramite fondamentale del dialogo tra Stato e confessioni religiose.
I dati sulla composizione religiosa di Inghilterra e Galles sono contenuti nel rapporto pubblicato nel 2011 dall'Office for National Statistics.
(Anna Gianfreda)
Approfondimenti e fonti
Stato e Chiesa in Inghilterra
Il tratto più caratteristico dell'assetto ecclesiastico britannico è il ruolo riconosciuto alla Chiesa anglicana, la quale come dispone il Canone A1 della Church of England: " […] is "established according to the laws of the realm under the Queen's Majesty, […]".
Nonostante la difficoltà, rilevata dalla dottrina inglese più autorevole, di costruire una univoca e certa definizione di Establishment, ciò che qualifica tale sistema di rapporti è la stretta correlazione, se non identificazione, tra Chiesa anglicana e Regno di Inghilterra. La legge della Church of England è parte integrante della legge di Inghilterra. Lucida la spiegazione del giudice Uthwatt nel caso Attorney General v Dean and Chapter of Ripon Cathedral [1945]: "The law is one, but jurisdiction as to its enforcement is divided between the ecclesiastical courts and the temporal courts".
Il monarca è il supremo capo della Church of England. Per effetto dell'Act of Settlement 1700 i sovrani devono professare la religione protestante "in comunione con la established Church of England"; in seguito al Bill of Rights 1688 gli eredi cattolici e le loro spose sono esclusi dalla successione al trono. Le measures emanate dal General Synod della Chiesa anglicana devono essere approvate dal parlamento. Gli stessi canoni della Chiesa di Inghilterra, poi, pur non necessitando dell'approvazione del Parlamento, hanno bisogno dell'assenso reale (royal assent) per avere valore giuridico nell'ordinamento britannico. Accanto alle competenze legislative, la più tradizionale prerogativa del potere secolare sulla Chiesa di Stato è rintracciabile nel potere di veto dell'autorità regia sulla nomina dei vescovi, così come previsto dall'Ecclesiastical Licences Act 1533, ancora oggi in vigore. Gli arcivescovi e i vescovi della Chiesa di Inghilterra, pertanto, sono nominati dalla Corona, su indicazione del primo ministro.
Il sistema dei tribunali della Church of England è strettamente connesso a quello statuale, soprattutto a seguito del fatto che la legge ecclesiastica (ecclesiastical law) amministrata nei tribunali della Chiesa è parte dell'ordinamento britannico.
Se, come è stato affermato, "la relazione tra lo Stato e la religione negli Stati moderni secolarizzati è regolata da due principi: la separazione tra Stato e Chiesa e la libertà di religione", nel Regno Unito trova spazio solo il principio della libertà di religione, in quanto non esiste separazione tra Stato e religione.
Da un lato, infatti, la libertà religiosa è un elemento essenziale della vita nella società britannica contemporanea. L'approvazione nel 1998 dello Human Rights Act ha confermato, infatti, la completa adesione della Gran Bretagna al modello europeo di promozione, garanzia e salvaguardia della libertà religiosa. Gli individui godono della libertà di culto e i fedeli dei vari gruppi religiosi possono costruire, gestire e registrare i loro edifici di culto, possono liberamente celebrare le loro festività religiose e praticare il culto anche nei luoghi di detenzione. Paradossalmente l'unico soggetto che non può liberamente cambiare la sua religione è il monarca che, in quanto "supremo governatore" della established Church of England, deve essere in comunione con essa garantendo la successione protestante al trono. Dall'altro lato, la Church of England è una istituzione a tutti gli effetti di "diritto pubblico", mentre le altre religioni "non established" sono considerate mere associazioni di diritto privato. "È solo nel quadro dell'Established Church che i ministri della Chiesa sono ‘pubblici ufficiali' dello Stato; che gli organi di governo della Chiesa sono anche organi governativi dello Stato; e che i giudici della Chiesa appartengono tanto quanto i giudici dello Stato alla giurisdizione ‘secolare". Per altro verso, "È solo l'Established Church che deve riconoscere gli organi dello Stato come appartenenti all'apparato ecclesiastico; che può far applicare le sue leggi nei tribunali statali; e che considera il sovrano quale effettiva suprema autorità nella regolamentazione dei suoi affari".
Fonti
Submission of the Clergy Act 1533, c. 19 (25 Hen 8)
The Appointment of Bishops Act 1533, c. 20 (25 Hen 8)
Act of Supremacy, 1558 s. 36 (1 Eliz. c. 1)
Places of Worship Registration Act 1855, c. 81 (18 and 19 Vict)
Ecclesiastical Courts Jurisdiction Act 1860, c. 32 (23 and 24 Vict)
Stato e Chiesa in Galles
La legge del 1914 modificò i rapporti tra Chiesa e Stato: le risorse ecclesiastiche furono attribuite alle quattro diocesi gallesi divenute autonome dalla Church of England; cessò la supremazia reale sulla Chiesa gallese ed il sovrano perse i suoi diritti di patronato nella nomina e designazione degli uffici ecclesiastici. Dalla data del disestablishment tutte le corporazioni ecclesiastiche e cattedrali furono dissolte e i vescovi delle diocesi gallesi cessarono di essere membri della House of Lords, ma non furono più interdetti dalla legittimazione passiva dell'elettorato alla House of Commons; i vescovi e il clero non poterono più partecipare ed essere rappresentati alla Convocazione di Canterbury e al General Synod.
I tribunali della Church of England persero i loro poteri giurisdizionali coercitivi in Galles, e la "nuova" Chiesa fu legittimata a predisporre propri tribunali ecclesiastici le cui decisioni non furono più sottoposte al procedimento di judicial review da parte dei tribunali statali. Solo le questioni legate alle vicende proprietarie derivate dal disestablishment rimasero conoscibili anche dai tribunali secolari.
Fonti
Oltre alle fonti citate per l'Inghilterra si vedano:
Welsh Church Act 1914, c. 91 (4 and 5 Geo 5)
Welsh Church (Temporalities) Act 1919, c. 65 (9 and 10 Geo 5)
Welsh Church (Amendment) Act 1938, c. 39
Stato e Chiesa in Scozia
In Scozia esistono due confessioni appartenenti alla Anglican Communion: la Church of Scotland (comunemente denominata Kirk) e la Scottish Episcopal Church.
La Church of Scotland, così come conformata dopo il Church of Scotland Act del 1921, è stata descritta come "both established and free": nonostante i tribunali ecclesiastici siano considerati tribunali del regno (fora publica), essi rappresentano una specie di giurisdizione parallela e le corti secolari hanno tradizionalmente rifiutato di esercitare la judicial review sulle loro decisioni. Questa "attenuata forma di establishment" trova riscontro nei rapporti tra istituzioni ecclesiastiche e statali.
Il sovrano, al momento dell'incoronazione, ha l'obbligo di giurare di proteggere la Chiesa e la forma presbiteriana del governo scozzese; esso è un membro della Chiesa ed è formalmente rappresentato dall'Alto Lord Ufficiale (Lord High Commissioner) all'Annuale Assemblea Generale.
La Scottish Episcopal Church, benché membro della Comunione Anglicana, è storicamente distinta dalla Church of England ed ha ottenuto il disestablishment nel 1689. I vescovi sono eletti e non designati e la Chiesa, in quanto disestablished, è considerata una associazione a carattere volontario. Tutti i ministri della Chiesa episcopale sono "obbligati a presentare le loro Letters of Orders" al giudice di pace per essere registrati ed ottenere così un piccolo compenso. I ministri hanno il diritto di amministrare i sacramenti e di celebrare i matrimoni.
Fonti
Scottish Episcopalians Act 1711, c. 10 (10 Ann)
Episcopal Church (Scotland) Act 1864, c. 94 (27 and 28 Vict)
Church of Scotland Act 1921, c. 29 (11 and 12 Geo 5)
Episcopal Church (Scotland) Act 1964, c. 12
Marriage (Scotland) Act 1977, c. 15
Marriage (Scotland) Act 2002 (asp. 8)
Stato e Chiesa in Irlanda del Nord
Come è avvenuto per gli altri Paesi del Regno Unito, anche i rapporti tra Stato e Chiesa in Irlanda hanno consolidato il loro assetto tra il XIX e il XX secolo.
L'atto di unione dell'Irlanda con la Gran Bretagna nel 1800 ha creato un unico Stato, creando al contempo la fusione tra la Chiesa anglicana di Irlanda e la Chiesa di Inghilterra. In effetti, la Chiesa d'Irlanda coincideva in origine con la Chiesa di Inghilterra in Irlanda, ed oggi tale Chiesa è ancora in vita nella Repubblica d'Irlanda e nell'Ulster, dove è articolata in due province ecclesiastiche. Nel 1834 il Parlamento inglese soppresse 10 dei 22 seggi episcopali e 2 seggi arcivescovili irlandesi. Una legge del 1869, l'Irish Church Act, sancì il disestablishment della Church of England in Irlanda, facendo venire meno l'unione tra le due chiese. Di conseguenza, la legge ecclesiastica inglese ha perso efficacia, i tribunali ecclesiastici non sono più dotati di competenze coercitive, e le associazioni ecclesiastiche sono state dissolte. Sotto la vigenza della legge del 1869, fu creato il Representative Body, con il compito di gestire la proprietà ecclesiastica per il sostentamento dei membri della Chiesa sul modello del trust civilistico. La Chiesa, quindi, esiste in Irlanda come un'associazione volontaria e contrattuale. I giudici secolari possono applicare i termini di questo contratto canonico, specialmente in presenza di una questione di proprietà o relativa ai diritti civili. Se fino al 1922 la storia di Irlanda e di Inghilterra viaggia su un binario comune, dopo la promulgazione della Costituzione del Libero Stato Irlandese, la Repubblica di Irlanda diviene autonoma e solo l'Irlanda del Nord continua a far parte del Regno Unito.
Fonti
Ireland Act 1949 c.41 (12 13 and 14 Geo 6)
Church Temporalities Fund Act (Northern Ireland) 1922 c. 13
(Anna Gianfreda)
Regolamento 26 giugno 2003, n.1661
Regolamento 26 giugno 2003, No. 1661, “The Employment Equality (Sexual Orientation) Regulations 2003”. (omissis) 7. Exception for genuine occupational requirement etc (1) In relation to discrimination falling within regulation 3 (discrimination on grounds of sexual orientation) – (a) regulation 6(1)(a) or (c) does not apply to any employment; (b) regulation 6(2)(b) or (c) does not […]
Regolamento 17 aprile 2007, n.1263
Regolamento attuativo dell’Equality Act 2006
[https://www.olir.it/ricerca/index.php?Form_Document=3547] in materia
di discriminazione fondata sull’orientamento sessuale. Le
organizzazioni di tendenza a carattere religioso, le agenzie per le
adozioni e le “charities” possono, in determinate circostanze, agire
in deroga al divieto di discriminazione.
Sentenza 30 marzo 2007
Il licenziamento di un’insegnante musulmana, motivato dal fatto che
questa indossava in classe il niqab (tipologia di velo che lascia
scoperti solo gli occhi), non costituisce discriminazione. Infatti, in
primo luogo la richiesta di non indossare il niqab è proporzionale al
perseguimento di una finalità legittima (quella di favorire
l’apprendimento degli alunni); in secondo luogo, il corretto termine
di paragone tramite il quale individuare la presunta discriminazione
sarebbe da individuare nella situazione di un’altra insegnante che,
indipendentemente dal proprio credo religioso, svolgesse le sue
funzioni con la faccia coperta, circostanza che determinerebbe
ugualmente il licenziamento. Si deve dunque escludere che vi sia stata
diversità di trattamento motivata dalla religione.
Legge 08 maggio 2008
Regno Unito. Legge 8 maggio 2008: “Criminal Justice and Immigration Act 2008”. (omissis) Hatred on the grounds of sexual orientation 74. Hatred on the grounds of sexual orientation Schedule 16— (a) amends Part 3A of the Public Order Act 1986 (c. 64) (hatred against persons on religious grounds) to make provision about hatred against a […]
Legge 26 luglio 2007
Sentenza 28 novembre 2007
Tra i tentativi di salvare le tradizioni inglesi e scozzesi sulla
caccia (dopo che determinate pratiche, in primis la famosissima caccia
alla volpe, sono state vietate da alcune recenti leggi sulla
protezione degli animali), v’è stato chi ha equiparato l’attività
venatoria ad una vera e propria credenza religiosa. Appellandosi agli
articoli 8, 9, 10, 11 e 14 della CEDU, i ricorrenti hanno sostenuto
che l’averli privati della possibilità di andare a caccia secondo le
modalità solitamente praticate avrebbe integrato una violazione sia
del diritto ad avere e praticare una credenza (in particolare: le
“convinzioni” su come esercitare la caccia; le pratiche svolte, ad es.
l’indossare gli abiti tradizionali, e così via, tutti aspetti che
secondo i ricorrenti sono riconducibili ad un “non-religious belief”),
sia del diritto alla vita privata e familiare (ex art. 8 CEDU), ovvero
del diritto ad esprimere le caratteristiche di un particolare gruppo
“culturale”, nonché del diritto ad associarsi liberamente per
perseguire le finalità della caccia. La House of Lords ha deciso che
nessuno di questi diritti è stato violato dalle leggi sulla
protezione degli animali: la caccia, infatti, non sarebbe equiparabile
ad una religione, né i cacciatori ad un “gruppo etnico” o culturale
protetto dall’art. 8 CEDU.
Decisione 09 marzo 1997
European Commission of Human Rights (First Chamber). Decision as to the admissibility of Application No. 29107/95: “Louise STEDMAN against the United Kingdom” The European Commission of Human Rights (First Chamber) sitting in private on 9 April 1997, the following members being present: Mrs. J. LIDDY, President MM. M.P. PELLONPÄÄ E. BUSUTTIL A. WEITZEL C.L. ROZAKIS […]
Sentenza 17 gennaio 2007
Corte di Appello di Milano. Sezione II Penale. Sentenza 17 gennaio 2007: “Reato di violenza sessuale ai danni del coniuge”. CORTE D’APPELLO DI MILANO – SECONDA SEZIONE PENALE Composta dai Signori: 1. Dott.ssa LA BRUNA Erminia – Presidente – 2. Dott. NEGRI DELLA TORRE Paolo – Consigliere Rel. – 3. Dott. SPINA Rosario – Consigliere […]
Sentenza 26 aprile 2004
Regno Unito. High Court of Justice, Queens Bench Division, Administrative Court. Judgment 26 april 2004. (Case Nos: CO/ 4672/2003; CO/4670/2003; CO/4880/2003; CO/4943/2003; CO/4908/2003; CO/4895/2003) Judgement between The Queen on the application of (1) Amicus – MSF Section, (2) National Association of Teachers in Further and Higher Education, (3) UNISON (4) NASUWT (5) Public & Commercial […]