Osservatorio delle libertà ed istituzioni religiose

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Osservatorio delle Libertà ed Istituzioni Religiose

Documenti • 8 Maggio 2015

Risoluzione 30 aprile 2015

Risoluzione del Parlamento europeo del 30 aprile 2015 sulla persecuzione dei cristiani nel mondo, in relazione all'uccisione di studenti in Kenya per mano del gruppo terroristico alShabaab.

[fonte: www.europarl.europa.eu]

Il Parlamento europeo,

– viste le sue precedenti risoluzioni sul Kenya,
– visto il secondo accordo di partenariato rivisto stipulato tra i membri del gruppo degli Stati dell'Africa, dei Caraibi e del Pacifico, da un lato, e la Comunità europea e i suoi Stati membri, dall'altro, firmato a Cotonou il 23 giugno 2000 (accordo di Cotonou), con particolare riferimento agli articoli 8, 11 e 26 ivi contenuti,
– viste le dichiarazioni del vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Federica Mogherini, del 23 novembre 2014 sul massacro di 28 viaggiatori civili, e del 3 aprile 2015 sulla strage all'università di Garissa,
– vista la dichiarazione alla stampa resa dal Consiglio per la pace e la sicurezza dell'Unione africana (UA), in occasione della sua 497a riunione tenutasi il 9 aprile 2015, sull'attacco terroristico perpetrato all'università di Garissa in Kenya,
– visto il raid delle forze aeree kenyote sui campi di addestramento di al-Shabaab in Somalia in risposta alla carneficina perpetrata all'università di Garissa,
– vista la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, – vista la dichiarazione delle Nazioni Unite del 1981 sull'eliminazione di ogni forma di intolleranza e di discriminazione basata sulla religione o il credo,
– vista la Carta africana dei diritti dell'uomo e dei popoli,
– visti gli orientamenti dell'UE sul diritto umanitario internazionale,
– visto l'articolo 123, paragrafi 2 e 4, del suo regolamento,

A. considerando che i recenti attacchi terroristici perpetrati a Garissa, in Kenya, hanno preso di mira i giovani, il mondo dell'istruzione e quindi il futuro del paese; che i giovani
rappresentano speranza e pace e sono i futuri sostenitori dello sviluppo del paese; che l'istruzione è fondamentale per contrastare l'estremismo violento e il fondamentalismo;

B. considerando che in tutto il mondo il numero di attacchi contro le minoranze religiose, in particolare i cristiani, è aumentato enormemente negli ultimi mesi; che ogni giorno si registrano massacri, percosse e arresti di cristiani ad opera di terroristi jihadisti, soprattutto in alcune parti del mondo arabo;

C. considerando che i cristiani sono il gruppo religioso maggiormente perseguito; che l'estremismo e le persecuzioni di tale natura stanno diventando un fattore significativo alla base del crescente fenomeno della migrazione di massa; che, secondo i dati, ogni anno vengono uccisi più di 150 000 cristiani;

D. considerando che il 15 febbraio 2015 l'ISIS/Da'ish ha decapitato 21 cristiani copti egiziani in Libia;

E. considerando che a Garissa i terroristi hanno attaccato intenzionalmente i non musulmani e isolato i cristiani per sottoporli a una brutale esecuzione; che al-Shabaab ha apertamente e pubblicamente dichiarato di condurre una guerra contro i cristiani nella regione;

F. considerando che la protezione dei diritti dei bambini e dei giovani, nonché il potenziamento delle competenze, dell'istruzione e dell'innovazione, sono aspetti
fondamentali per migliorare le loro opportunità economiche, sociali e culturali, e per potenziare lo sviluppo del paese;

G. considerando che al-Shabaab ha regolarmente preso di mira studenti, scuole e altre strutture d'istruzione; che nel dicembre 2009 in un attentato suicida 19 persone sono morte durante una cerimonia di laurea di studenti di medicina a Mogadiscio, mentre nell'ottobre 2011 il gruppo terroristico ha rivendicato la responsabilità per un attentato dinamitardo in cui hanno perso la vita 70 persone, tra cui studenti in attesa dei risultati degli esami presso il ministero dell'Istruzione somalo, sempre a Mogadiscio; 

H. considerando che il 25 marzo 2015 almeno 15 persone hanno perso la vita in un attacco perpetrato da al-Shabaab in un hotel di Mogadiscio, e che Yusuf Mohamed Ismail BariBari, rappresentante permanente della Somalia presso le Nazioni Unite a Ginevra, Svizzera, era tra le vittime;

I. considerando che il Kenya sta assistendo a un aumento degli attacchi ai danni di civili dall'ottobre 2011, quando le sue truppe sono entrate nella parte meridionale della Somalia per partecipare a un'operazione in coordinamento con l'esercito somalo contro un'area controllata da al-Shabaab dopo che il gruppo terroristico aveva preso in ostaggio quattro persone;

J. considerando che dal novembre 2011 le truppe kenyote fanno parte della missione dell'Unione africana in Somalia (AMISOM), istituita il 19 gennaio 2007 dal Consiglio di
pace e di sicurezza dell'Unione Africana e autorizzata il 20 febbraio 2007 dal Consiglio di sicurezza dell'ONU (risoluzione 1744(2007)), che di recente ha autorizzato l'UA a prorogare la sua missione fino al 30 novembre 2015 (risoluzione 2182(2014));

K. considerando che i principali fautori della lotta contro il gruppo terroristico al-Shabaab sono l'esercito etiope e, in misura minore, l'esercito ugandese;

L. considerando che al-Shabaab ha stretto legami con altri gruppi islamisti in Africa, quali Boko Haram in Nigeria e al Qaida nel Maghreb islamico;

M. considerando che il gruppo terroristico al-Shabaab bombarda e uccide regolarmente soprattutto civili in Somalia e nei paesi vicini, come a Kampala, in Uganda, nel luglio 2010, e sempre più spesso in Kenya, dove hanno suscitato un'attenzione internazionale soltanto le azioni di più ampia portata, anche se gli attacchi di minore entità sono stati una caratteristica costante;

N. considerando che al-Shabaab ha rivendicato la responsabilità per le incursioni condotte nel luglio 2014 nei villaggi di Hindi, Gamba, Lamu e Tana River lungo la costa kenyota, dove sono state giustiziate più di 100 persone, e per due attacchi nella contea di Mandela negli ultimi mesi del 2014, dove sono state uccise 64 persone;

O. considerando che dopo l'attacco terroristico presso l'università di Garissa il governo kenyota ha minacciato l'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) di chiudere entro tre mesi il campo profughi di Dadaab; che l'UNHCR ha avvertito che tale atto avrà "gravi conseguenze umanitarie e pratiche"; che la convenzione delle Nazioni Unite sui rifugiati proibisce di respingere i profughi nelle zone in cui sono minacciate le loro vite o la loro libertà;

P. considerando che la Forza di pronto intervento africana (ASF) non è ancora operativa e che l'UE ha reso noto di volere sostenere le capacità africane preposte al mantenimento della pace nel quadro della sua strategia di sicurezza per l'Africa;

Q. considerando che in base all'articolo 11 dell'accordo di partenariato ACP-UE "le attività di pacificazione e prevenzione e risoluzione di conflitti mirano in particolare ad assicurare un'equa distribuzione delle opportunità politiche, economiche, sociali e culturali tra tutti i settori della società, il rafforzamento della legittimità democratica e dell'efficienza dei sistemi di governo, la creazione di efficaci meccanismi di conciliazione pacifica degli interessi di gruppo, […] il superamento delle divisioni tra settori diversi della società e la promozione di una società civile attiva e organizzata";

1. condanna con la massima fermezza gli attacchi terroristici deliberati perpetrati da alShabaab il 2 aprile 2015 a Garissa, in cui sono stati assassinati 147 giovani e innocenti
studenti universitari e altri 79 sono rimasti feriti; condanna fermamente tutte le violazioni dei diritti umani, in particolare le uccisioni di persone sulla base delle loro religioni,
convinzioni o origini etniche;

2. ribadisce la propria condanna per le incursioni condotte da al-Shabaab nell'estate del 2014 in diversi villaggi lungo la costa kenyota, tra cui Mpeketoni, dove sono state giustiziate 50 persone; esprime una ferma condanna per l'incursione nel centro commerciale Westgate di Nairobi il 24 settembre 2013, in cui sono stati rinvenuti 67 cadaveri; condanna l'attentato di al-Shabaab del 25 marzo 2015 a Mogadiscio in cui ha perso la vita l'ambasciatore Yusuf Mohamed Ismail Bari-Bari, rappresentante permanente della Somalia presso le Nazioni Unite a Ginevra;

3. esprime il suo cordoglio alle famiglie delle vittime e al popolo e al governo della Repubblica del Kenya; si dichiara a fianco del popolo kenyota di fronte a questi deprecabili
atti di aggressione;

4. ricorda che la libertà di religione è un diritto fondamentale e condanna fermamente ogni violenza o discriminazione fondata sulla religione;

5. condanna i recenti attacchi contro le comunità cristiane in diversi paesi, soprattutto per quanto riguarda i 12 cristiani gettati in mare durante una recente traversata partita dalla Libia e i 30 cristiani etiopi massacrati il 19 aprile 2015, ed esprime la propria solidarietà alle famiglie delle vittime;

6. esprime profonda preoccupazione per l'abuso della religione ad opera dei responsabili di atti terroristici in diverse parti del mondo e per il diffondersi di episodi di intolleranza, repressione e violenza contro i cristiani, soprattutto in alcune parti del mondo arabo; denuncia la strumentalizzazione della religione in vari conflitti; condanna il numero crescente di attacchi contro le chiese in tutto il mondo, in particolare quello che il 15 marzo 2015 ha provocato la morte di 14 persone in Pakistan; condanna fermamente la detenzione, le sparizioni, la tortura, la riduzione in schiavitù e le esecuzioni pubbliche dei cristiani in Corea del Nord; ribadisce e sostiene il diritto inalienabile di tutte le minoranze religiose ed etniche che vivono in Iraq e in Siria, compresi i cristiani, di continuare a vivere in condizioni di dignità, uguaglianza e sicurezza in quelli che storicamente e tradizionalmente sono i loro paesi di origine; osserva che per secoli i membri di diversi gruppi religiosi hanno convissuto nella regione in modo pacifico;

7. esorta le istituzioni dell'UE a rispettare gli obblighi assunti a norma dell'articolo 17 del TFUE di mantenere un dialogo aperto, trasparente e regolare con le chiese e con altre
organizzazioni religiose, filosofiche e aconfessionali, per assicurare che la persecuzione delle comunità cristiane e di altre comunità religiose rappresenti una questione prioritaria dell'UE;

8. condanna il ricorso a un'antica legge (il "patto dei dhimmi") da parte dell'ISIS/Da'ish in Siria e in Iraq a scopo di estorsione ai danni dei cristiani, attraverso l'imposizione di tasse e restrizioni legate alla religione, pena la morte;

9. rinnova la sua solidarietà a tutti i cristiani oggetto di persecuzione in varie parti dell'Africa, con particolare riferimento alle recenti atrocità avvenute in Libia, Nigeria e Sudan;
10. condanna e respinge ogni interpretazione errata del messaggio dell'Islam intesa a creare un'ideologia violenta, crudele, totalitaria, oppressiva ed espansionistica che legittimi lo sterminio delle minoranze cristiane; esorta i leader musulmani a condannare pienamente ogni attacco terroristico, compresi quelli perpetrati contro le comunità e le minoranze religiose, in particolare i cristiani;

11. invita le autorità ad avviare un'indagine approfondita, rapida, imparziale ed efficace per identificare i responsabili e condurre dinanzi alla giustizia gli autori, gli organizzatori, i finanziatori e i sostenitori di questi atti riprovevoli di terrorismo;

12. riconosce che la vera risposta deve essere organizzata nell'ambito di azioni coordinate con altri paesi africani e invita il vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza e il Consiglio ad affrontare in cooperazione con l'Unione africana le minacce terroristiche e alla sicurezza concernenti quest'area regionale, onde sostenere i suoi sforzi fondamentali intesi a contrastare al-Shabaab attraverso l'AMISOM; sollecita l'Unione europea a sostenere con fermezza l'attuazione dei meccanismi continentali e regionali per la gestione dei conflitti, in particolare per quanto concerne la Forza di pronto intervento africana (ASF);

13. invita il governo kenyota ad assumersi le sue responsabilità nonché a combattere la violenza di al-Shabaab e le cause profonde del fenomeno; ritiene che, solo una volta gestite adeguatamente le fratture che caratterizzano la società politica e civile kenyota e le disparità regionali in termini di sviluppo, sarà possibile conseguire la sicurezza; si rammarica del ritardo nella risposta delle forze di polizia; esorta, in particolare, il governo ad astenersi dall'usare gli attacchi terroristici come pretesto per reprimere le libertà civili; invita le autorità kenyote ad adottare una strategia per combattere il terrorismo basata sullo Stato di diritto e sul rispetto dei diritti fondamentali; insiste sulla necessità di un controllo democratico e giudiziario delle politiche antiterrorismo;

14. esorta le autorità del Kenya ad assicurare che sia evitata ogni divisione tra fedi e che non si traccino paralleli tra la comunità musulmana e al-Shabaab, nonché ad adottare ogni provvedimento necessario a garantire che sia preservata l'unità del paese nell'interesse della sua crescita sociale ed economica e della sua stabilità nonché della dignità e dei diritti umani del suo popolo; invita il governo kenyota, i leader dell'opposizione e i maggiori rappresentanti delle fedi religiose ad affrontare i problemi delle storiche lagnanze di emarginazione, dei divari regionali all'interno del paese e della discriminazione istituzionale, e a garantire che le operazioni antiterrorismo abbiano per bersaglio solo gli autori dei reati e non più ampie comunità etniche e religiose;

15. ricorda al Servizio europeo per l'azione esterna e agli Stati membri l'impegno da loro assunto, nell'ambito del piano d'azione dell'UE sui diritti umani e la democrazia adottato nel giugno 2012, volto a garantire che la questione dei diritti umani sia presa in considerazione in tutti i tipi di dialogo sulla lotta al terrorismo con i paesi terzi;

16. chiede all'UE di attuare un programma concernente le missioni di formazione militare in Kenya e di fornire attrezzature moderne, collaborando con le forze militari e di polizia del Kenya e istruendo queste ultime al fine di contrastare il terrorismo e impedire l'espansione di al-Shabaab;

17. esorta il governo kenyota a compiere ogni sforzo necessario per conformarsi allo Stato di diritto, ai diritti umani, ai principi democratici e alle libertà fondamentali, e invita l'UE a guidare i suoi partner internazionali lungo questo percorso e a raccogliere un contributo finanziario per rafforzare i programmi esistenti in materia di governance, onde garantire la sicurezza nazionale e apportare pace e stabilità al paese e alla regione; afferma con determinazione che la spirale di violenza di al-Shabaab va affrontata insieme ai paesi vicini; chiede che l'UE fornisca tutto il sostegno necessario, finanziario, logistico e di esperti, compresa la possibilità di ricorrere al Fondo per la pace in Africa e agli strumenti UE di gestione delle crisi;

18. invita le forze di sicurezza kenyote a garantire risposte legittime nell'ambito del contrasto alla minaccia terroristica; chiede al governo kenyota di garantire la sicurezza e la protezione dei campi profughi situati nel suo territorio, conformemente al diritto internazionale;

19. sottolinea che il terrorismo internazionale è finanziato attraverso il riciclaggio illegale di denaro, le richieste di riscatto, le estorsioni, il traffico di droga e la corruzione; invita la Commissione e gli Stati membri a rafforzare la cooperazione con i paesi terzi in materia di condivisione delle informazioni legate al riciclaggio di denaro e al finanziamento del terrorismo;

20. ribadisce il proprio sostegno a tutte le iniziative volte a favorire il dialogo e il rispetto reciproco tra comunità religiose e di altro tipo; invita tutte le autorità religiose a promuovere la tolleranza e ad adottare iniziative contro l'odio e la radicalizzazione violenta ed estremista;

21. denuncia il fatto che gli istituti di istruzione e gli edifici scolastici siano diventati un bersaglio degli attacchi terroristici, il cui scopo è mettere a repentaglio l'istruzione e la
dignità di tutti i cittadini, come pure generare sfiducia e divisione fra comunità; rammenta il rapimento e la scomparsa, avvenuti nel 2014 e condannati in tutto il mondo, di ragazze cristiane dal villaggio nigeriano di Chibok ad opera del gruppo terroristico di matrice jihadista Boko Haram;

22. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, al governo del Kenya, alle istituzioni dell'Unione africana, all'Autorità intergovernativa per lo sviluppo (IGAD), al Segretario generale delle Nazioni Unite, all'Assemblea generale delle Nazioni Unite e ai copresidenti dell'Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE.