Risoluzione 18 settembre 2014
Parlamento europeo. Risoluzione18 settembre 2014: "Situazione in Iraq e in Siria e offensiva dell'IS, inclusa la persecuzione delle minoranze".
[fonte: www.europarl.europa.eu]
Il Parlamento europeo,
– viste le sue precedenti risoluzioni sull'Iraq e sulla Siria,
– viste le conclusioni del Consiglio «Affari esteri» sull'Iraq e sulla Siria,
– viste le conclusioni del Consiglio europeo del 30 agosto 2014 sull'Iraq e sulla Siria,
– viste le dichiarazioni del vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza sull'Iraq e sulla Siria,
– viste la risoluzione n. 2170 (2014) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e la risoluzione S-22/L.1 (2014) del Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani,
– viste le dichiarazioni del Segretario generale delle Nazioni Unite sull'Iraq e sulla Siria,
– vista la dichiarazione conclusiva del vertice NATO del 5 settembre 2014,
– visti gli orientamenti dell'UE sulla promozione e la tutela della libertà di religione o di credo, approvati il 24 giugno 2013,
– viste le conclusioni della conferenza di Parigi sulla sicurezza in Iraq e la lotta contro lo Stato islamico, del 15 settembre 2014,
– visti l'accordo di partenariato e cooperazione (APC) tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Repubblica dell'Iraq, dall'altra, e la sua risoluzione del 17 gennaio 2013 sull'accordo di partenariato e cooperazione tra l'Unione europea e l'Iraq,
– visto l'articolo 123, paragrafi 2 e 4, del suo regolamento,
A. considerando che la già critica situazione umanitaria e della sicurezza in Iraq e in Siria si è ulteriormente deteriorata a seguito dell'occupazione di parti del loro territorio a opera dello «Stato islamico» (IS), gruppo terroristico e jihadista scissionista di al-Qaeda; che il carattere transnazionale dell'IS e dei gruppi terroristici a esso associati rappresenta una minaccia per l'intera regione; che si nutrono crescenti preoccupazioni per il destino delle persone ancora intrappolate nelle aree controllate dalle forze dell'IS;
B. considerando che la disgregazione del confine iracheno-siriano ha permesso all'IS di rafforzare la sua presenza in entrambi i paesi; che negli scorsi mesi l'IS ha ampliato le proprie conquiste territoriali dall'est della Siria fino all'Iraq nordoccidentale, compresa Mosul, la seconda città dell'Iraq; che, secondo quanto riferito, il 29 giugno 2014 l'IS ha proclamato un «califfato» o «Stato islamico» nei territori sotto il suo controllo in Iraq e in Siria, e che il suo leader, Abdu Bakr al-Baghdadi, si è autoproclamato califfo; che l'IS non riconosce i confini accettati a livello internazionale e ha dichiarato l'intenzione di diffondere il «califfato islamico» ad altri paesi a maggioranza musulmana;
C. considerando che alla conquista dei territori in Iraq e Siria ha fatto seguito l'imposizione di una rigida interpretazione della Sharia; che nelle zone sotto il controllo dell'IS e dei gruppi a esso associati sono state commesse gravi violazioni delle norme internazionali sui diritti umani e del diritto internazionale umanitario, tra cui uccisioni mirate, conversioni forzate, rapimenti, vendita di donne, schiavitù di donne e bambini, reclutamento di bambini per attentati suicidi, abusi sessuali e fisici e torture; che l'IS è responsabile dell'uccisione dei giornalisti James Foley e Steven Sotloff e del cooperante David Haines; che le comunità di cristiani, yazidi, turcomanni, shabak, kakai, sabei e sciiti costituiscono un bersaglio dell'IS, alla stregua di molti arabi e musulmani sunniti; che moschee, monumenti, templi, chiese e altri luoghi di culto, tombe e cimiteri, nonché siti del patrimonio archeologico e culturale sono stati deliberatamente distrutti;
D. considerando che i cristiani iracheni sono stati recentemente perseguitati, privati dei loro diritti fondamentali e costretti ad abbandonare le loro abitazioni, divenendo profughi a causa della loro religione e delle loro convinzioni personali; che, secondo l'organizzazione internazionale Open Doors, il numero dei cristiani in Iraq ha subito un notevole calo, da 1,2 milioni all'inizio degli anni '90 ai 330 000-350 000 attuali; che prima dell'inizio del conflitto siriano vivevano nel paese circa 1,8 milioni di cristiani; che, dall'inizio del conflitto, sono stati sfollati almeno 500 000 cristiani;
E. considerando che, secondo l'Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (OCHA), il numero di sfollati interni in Iraq quest'anno è stimato a 1,4 milioni, mentre quello delle persone bisognose di aiuti umanitari ammonterebbe a 1,5 milioni; che l'ascesa dell'IS ha causato una crisi umanitaria e, in particolare, un esodo di massa di civili; che il 12 agosto 2014 l'UE ha deciso di aumentare gli aiuti umanitari all'Iraq di 5 milioni di EUR per offrire assistenza di base agli sfollati, portando così i finanziamenti umanitari finora destinati all'Iraq nel 2014 a 17 milioni di EUR; che l'UE ha ampliato ulteriormente il raggio d'azione dei suoi aiuti umanitari e ha stabilito un ponte aereo fra Buxelles ed Erbil;
F. considerando che, secondo le Nazioni Unite, le vittime del conflitto in Siria sono oltre 191 000; che, secondo le stime dell'OCHA, si contano 6,4 milioni di sfollati interni in Siria e oltre 3 milioni di rifugiati siriani, principalmente in Libano (1,17 milioni), Turchia (832 000), Giordania (613 000), Iraq (215 000) ed Egitto e Nord-Africa (162 000); che, secondo l'Ufficio per gli aiuti umanitari e la protezione civile (ECHO), le persone bisognose di aiuti umanitari sarebbero 10,8 milioni; che finora, nel 2014, l'UE ha contribuito con 150 milioni di EUR in aiuti umanitari destinati alle vittime della crisi siriana;
G. considerando che centinaia di combattenti stranieri, molti dei quali provenienti da Stati membri dell'UE, si sono uniti all'insurrezione dell'IS; che tali cittadini dell'UE sono considerati dai governi degli Stati membri come un rischio per la sicurezza;
H. considerando che l'UE riconosce l'onere che grava sulla regione del Kurdistan e sul governo regionale del Kurdistan nell'accogliere un ingente numero di sfollati interni;
I. considerando che l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) ha dichiarato che continua a essere molto difficile operare all'interno della regione per fornire ai civili e ai rifugiati gli aiuti di cui hanno bisogno; che è importante dare riparo alle centinaia di migliaia di rifugiati siriani e iracheni prima che giunga l'inverno;
J. considerando che l'UE ha ribadito il suo fermo impegno a favore dell'unità, della sovranità e dell'integrità territoriale dell'Iraq;
K. considerando che i capi di Stato e di governo che hanno partecipato al vertice NATO del 4 e 5 settembre 2014 hanno dichiarato che la presenza dell'IS in Siria e in Iraq rappresenta una minaccia per la stabilità della regione e che le popolazioni siriana e irachena e dell'intera regione hanno bisogno del sostegno della comunità internazionale per contrastare tale minaccia;
L. considerando che è stata ventilata la possibilità di compiere attacchi aerei nell'Est della Siria; che al vertice NATO del 5 settembre 2014 è stata creata una coalizione anti-IS; che il Servizio europeo di azione esterna (SEAE) sta attualmente lavorando a una strategia regionale globale per affrontare la minaccia posta dall'IS; che il 10 settembre 2014 il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha reso nota la sua strategia di lotta all'IS la quale, tra le varie azioni, prevede una campagna sistematica di attacchi aerei contro gli obiettivi dell'IS «ovunque si trovino», inclusa la Siria, un rafforzamento del sostegno alle truppe di terra alleate impegnate nella lotta contro l'IS e un'intensificazione degli sforzi antiterrorismo volti a privare il gruppo dei finanziamenti ad esso destinati; che la Lega Araba si è impegnata a rafforzare la cooperazione per sconfiggere l'IS in Siria e Iraq;
M. considerando che l'IS si è assicurato fonti di reddito significative saccheggiando banche e imprese sui territori che controlla, occupando fino a sei giacimenti petroliferi in Siria, tra cui il più grande impianto petrolifero del paese, il giacimento di al-Omar vicino al confine con l'Iraq, e sta ricevendo fondi da donatori abbienti, la maggior parte dei quali proviene dalla regione;
N. considerando che la promozione della democrazia e il rispetto dei diritti umani, compreso il diritto alla libertà di religione e di credo, sono principi e obiettivi fondamentali dell'UE e costituiscono un terreno comune per le sue relazioni con i paesi terzi;
1. esprime profonda preoccupazione per l'aggravarsi della situazione umanitaria e della sicurezza in Iraq e in Siria a causa dell'occupazione di parti dei loro territori per mano dell'IS; condanna con fermezza le uccisioni indiscriminate e le violazioni dei diritti umani perpetrate dall'organizzazione terroristica in parola e da altre organizzazioni terroristiche contro le minoranze religiose ed etniche e i gruppi più vulnerabili; condanna con forza gli attacchi rivolti contro obiettivi civili, tra cui ospedali, scuole e luoghi di culto, nonché il ricorso da parte dell'IS alle esecuzioni e alle violenze sessuali in Iraq e in Siria; sottolinea che non dovrebbe esserci alcuna impunità per gli autori di tali atti;
2. condanna fermamente l'uccisione dei giornalisti James Foley e Steven Sotloff nonché dell'operatore umanitario David Haines da parte dell'IS ed esprime profonda preoccupazione per la sicurezza degli altri ostaggi tuttora nelle mani degli estremisti; esterna profondo cordoglio e porge le sue condoglianze alle famiglie di queste vittime e alle famiglie di tutte le vittime del conflitto;
3. sottolinea che gli attacchi diffusi e sistematici contro i civili a causa della loro appartenenza etnica o politica, della loro religione, del loro credo o del loro genere possono costituire un crimine contro l'umanità; condanna fermamente qualsiasi forma di persecuzione, discriminazione e intolleranza basata sulla religione e sul credo, nonché gli atti di violenza contro tutte le comunità religiose; sottolinea ancora una volta il diritto alla libertà di pensiero, coscienza e religione quale diritto umano fondamentale;
4. esprime il proprio sostegno a tutte le vittime di odio e intolleranza religiosa; esprime la sua solidarietà con i membri delle comunità cristiane perseguitate e che rischiano l'estinzione nel proprio paese, l'Iraq e la Siria, nonché con le altre minoranze religiose che sono oggetto di persecuzioni; ribadisce e sostiene il diritto inalienabile di tutte le minoranze etniche e religiose che vivono in Iraq e in Siria, compresi i cristiani, di continuare a vivere in modo dignitoso, giusto e sicuro in quello che storicamente e tradizionalmente è il loro paese di origine e di praticare liberamente la loro religione; sottolinea che i crimini commessi contro le minoranze cristiane quali assiri, siriaci e caldei, nonché contro yazidi e musulmani sciiti rappresentano la spinta finale dell'IS a una totale pulizia religiosa nella regione; osserva che per secoli i membri di diversi gruppi religiosi hanno convissuto nella regione in modo pacifico;
5. respinge senza riserve e considera illegittimo l'annuncio della leadership dell'IS, che dichiara di aver stabilito un califfato nelle zone attualmente sotto il suo controllo; sottolinea che la creazione e l'espansione del «califfato islamico», nonché le attività di altri gruppi estremisti in Iraq e in Siria, costituiscono una minaccia diretta alla sicurezza dei paesi europei; rifiuta l'idea di eventuali modifiche, unilaterali e imposte con la forza, di confini riconosciuti a livello internazionale; sottolinea nuovamente che l'IS è soggetto all'embargo sugli armamenti e al congelamento dei beni imposto dalle risoluzioni n. 1267 (1999) e 1989 (2011) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e pone in rilievo l'importanza di una rapida ed efficace attuazione delle misure in questione; invita il Consiglio a prendere in considerazione un utilizzo più efficace delle attuali misure restrittive, in particolare per impedire che l'IS tragga vantaggio dalla vendita illecita di petrolio o dalla vendita di altre risorse sui mercati internazionali; è profondamente preoccupato per il fatto che taluni attori in alcuni Stati membri sarebbero impegnati nel commercio illecito di petrolio con l'IS; chiede alla Commissione se può confermare quanto sopra e, in caso affermativo, invita quest'ultima e gli Stati membri a garantire che venga posto immediatamente fine al commercio illecito di petrolio;
6. condanna l'uso e lo sfruttamento di giacimenti petroliferi e delle relative infrastrutture da parte dell'IS e di gruppi associati, attività che consentono a quest'ultimo di generare redditi considerevoli, ed esorta tutti gli Stati ad avallare le risoluzioni n. 2161 (2014) e 2170 (2014) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che condannano ogni tipo di scambio commerciale, diretto o indiretto, con l'IS e i gruppi associati; è preoccupato per il fatto che l'IS genera reddito grazie alla vendita di petrolio; prende atto dell'intenzione dell'UE di inasprire le sanzioni onde impedire all'IS di vendere il petrolio; invita pertanto l'UE a imporre sanzioni a tutti i soggetti (governi e imprese pubbliche o private) coinvolti nel trasporto, nella trasformazione, nella raffinazione e nella commercializzazione del petrolio estratto in zone controllate dall'IS, unitamente a rigorosi controlli dei flussi finanziari, in modo da impedire l'attività economica e lo sfruttamento di paradisi fiscali da parte dell'IS;
7. accoglie favorevolmente l'appello lanciato l'8 settembre 2014 da tutte le federazioni islamiche francesi, così come quelli lanciati da altre comunità islamiche, nei quali si condanna inequivocabilmente e incondizionatamente la strumentalizzazione dell'Islam da parte di gruppi terroristi estremisti per giustificare la loro violenza, intolleranza e i loro crimini contro l'umanità;
8. invita tutte le parti coinvolte nel conflitto in Iraq a garantire la protezione della popolazione civile e rispettare gli obblighi che incombono loro in virtù del diritto internazionale umanitario e di quello in materia di diritti umani; chiede che vengano forniti immediatamente sostegno e assistenza umanitaria agli sfollati in Iraq;
9. plaude agli sforzi profusi dagli Stati Uniti e da tutti gli altri Stati contributori per sostenere le autorità irachene nazionali e locali nella lotta contro l'IS, per fermare l'avanzata di quest'ultimo e per agevolare l'accesso al sostegno umanitario; si compiace dell'invito degli Stati Uniti a formare una coalizione internazionale contro l'IS, la quale è in fase di costituzione; accoglie con favore la decisione presa dalla Lega araba il 7 settembre 2014 di adottare le misure necessarie per affrontare l'IS e collaborare nel contesto degli sforzi internazionali, regionali e nazionali al fine di combattere i militanti in Siria e in Iraq, nonché di approvare la risoluzione n. 2170 (2014) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite; invita la Lega araba a discutere in merito alla possibilità di modificare la Convenzione araba per la repressione del terrorismo del 1998 affinché possa contrastare il terrorismo globale con tutti i mezzi;
10. invita la comunità internazionale ad assistere le autorità irachene, anche fornendo protezione militare a gruppi particolarmente vulnerabili, affinché garantiscano tutela e aiuti a coloro che sono in fuga dalle zone colpite dal terrorismo, in particolare i membri di gruppi vulnerabili e di comunità etniche e religiose; invita tutti gli attori regionali a contribuire agli sforzi per promuovere la sicurezza e la stabilità in Iraq; rammenta che tutti gli attori regionali e l'Unione europea dovrebbero assumersi la massima responsabilità e l'impegno di fare il possibile per garantire il ritorno delle minoranze tradizionali e di tutti i cittadini ai loro luoghi d'origine da cui sono stati costretti a fuggire; invita gli Stati membri dell'UE ad assistere le autorità irachene e locali con tutti i mezzi possibili, ivi compresi adeguati aiuti militari, affinché contengano e respingano l'espansione terroristica e aggressiva dell'IS; sottolinea la necessità di un intervento coordinato dei paesi della regione per contrastare la minaccia dell'IS; invita tutte le parti interessate presenti nella regione ad adoperarsi al massimo per porre fine a tutte le attività di organismi ufficiali o privati volte a diffondere le ideologie islamiche estremiste; invita la Turchia a impegnarsi in maniera chiara e inequivocabile per contrastare la minaccia alla sicurezza comune posta dall'IS; invita l'UE ad agevolare un dialogo regionale sui problemi del Medio Oriente e ad includervi tutti gli attori più rilevanti, in particolare l'Iran e l'Arabia Saudita;
11. accoglie con favore la mobilitazione del Centro europeo di coordinamento della risposta alle emergenze e l'attivazione del Meccanismo di protezione civile dell'UE, su richiesta del governo iracheno; si compiace dell'assistenza umanitaria dell'UE a favore di Iraq e Siria; chiede un aiuto umanitario supplementare a favore delle popolazioni colpite dal conflitto, tra cui i curdi siriani;
12. invita tutte le parti coinvolte nel conflitto in Siria, in particolare il regime siriano, a garantire la protezione della popolazione civile, a rispettare gli obblighi che incombono loro in virtù del diritto internazionale umanitario e di quello in materia di diritti umani, ad agevolare la fornitura di assistenza e gli aiuti umanitari attraverso tutti i canali possibili, anche attraverso i confini e le linee di conflitto, e di garantire la sicurezza di tutto il personale medico e di tutti gli operatori umanitari; plaude al ruolo svolto da Libano, Giordania e Turchia nell'accogliere i rifugiati; invita la comunità internazionale a mobilitarsi in misura maggiore, a mostrarsi più disponibile nella condivisione degli oneri e ad apportare un sostegno finanziario diretto ai paesi di accoglienza; invita l'UE a esercitare pressioni su tutti i donatori affinché mantengano le loro promesse e rispettino gli impegni assunti in modo rapido; accoglie con favore gli impegni assunti dagli Stati membri, essendo l'UE il donatore principale in termini di aiuti finanziari e di impegni futuri;
13. sottolinea la necessità di cogliere tutte le opportunità per contrastare efficacemente la minaccia dell'IS in Siria nel pieno rispetto del diritto internazionale; sottolinea che, nel lungo termine, solo una soluzione politica duratura e inclusiva che comporti una transizione pacifica verso un governo realmente rappresentativo in Siria contribuirebbe a neutralizzare la minaccia dell'IS e di altre organizzazioni estremiste;
14. invita tutte le parti coinvolte nel conflitto in Siria a rispettare il mandato della Forza di disimpegno degli osservatori delle Nazioni Unite e a garantire la sicurezza e la libertà di movimento delle truppe ONU, comprese quelle degli Stati membri dell'UE; condanna la detenzione da parte di un gruppo armato di 45 caschi blu provenienti dalle isole Figi; si compiace del loro rilascio avvenuto l'11 settembre 2014;
15. ricorda la dichiarazione resa dal coordinatore speciale della missione congiunta delle Nazioni Unite e dell'Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (OPAC-ONU), secondo cui il 96% delle armi chimiche siriane sono state distrutte; chiede che le armi rimanenti siano disattivate, in conformità del quadro per l'eliminazione delle armi chimiche siriane;
16. si compiace della decisione di singoli Stati membri di rispondere positivamente alla richiesta delle autorità regionali curde riguardo alla fornitura urgente di materiale militare; sottolinea che tali risposte riflettono le capacità e le legislazioni nazionali degli Stati membri e godono del consenso delle autorità nazionali irachene; invita gli Stati membri che stanno fornendo materiale militare alle autorità regionali curde a coordinare i relativi sforzi e a mettere in atto misure di monitoraggio efficaci per impedire una diffusione incontrollata e l'uso di materiale militare contro i civili;
17. ribadisce la sua preoccupazione per il fatto che migliaia di combattenti stranieri transfrontalieri, tra cui cittadini degli Stati membri, si siano uniti all'insurrezione dell'IS; invita gli Stati membri ad adottare misure adeguate per impedire ai combattenti di lasciare il loro territorio, in linea con la risoluzione n. 2170 (2014) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, nonché a sviluppare una strategia comune per i servizi di sicurezza e le agenzie dell'UE per quanto concerne il monitoraggio e il controllo dei jihadisti; chiede inoltre una cooperazione nell'UE e sul piano internazionale al fine di intraprendere le azioni legali del caso nei confronti delle persone sospettate di essere coinvolte in atti di terrorismo; invita gli Stati membri ad accrescere la cooperazione e lo scambio di informazioni reciprocamente e con gli organismi dell'UE, nonché a garantire una cooperazione efficace con la Turchia; sottolinea l'importanza della prevenzione, del perseguimento dei reati, della sensibilizzazione, della riabilitazione e della reintegrazione;
18. accoglie favorevolmente la formazione di un nuovo governo inclusivo in Iraq e l'adozione del programma ministeriale; sostiene gli sforzi del primo ministro intesi a ultimare la formazione del governo; invita il governo ad essere realmente rappresentativo e a dotarsi di un programma inclusivo; sottolinea che il governo dovrebbe rappresentare in modo adeguato la diversità politica, religiosa ed etnica della società irachena, compresa la minoranza sunnita, per porre fine allo spargimento di sangue e alla frammentazione del paese; invita tutti i suoi componenti a collaborare nell'interesse della stabilità politica e della pace nonché nell'ottica di contrastare l'insurrezione dell'IS; evidenzia che l'unità, la sovranità e l'integrità territoriale dell'Iraq sono essenziali ai fini della stabilità e dello sviluppo economico del paese e della regione;
19. invita il governo e il parlamento iracheno a rivedere urgentemente la propria legislazione e le proprie prassi giuridiche, riformare il sistema giudiziario e l'apparato di sicurezza del paese ed applicare politiche inclusive nei confronti di tutti gli iracheni per porre fine alla politica di discriminazione;
20. invita la Commissione e gli Stati membri ad adottare azioni specifiche per affrontare la situazione delle donne in Iraq e in Siria e garantire la loro libertà e il rispetto dei loro diritti fondamentali nonché di adottare misure volte a impedire lo sfruttamento, l'abuso e la violenza contro le donne e i bambini, in particolare i matrimoni precoci delle ragazze; esprime particolare preoccupazione per l'aumento di tutte le forme di violenza contro le donne yazidi, che vengono detenute, violentate, sottoposte ad abusi sessuali e vendute dai membri dell'IS;
21. esprime preoccupazione per il numero crescente di casi di reclutamento di bambini e di giovani in Iraq e in Siria; incoraggia la Commissione a instaurare un dialogo con i partner, comprese le organizzazioni internazionali, al fine di preparare un programma globale per rispondere alla necessità di proteggere i bambini e le donne interessate da conflitti armati;
22. appoggia la richiesta avanzata dal Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite all'Ufficio dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani di inviare con urgenza una missione in Iraq per indagare su tutte le violazioni e gli abusi del diritto internazionale dei diritti umani commessi dall'IS e dai gruppi terroristici associati e accertare i fatti e le circostanze di tali abusi e violazioni, al fine di evitare l'impunità e assicurare la piena responsabilità;
23. resta convinto che in Siria e in Iraq non ci potrà essere una pace sostenibile se i responsabili dei crimini commessi da entrambe le parti durante il conflitto non risponderanno delle loro azioni, in particolare di quelle commesse per motivi religiosi o etnici; reitera la sua richiesta di deferire le persone sospettate di crimini contro l'umanità in Siria e in Iraq alla Corte penale internazionale e appoggia tutte le iniziative in tale direzione;
24. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, al Consiglio, alla Commissione, al rappresentante speciale dell'UE per i diritti umani, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, al governo e al Consiglio dei rappresentanti dell'Iraq, al governo regionale del Kurdistan, al Segretario generale delle Nazioni Unite, al Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, nonché a tutte le parti coinvolte nel conflitto siriano.
Autore:
Parlamento europeo
Dossier:
Libertà religiosa, Unione europea, _Lotta alla discriminazione_
Parole chiave:
Libertà religiosa, Diritti umani, Libertà fondamentali, Minoranze religiose, Intolleranza religiosa, Collaborazione internazionale, Persecuzioni per motivi religiosi, Iraq e Siria, IS, Comunità cristinane, Emergenza umanitaria
Natura:
Risoluzione