Osservatorio delle libertà ed istituzioni religiose

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Osservatorio delle Libertà ed Istituzioni Religiose

Documenti • 31 Dicembre 2014

Risoluzione 27 novembre 2014

Parlamento europeo. Risoluzione 27 novembre 2014: "Pakistan: leggi sulla blasfemia".

[fonte: www.europar.europa.eu]

Il Parlamento europeo ,

– viste le sue precedenti risoluzioni sul Pakistan,

– visti l'articolo 18 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 1948 e l'articolo 18 del Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici del 1966,

– vista la Dichiarazione delle Nazioni Unite del 1981 sull'eliminazione di tutte le forme d'intolleranza e di discriminazione fondate sulla religione o sul credo,

– viste le relazioni del Relatore speciale delle Nazioni Unite sulla libertà di religione o di credo,

– vista la relazione del 4 aprile 2013 del Relatore speciale delle Nazioni Unite sull'indipendenza dei giudici e degli avvocati, Gabriela Knaul, redatta a seguito della sua missione in Pakistan dal 19 al 29 maggio 2012,

– vista la propria risoluzione dell'11 dicembre 2013 sulla relazione annuale sui diritti umani e la democrazia nel mondo nel 2012 e sulla politica dell'Unione europea in materia(1) , che condanna la persecuzione dei cristiani e di altre minoranze religiose,

– visti gli orientamenti dell'UE sulla promozione e la tutela della libertà di religione o di credo(2) ,

– visti il piano d'impegno quinquennale UE-Pakistan del marzo 2012, che prevede priorità tra cui il buon governo e il dialogo sui diritti umani, nonché il secondo dialogo strategico UE-Pakistan, strettamente correlato, del 25 marzo 2014,

– viste le conclusioni del Consiglio sul Pakistan dell'11 marzo 2013(3) , in cui si ribadiscono le aspettative dell'UE riguardo alla promozione e al rispetto dei diritti umani e si condannano tutti gli atti di violenza, tra cui quelli contro le minoranze religiose,

– vista la dichiarazione del 18 ottobre 2014 del portavoce del Servizio europeo per l'azione esterna (SEAE) sulla decisione dell'Alta corte di Lahore di confermare la condanna di Asia Bibi in Pakistan,

– visto il comunicato stampa emesso il 29 ottobre 2014 dalla delegazione dell'Unione europea in Pakistan, in occasione della visita in Pakistan, dal 26 al 29 ottobre 2014, del rappresentante speciale dell'Unione europea per i diritti umani,

– vista la risoluzione del Parlamento europeo del 12 marzo 2014 sul ruolo regionale e le relazioni politiche del Pakistan con l'UE(4) ,

– visti l'articolo 135, paragrafo 5, e l'articolo 123, paragrafo 4, del suo regolamento,

A. considerando che Asia Bibi, una donna cristiana del Punjab, è stata arresta nel 2009 e condannata a morte nel 2010 per blasfemia a norma dell'articolo 295-C del Codice penale pakistano; che il 16 ottobre 2014 l'Alta corte di Lahore ha respinto l'appello di Asia Bibi e ha confermato il verdetto; che il 24 novembre 2014 l'imputata ha presentato appello dinanzi alla Corte suprema, procedura che può durare anni; che il Presidente del Pakistan, con provvedimento presidenziale di grazia, può ancora ribaltare la decisione dell'Alta corte di Lahore e concedere ad Asia Bibi il condono della pena;

B. considerando che il 7 novembre 2014 una coppia di cristiani, Shama Bibi e Shahbaz Masih, è stata percossa da una folla che li accusava di aver bruciato pagine del corano nel Pakistan orientale; che i corpi delle due persone sono stati inceneriti in una fornace per mattoni, e che secondo alcune voci esse sarebbero state gettate nella fornace ancora vive;

C. considerando che recentemente sono state inflitte a cittadini pakistani diverse condanne a morte per aver violato le leggi sulla blasfemia; fra essi Sawan Masih, un cristiano accusato di aver insultato il profeta Maometto in una conversazione, e una coppia di cristiani, Shafqat Emmanuel e Shagufta Kausar, accusati di aver insultato il Profeta in un sms;

D. considerando che il 7 maggio 2014 è stato assassinato l'avvocato Rashid Rehman, attivista dei diritti umani, il quale qualche settimana prima era stato minacciato per aver difeso un conferenziere incriminato in base alla legge pakistana sulla blasfemia;

E. considerando che ad ottobre 2014 Mohammad Asghar, cittadino britannico di origine pakistana, a cui nel Regno Unito era stata diagnosticata una malattia mentale ma che ciononostante era stato imprigionato per blasfemia, è stato ferito da un colpo d'arma da fuoco sparato da una guardia carceraria; che il suo aggressore è stato arrestato e accusato di tentato omicidio dalle autorità provinciali, mentre altre otto guardie carcerarie sono state sospese dalle loro funzioni;

F. considerando che il 5 novembre 2014 uno sciita 45enne, Tufail Haider, è stato ucciso da un agente di polizia che lo stava interrogando, il quale ha successivamente sostenuto che il signor Haider aveva formulato osservazioni spregiative nei confronti di «compagni del profeta Maometto»;

G. considerando che si ha notizia che dal 1987 all'ottobre 2014 in Pakistan siano state accusate di blasfemia 1438 persone, tra cui 633 musulmani, 494 ahmadi, 187 cristiani e 21 induisti; che dal 1990 sono almeno 60 le persone uccise dalla violenza della folla in vicende legate alla blasfemia;

H. considerando che varie decine di persone, tra cui musulmani, induisti, cristiani e altri, sono attualmente detenute con imputazioni di blasfemia; che fino ad oggi non sono state eseguite condanne a morte per reati di blasfemia, ma che varie persone accusate di blasfemia sono state uccise da folle violente; che la magistratura pakistana è sottoposta a enormi pressioni da parte di taluni leader religiosi affinché siano confermate ed eseguite le condanne a morte, generalmente decise da giudici di grado inferiore; che i procedimenti giudiziari durano spesso molti anni, con effetti devastanti per cittadini pakistani innocenti, le loro famiglie e le comunità di cui fanno parte;

I. considerando che la legislazione pakistana sulla blasfemia fa sì che per le minoranze religiose sia pericoloso esprimersi liberamente o praticare apertamente il proprio culto; che è ben documentato il diffuso uso improprio di queste leggi; che, anziché proteggere le comunità religiose, tali leggi hanno immerso la società pakistana in un clima di paura; che ogni tentativo di riformare le leggi stesse o la loro applicazione è stato soffocato mediante minacce ed omicidi; che i tentativi di discutere tali problemi nei media, online o offline, sono spesso fatti bersaglio di minacce e vessazioni, anche da parte del governo;

J. considerando che il Pakistan svolge un ruolo importante nel promuovere la stabilità nell'Asia meridionale, e ci si potrebbe aspettare che fungesse da esempio nel rafforzamento dello Stato di diritto e dei diritti umani;

K. considerando che il Pakistan ha recentemente ratificato sette dei nove principali strumenti internazionali in materia di diritti dell'uomo, tra cui il Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici (ICCPR) e la Convenzione della Nazioni Unite contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti, strumenti che comprendono numerose disposizioni riguardanti l'amministrazione della giustizia, il diritto a un processo equo, l'uguaglianza davanti alla legge e il divieto di discriminazione;

L. considerando che attraverso i dispositivi delle Nazioni Unite in materia di diritti umani il Pakistan è stato invitato ad abrogare le leggi sulla blasfemia o, come minimo, a porre in essere immediate salvaguardie per impedire l'uso improprio delle leggi al fine di vittimizzare dei cittadini, spesso membri di comunità religiose minoritarie;

M. considerando che l'UE e il Pakistan hanno approfondito e ampliato i loro legami bilaterali, come testimoniato dal piano d'impegno quinquennale, lanciato nel febbraio 2012, e dal secondo dialogo strategico UE-Pakistan, tenutosi nel marzo 2014; che l'obiettivo del piano d'impegno quinquennale UE-Pakistan è di instaurare una relazione strategica e creare un partenariato per la pace e lo sviluppo fondato su valori e principi condivisi;

N. considerando che il Pakistan ha aderito al sistema di preferenze generalizzate SPG+ solo nel gennaio 2014; che tale regime dovrebbe fornire un forte incentivo a rispettare i diritti fondamentali dell'uomo e dei lavoratori, l'ambiente e i principi di buon governo;

1. si dichiara profondamente preoccupato e rattristato per la decisione dell'Alta corte di Lahore del 16 ottobre 2014 di confermare la condanna a morte di Asia Bibi per blasfemia; invita la Corte suprema ad avviare il procedimento relativo alla causa rapidamente e senza indugio e a difendere nella propria sentenza lo Stato di diritto e il pieno rispetto dei diritti umani;

2. invita i tribunali pakistani inoltre a procedere rapidamente alla revisione delle condanne a morte nei confronti di Sawan Masih, Mohammad Asgar e Shafqat Emmanuel e sua moglie Shagufta Kausar, così come quelle di tutti gli altri cittadini attualmente nel braccio della morte con l'accusa di aver violato le leggi sulla blasfemia;

3. condanna con fermezza gli omicidi di Shama Bibi e Shahbaz Masih e porge le proprie condoglianze alle loro famiglie, nonché alle famiglie di tutte le vittime innocenti uccise a causa delle leggi sulla blasfemia in Pakistan; fa appello affinché i colpevoli di tali atti vengano consegnati alla giustizia; prende atto della decisione del governo del Punjab di istituire una commissione per accelerare le indagini sulle uccisioni di Shama Bibi e Shahbaz Masih e di ordinare che i quartieri cristiani della provincia vengano posti sotto un regime di protezione aggiuntiva da parte delle forze di polizia; sottolinea tuttavia la necessità di porre fine al clima di impunità e di mettere in atto riforme più ampie per affrontare la questione della violenza contro le minoranze religiose, che rimane capillarmente diffusa in Pakistan;

4. esprime profonda preoccupazione per il fatto che le controverse leggi sulla blasfemia si prestano a utilizzi impropri che possono avere conseguenze per i fedeli di tutte le religioni in Pakistan; esprime particolare preoccupazione per il fatto che in Pakistan si registra un crescente ricorso alle leggi sulla blasfemia per colpire minoranze vulnerabili, tra cui ahmadi e cristiani, leggi cui si erano pubblicamente opposti i defunti Shahbaz Bhatti e Salman Taseer (rispettivamente ex ministro ed ex governatore), uccisi per il loro impegno a favore della tolleranza religiosa;

5. invita il governo pakistano a riesaminare attentamente, con finalità abrogative, le leggi sulla blasfemia e la loro applicazione attuale, con particolare riferimento alle sezioni 295 B e C del codice penale, che prescrivono l'ergastolo obbligatorio (295 B e C) o addirittura la pena di morte (295 C) per presunti atti di blasfemia; invita il governo del Pakistan ad abolire la pena di morte, anche per i casi di blasfemia o apostasia, e di mettere in atto misure di salvaguardia per prevenire l'abuso di disposizioni di legge in materia di blasfemia o apostasia;

6. fa appello alle autorità pakistane affinché garantiscano l'indipendenza dei tribunali, lo Stato di diritto e il giusto processo, in linea con gli standard internazionali in materia di procedimenti giudiziari, tenendo conto anche delle recenti raccomandazioni del relatore speciale delle Nazioni Unite sull'indipendenza dei giudici e degli avvocati; invita inoltre le autorità pakistane a offrire protezione sufficiente a tutte le persone coinvolte in cause per blasfemia, ad esempio tutelando i giudici dalle pressioni esterne, proteggendo gli accusati e le loro famiglie e comunità dalla violenza delle masse e offrendo soluzioni a coloro che, pur essendo assolti, non possono tornare ai loro luoghi di origine;

7. ricorda che la costituzione pakistana garantisce la libertà di religione e i diritti delle minoranze; plaude alle misure adottate dal governo pakistano fin dal novembre del 2008 nell'interesse delle minoranze religiose, quali l'assegnazione alle minoranze di una quota del 5% dei posti di lavoro nel settore pubblico federale, il riconoscimento di festività non musulmane e la proclamazione di una Giornata nazionale delle minoranze;

8. esorta il governo pakistano, tuttavia, a incrementare gli sforzi finalizzati a una maggiore comprensione tra le religioni, ad affrontare attivamente l'ostilità di matrice religiosa da parte di attori della società, a combattere l'intolleranza religiosa, gli atti di violenza e di intimidazione nonché a contrastare l'impunità, reale o percepita che sia;

9. condanna fermamente qualunque atto di violenza nei confronti di comunità religiose nonché tutti i tipi di discriminazione e intolleranza fondati sulla religione o sulle convinzioni personali; pone l'accento sul diritto alla libertà di pensiero, coscienza e religione in quanto diritto umano fondamentale; sottolinea inoltre che tutti i pakistani, indipendentemente dalla loro fede e religione, meritano uguale rispetto e la promozione e protezione dei loro diritti umani;

10. invita il SEAE e la Commissione a utilizzare qualsiasi strumento a loro disposizione, come formulato tra l'altro negli orientamenti dell'UE sulla promozione e la tutela della libertà di religione o di credo, per aiutare le comunità religiose e per esercitare pressioni sul governo pakistano affinché si adoperi maggiormente per la protezione delle minoranze religiose; apprezza a tale riguardo la recente visita del rappresentante speciale dell'Unione europea per i diritti umani in Pakistan e le discussioni che vi ha tenuto;

11. sottolinea che la concessione dello status SPG+ sottostà a delle condizioni ed è soggetta, tra l'altro, alla ratifica e all'attuazione di 27 convenzioni internazionali, come indicato nell'allegato VIII del nuovo regolamento di base SPG, la maggior parte delle quali in materia di diritti umani, e che l'Unione europea può decidere di ritirare le preferenze SPG+ se un paese non rispetta gli impegni assunti;

12. esorta il SEAE e la Commissione a verificare rigorosamente il rispetto da parte del Pakistan degli impegni da esso assunti nel quadro dell'SPG+, nonché a promuovere e difendere i diritti umani nel paese;

13. invita il SEAE e la Commissione a lavorare con le autorità pakistane per riformare il modo in cui vengono utilizzate le leggi sulla blasfemia, anche attuando le misure suggerite nel precedente paragrafo 6;

14. incoraggia il governo del Pakistan a lavorare con gli organismi delle Nazioni Unite, tra cui il relatore speciale sulla libertà di religione o di credo, per affrontare le giustificate preoccupazioni in materia di diritti umani;

15. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, al rappresentante speciale dell'Unione europea per i diritti umani, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, al Segretario generale delle Nazioni Unite, al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, nonché al governo e al parlamento del Pakistan.

___________________________________
(1) Testi approvati, P7_TA(2013)0575.
(2) http://www.consilium.europa.eu/uedocs/cms_Data/docs/pressdata/EN/foraff/137585.pdf
(3) http://www.consilium.europa.eu/uedocs/cms_data/docs/pressdata/EN/foraff/135946.pdf
(4) Testi approvati, P7_TA(2014)0208.