Osservatorio delle libertà ed istituzioni religiose

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Osservatorio delle Libertà ed Istituzioni Religiose

Legge regionale 16 marzo 1988, n.29

Legge regionale 16 marzo 1988, n. 29: “Disciplina urbanistica dei servizi religiosi”. (da “Bollettino Ufficiale della Regione Abruzzo” n. 9 dell’11 aprile 1988) Art. 1 La presente legge regionale disciplina i rapporti intercorrenti tra insediamenti residenziali e servizi religiosi ad essa pertinenti, nel quadro delle attribuzioni spettanti rispettivamente ai Comuni ed agli Enti istituzionalmente competenti […]

Sentenza 05 gennaio 1999

L’art. 831, comma 2 c.c dispone che gli edifici destinati
all’esercizio pubblico del culto cattolico, anche se appartenenti a
privati, non possono essere sottratti a tale destinazione neppure per
effetto di alienazione, fino a che la destinazione stessa non sia
cessata in conformità delle leggi che li riguardino; nell’assenza
di norme di legge in proposito, la giurisprudenza maggioritaria
ritiene che la suddetta disposizione contenga un rinvio formale al
diritto canonico, le cui norme in materia producono dunque effetti
nell’ordinamento civile e devono essere applicate da tutti gli
organi dello Stato.
Pertanto, nel caso di specie, le chiese destinate all’esercizio del
culto cattolico non possono essere concesse in uso, dall’autorità
comunale, per il culto vetero-cattolico senza uno specifico accordo
con l’autorità ecclesiastica cattolica competente, a nulla
rilevando, sul punto, il maggiore o minore uso da parte di
quest’ultima del luogo sacro in questione.
E’ inoltre manifestamente infondata, al riguardo, la questione di
legittimità costituzionale dell’art. 831 c.c., per violazione degli
artt. 2, 3, 7, 8, 19 e 20 Cost., in quanto la destinazione di un
edificio all’esercizio pubblico del culto cattolico non pone in
discussione nè limita il diritto – tutelato dalla Carta
costituzionale – delle altre Confessioni di professare la propria fede
religiosa, di farne propaganda e di esercitare in privato e in
pubblico il culto.

Sentenza 01 ottobre 1997, n.9585

Non attine all’isituto dell’accessione invertita il caso in cui
l’opera, consistente in un edificio di culto non equiparabile ad
un’opera pubblica, sia stata costruita dopo l’emanazione di un
legittimo provvedimento espropriativo, il quale – secondo quanto
disposto dagli artt. 13 e 62 della legge 25 giugno 1865, n. 2359 –
mantiene la propria validità ed efficacia nonostante la scadenza dei
termini per il completamento dell’opera; in tale caso l’espropriante
conserva la proprietà del bene espropriato fino all’emanzaione della
sentenza di retrocessione ed acquisisce, perciò, la proprietà
dell’opera edificata dopo la scadenza dei termini, all’uopo fissati,
in quanto proprietario del suolo.

Sentenza 16 novembre 1993, n.340/1993

1. Este Tribunal sólo puede decidir respondiendo a las razones
por   las que los órganos judiciales vienen a dudar, en un caso
concreto, de la   conformidad con la Constitución de una norma con
rango de Ley (STC 126/1987) [F.J. 4].
2. No toda desigualdad de trato legislativo en la regulación de una
materia   entraña una vulneración del derecho fundamental a la
igualdad ante la Ley   del art. 14 C.E., sino únicamente aquellas
que introduzcan una diferencia de trato entre situaciones que puedan
considerarse sustancialmente iguales y   sin que posean una
justificación objetiva y razonable. Por lo que dicho   precepto
constitucional, en cuanto límite al propio legislador, veda la  
utilización de elementos de diferenciación que quepa calificar
de   arbitrarios o carentes de una justificación objetiva y
razonable. A lo que   cabe agregar que también es necesario, para
que la diferencia de trato sea   constitucionalmente lícita, que
las consecuencias jurídicas que se deriven   de tal diferenciación
sean proporcionadas a la finalidad perseguida por el   legislador,
de suerte que se eviten resultados excesivamente gravosos o  
desmedidos. Exigiendo el principio de igualdad, por tanto, no sólo
«que la   diferencia de trato resulte objetivamente justificada,
sino también que   supere un juicio de proporcionalidad en sede
constitucional sobre la   relación existente entre la medida
adoptada, el resultado producido y la  finalidad pretendida por el
legislador» (STC 110/1993) [F.J. 4].
3. Al determinar que “ninguna confesión tendrá carácter estatal”,
cabe   estimar que el constituyente ha querido expresar, además,
que las   confesiones religiosas en ningún caso pueden trascender
los fines que les   son propios y ser equiparadas al Estado,
ocupando una igual posición   jurídica; pues como se ha dicho en
la STC 24/1982, el art. 16.3 C.E. «veda   cualquier tipo de
confusión entre funciones religiosas y funciones   estatales». Lo
que es especialmente relevante en relación con el art. 76.1  
L.A.U. dado que este precepto ha llevado a cabo precisamente una  
equiparación de la posición jurídica de la Iglesia con el Estado y
los otros entes de Derecho público en materia de arrendamientos
urbanos [F.J. 4].
4. La noción de «intereses generales» que incorpora el art. 103.1
C.E., que   también figura en otros preceptos constitucionales
limitativos de derechos   (así, en los arts. 33.3 y 128.1 y 2 C.E.)
constituye una habilitación  general para la intervención de las
distintas Administración públicas en   defensa de dichos
intereses, incluso cuando estos inciden sobre intereses  
particulares. De donde se sigue que la ley puede establecer la
legitimidad   de una actuación de las Administraciones públicas
distinta de la prevista en el régimen general de una materia
«exceptio salus publicae causa» siempre   que la misma sea
necesaria para servir los intereses generales [F.J. 5].
5. Es indudable que en el presente caso la contienda procesal ante el
Juez   civil ha de girar, exclusivamente, sobre el cumplimiento o
incumplimiento de los requisitos y trámites que la Ley de
Arrendamientos Urbanos establece en el art. 76. 1, «in fine», el
carácter jurídico público legalmente atribuido a la corporación
arrendadora y la existencia de la declaración ministerial de
necesidad de la ocupación (art. 76.2) y también, según
la doctrina mayoritaria, sobre los concernientes al orden de
selección de las viviendas y locales de negocios (arts. 64 y 72) y
a la obligación del arrendador de ocupar los desalojados dentro de
un determinado plazo (arts. 68.1 y 75.1) así como de no arrendarlos
o ceder su goce o uso a un tercero hasta transcurrido cierto tiempo
(arts. 68 y 75.2). Por consiguiente, pudiendo debatirse todas estas
cuestiones en el proceso, cuyo objeto y las   pretensiones que en
él cabe deducir se encuentran así legalmente   delimitadas,
únicamente respecto de estas cuestiones -y no de la excluida   «ex
lege» de la eventual controversia de las partes- se ha de predicar
la   exigencia constitucional derivada del art. 24.2 C.E. Por lo que
no cabe   estimar, en definitiva, el desequilibrio procesal
contrario al principio de   «igualdad de armas» que los órganos
judiciales promovientes de las   cuestiones y el Ministerio Fiscal
imputan al precepto aquí examinado en   relación con el mencionado
art. 24.2 C.E. [F.J. 5].
  La norma, contenuta nella Legge sugli Affitti Urbani, che dispone
la equiparazione della Chiesa cattolica agli enti di diritto pubblico
al fine di agevolare la rescissione del contratto di locazione, è
illegittima per contrasto con il principio costituzionale di
aconfessionalità dello Stato (art. 16, co. 3, CE). Invero,
l’enunciato per cui “nessuna confessione avrà carattere di
religione di stato”, impedisce che le confessioni religiose possano
trascendere i fini che sono loro propri ed essere equiparate allo
Stato o agli enti pubblici, non rilevando a tal fine il dovere
costituzionale di cooperazione del potere pubblico con la Chiesa
Cattolica e con le altre confessioni religiose.

Sentenza 08 luglio 2002, n.346

E’ costituzionalmente illegittimo l’articolo 1 della legge regionale
della Lombardia 9 maggio 1992, n. 20
[https://www.olir.it/documenti/index.php?documento=2086], limitatamente
alle parole «i cui rapporti con lo Stato siano disciplinati ai sensi
dell’art. 8, terzo comma, della Costituzione, e». Le intese previste
da detta norma costituzionale non sono e non possono essere una
condizione imposta dai poteri pubblici alle confessioni per usufruire
della libertà di organizzazione e di azione loro garantita dal primo
e dal secondo comma dello stesso art. 8 né per usufruire di benefici
a loro riservati, quali, nella specie, l’erogazione di contributi;
risultano altrimenti violati il divieto di discriminazione (art. 3 e
art. 8, primo comma della Costituzione), nonché l’eguaglianza dei
singoli nel godimento effettivo della libertà di culto, di cui
l’eguale libertà delle confessioni di organizzarsi e di operare
rappresenta la proiezione necessaria sul piano comunitario e sulla
quale esercita una evidente, ancorché indiretta influenza, la
possibilità per le medesime di accedere a benefici economici come
quelli previsti dalla legge in esame.

Legge 08 marzo 1989, n.101

Legge 8 marzo 1989, n. 101: "Norme per la regolazione dei rapporti tra lo Stato e l’Unione delle Comunità ebraiche italiane". (Da Supplemento Ordinario alla "Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana" n. 69 del 23 marzo 1989) Art. 1. – 1. I rapporti tra lo Stato e l’Unione delle Comunità israelitiche italiane, la quale, ai sensi […]

Decreto legislativo 24 aprile 2001, n.170

Decreto legislativo 24 aprile 2001, n. 170: “Riordino del sistema di diffusione della stampa quotidiana e periodica, a norma dell’articolo 3 della legge 13 aprile 1999, n. 108”. (Da “Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana” n. 110 del 14 maggio 2001) (omissis) Art. 3. (Esenzione dall’autorizzazione) 1. Non e’ necessaria alcuna autorizzazione: a) per la vendita […]

Legge 10 novembre 1992, n.25

Ley 25/1992, de 10 de noviembre, por la que se aprueba el acuerdo de cooperaciòn del estado con la federaciòn de comunidades israelitas de Espana (B.O.E., núm. 272, 12 de diciembre de 1992) EXPOSICIÓN DE MOTIVOS Con fecha 28 de abril de 1992, el Ministro de Justicia habilitado al efecto por el Consejo de Ministros, […]

Legge 10 novembre 1992, n.24

Ley 24/1992, de 10 de noviembre, por la que se aprueba el acuerdo de coopèraccion del estado con la federacion de entitades religiosas evangèlicas de espana (B.O.E., núm. 272, 12 de diciembre de 1992) EXPOSICIÓN DE MOTIVOS Con fecha 28 de abril de 1992, el Ministro de Justicia, habilitado al efecto por el Consejo de […]

Legge 01 agosto 2003, n.206

Legge 1 agosto 2003, n. 206: "Disposizioni per il riconoscimento della funzione sociale svolta dagli oratori e dagli enti che svolgono attivita' similari e per la valorizzazione del loro ruolo". (da “Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana” n. 181 del 6 agosto 2003) Art. 1. 1. In conformita' ai principi generali di cui al capo I […]