Osservatorio delle libertà ed istituzioni religiose

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Osservatorio delle Libertà ed Istituzioni Religiose

Varie 10 gennaio 2008

CHARTE POUR LES MUSULMANS D’EUROPE PRÉSENTATION Dès le début de l’année 2000, La Fédération des Organisations Islamiques d’Europe (FOIE) avait estimé qu’il est nécessaire de rédiger une Charte pour les musulmans d’Europe qui énonce des principes fondateurs à la bonne compréhension de l’Islam et explicite les bases de l’intégration des musulmans dans le cadre de […]

Sentenza 30 marzo 2009, n.116

L’art. 107, comma 5, della legge provinciale n. 13 del 1997 – così
come la normativa previgente (cfr. l’art. 95, comma 5, del TU delle
leggi urbanistiche provinciali, approvato con DPGP 26 ottobre 1993, n.
38, l’art. 16 della legge provinciale 23 giugno 1992, n. 21 e, ancor
prima, l’art. 42, comma 5, del TU approvato con DPGP 23 giugno 1970,
n. 20, come sostituito dall’art. 8 della legge provinciale 24
novembre 1980, n. 34) – prevede il divieto di cambiamento di
destinazione d’uso degli impianti per la raccolta, conservazione e
lavorazione di prodotti agricoli, in assenza di una diversa
destinazione d’uso di tutta l’area nel piano urbanistico
provinciale. Posto tale divieto, sin dal 1980, può dunque essere
disposto il ripristino dello stato dei luoghi nel caso di avvenuto
acceramento del cambio di destinazione d’uso di un edificio da
“commercio all’ingrosso di prodotti agricoli” a “deposito e
conservazione di frutta per conto di terzi” (nel caso di specie,
veniva respinto il ricorso del proprietario di un immobile, adibito in
parte a luogo di culto musulmano, che asseriva come il cambio della
destinazione d’uso di tale edificio fosse avvenuto del tutto
legittimamente, essendo detta attività di culto ricomprendibile
nell’ambito dell’attività terziaria svolta, già prima del 1992,
in tale edificio).

Sentenza 09 novembre 2007

La circoncisione rituale consiste in una menomazione dell’integrità
fisica che non può prescindere dall’attenta valutazione delle
condizioni del soggetto che la subisce, per le potenziali conseguenze
negative che potrebbero aversi sulla sua salute, e che deve essere
eseguita nel rispetto della buona pratica clinica, garantendo
successivamente un’adeguata assistenza. Lo svolgimento di tale
attività richiede, dunque, in ogni caso l’intervento di personale
medico (nel caso di specie, veniva ritenuta responsabile del reato di
cui all’art. 348 c.p. la madre di un neonato che aveva sottoposto il
figlio a circoncisione rituale, affidandolo a persona estranea alla
professione medica).

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In proposito: VITO PLANTAMURA, _Brevi note in tema di circoncisione
maschile rituale, esercizio abusivo della professione e lesioni_, in
“Giurisprudenza di merito”, 2008, 10, p. 2590 ss.; ANTONIO G.
CHIZZONITI, _Multiculturalismo, libertà religiosa e norme penali_, in
G. De Frenacesco – C. Piemontese – E. Venafro (a cura di), _Religione
e religioni: prospettive di tutela, tutela della libertà_, Torino,
2007, 29 ss., e, spec., p. 42 ss.

Costituzione 07 agosto 2008

The Maldives is a unitary, sovereign, independent democratic republic
based on the principles of Islam (art. 2). A non-Muslim may not become
a citizen of the Maldives (art. 9.d). The religion of the State of the
Maldives is Islam. Islam shall be the one of the basis of all the laws
of the Maldives. No law contrary to any tenet of Islam shall be
enacted in the Maldives (art. 10). The Constitution guarantees to all
persons, in a manner that is not contrary to any tenet of Islam, the
rights and freedoms contained within the Chapter II (art. 11).
Everyone is entitled to the rights and freedoms included in the
Chapter II without discrimination of any kind, including race,
national origin, colour, sex, age, mental or physical disability,
political or other opinion, property, birth or other status, or native
island (art. 17). A citizen is free to engage in any conduct or
activity that is not expressly prohibited by Islamic Shari’ah or by
law (art. 19). Everyone has the right to freedom of thought and the
freedom to communicate opinions and expression in a manner that is not
contrary to any tenet of Islam (art. 27). Education shall strive to
inculcate obedience to Islam, instil love for Islam, foster respect
for human rights, and promote understanding, tolerance and friendship
among all people (art. 36.c). No person shall be found guilty of any
act or omission which did not constitute an offence under Islamic
Shari’ah or law at the time committed (art. 59.a). The exercise and
enjoyment of fundamental rights and freedoms is inseparable from the
performance of responsibilities and duties, and it is the
responsibility of every citizen: … (f) to promote democratic values
and practices in a manner that is not inconsistent with any tenet of
Islam;(g) to preserve and protect the State religion of Islam,
culture, language and heritage of the country (art. 67). The
People’s Majlis shall not pass any law that contravenes any tenet of
Islam (art. 70.c). A person elected to be a member of the People’s
Majlis shall be so qualified if he: … 3. is a Muslim and a follower
of a Sunni school of Islam (art. 73). No member or other person shall
be liable to any proceedings in any court, and no person shall be
subject to any inquiry, arrest, detention or prosecution, with respect
to anything said in, produced before, or submitted to the People’s
Majlis or any of its committees, or with respect to any vote given if
the same is not contrary to any tenet of Islam (art. 90.a). The
People’s Majlis, by a resolution, may remove the President or the
Vice President from office only on the grounds of: 1. direct violation
of a tenet of Islam, the Constitution or law (100.a). A person elected
as President shall have the following qualifications: … be a Muslim
and a follower of a Sunni school of Islam (109.b). A person shall be
qualified to be a member of the Cabinet if he: … 3. is a Muslim and
a follower of a Sunni school of Islam (art. 130.a). The Judges are
independent, and subject only to the Constitution and the law. When
deciding matters on which the Constitution or the law is silent,
Judges must consider Islamic Shari’ah (art. 142) and he shall be a
Muslim and a follower of a Sunni school of Islam (art. 149.b.1); a
person appointed to be a Judge of the Supreme Court, must be educated
in Islamic Shari’ah or law (149.c). Members of the security services
shall treat all persons and groups equally without any discrimination,
and with humanity and dignity in accordance with the decorous
principles of Islam (art. 246). In this Constitution, unless the
context otherwise requires, the following words and phrases shall have
the following meanings: “tenet of Islam” means, the Holy Qur’an
and those principles of Shari’ah whose provenance is not in dispute
from among those found in the Sunna of the Noble Prophet, and those
principles derived from these two foundations; “Islamic
Shari’ah” means, the Holy Qur’an and the ways preferred by the
learned people within the community and followers of the Sunnah in
relation to criminal, civil, personal and other matters found in the
Sunna (art. 274).

Sentenza 04 dicembre 2008

L’espulsione da una scuola superiore pubblica di una studentessa
musulmana che durante le lezioni di educazione fisica si era rifiutata
di togliersi il velo non è in contrasto con il diritto di libertà
religiosa. In una società democratica ove coesistono molteplici
comunità religiose, può rivelarsi necessario limitare la libertà di
religione di alcuni gruppi al fine di conciliare gli interessi dei
vari orientamenti religiosi. Nel caso di specie, inoltre, la
restrizione della libertà di religione non era dettata esclusivamente
da motivi di sicurezza e di salute, ma anche dallo scopo di preservare
la neutralità e la laicità dell’ambiente scolastico pubblico. A tal
proposito, la Corte ricorda che in Francia il principio di laicità è
uno dei principi fondamentali e che la Corte deve lasciare un cospicuo
margine d’apprezzamento alle autorità statali in materia di relazioni
tra Stato e confessioni religiose. (cfr. anche CORTE EUROPEA DEI
DIRITTI DELL’UOMO, Sentenza 4 dicembre 2008, Kervanci c. France
[https://www.olir.it/ricerca/index.php?Form_Document=4926]).

Sentenza 04 marzo 2008

Rimuovere il velo, al fine di sottoporsi ad un controllo
d’identità, costituisce una restrizione ai sensi del secondo
paragrafo dell’articolo 9 CEDU. Occorre perciò stabilire se tale
ingerenza sia “necessaria in una società democratica” per
raggiungere tali finalità. Nel caso in esame, la Corte ha ritenuto,
in relazione ai controlli di sicurezza imposti per l’accesso a
locali consolari, la rimozione temporanea del velo come una misura
necessaria per la sicurezza pubblica. Inoltre, quanto alla proposta
della ricorrente di rimuovere il velo unicamente in presenza di una
donna, la Corte ha affermato che il mancato conferimento dell’incarico
di identificazione ad un agente di sesso femminile da parte delle
autorità consolari non oltrepassasse il margine di discrezionalità
dello Stato in materia. La Corte ha ritenuto, pertanto, che la
ricorrente non avesse subito alcuna restrizione sproporzionata
nell’esercizio del suo diritto alla libertà di religione.

Sentenza 16 marzo 2001

Le refus de l’employeur en raison des conséquences sur le
fonctionnement de son entreprise, du comportement d’une vendeuse dont
la tête, le cou et une partie du visage étaient dissimulés par un
foulard, est justifié (ex art. 120-2 code du travail) par la nature
de la tâche à accomplir qui impose la neutralité ou à défaut la
discrétion dans l’expression des options personnelles face un large
public ayant des convictions variées. La restriction à la liberté
individuelle de la salariée, dans l’intérêt de l’entreprise,
limitée au seul foulard porté de façon ostentatoire ne constituant
pas une faute dans l’exercice du pouvoir de direction, est légitime.
Dans ces circonstances, le refus de la salariée de renoncer à une
coiffe selon des modalités en réalité non nécessaires au respect
de ses croyances, constitue une cause réelle et sérieuse de
licenciement.

Sentenza 07 dicembre 2005, n.264464

Le port du voile ou du foulard, par lequel les femmes de confession
musulmane peuvent entendre manifester leurs convictions religieuses,
peut faire l’objet de restrictions notamment dans l’intérêt de
l’ordre public. En conséquence, le retrait temporaire du voile ou du
foulard peut être exigé à l’entrée d’un consulat pour des motifs
de sécurité.

Sentenza 30 marzo 2007

Il licenziamento di un’insegnante musulmana, motivato dal fatto che
questa indossava in classe il niqab (tipologia di velo che lascia
scoperti solo gli occhi), non costituisce discriminazione. Infatti, in
primo luogo la richiesta di non indossare il niqab è proporzionale al
perseguimento di una finalità legittima (quella di favorire
l’apprendimento degli alunni); in secondo luogo, il corretto termine
di paragone tramite il quale individuare la presunta discriminazione
sarebbe da individuare nella situazione di un’altra insegnante che,
indipendentemente dal proprio credo religioso, svolgesse le sue
funzioni con la faccia coperta, circostanza che determinerebbe
ugualmente il licenziamento. Si deve dunque escludere che vi sia stata
diversità di trattamento motivata dalla religione.