Risoluzione 13 marzo 2012
Risoluzione del Parlamento europeo del 13 marzo 2012 sulla parità tra donne e uomini nell'Unione europea – 2011
Il Parlamento europeo,
– visti l'articolo 2 e l'articolo 3, paragrafo 3, comma due, del trattato sull'Unione europea (TUE) nonché l'articolo 8 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE),
– visto l'articolo 23 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea,
– vista la convenzione delle Nazioni Unite sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti della donna (CEDAW) del 18 dicembre 1979,
– vista la direttiva 2011/36/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 5 aprile 2011, concernente la prevenzione e la repressione della tratta di esseri umani e la protezione delle vittime, e che sostituisce la decisione quadro del Consiglio 2002/629/GAI(1) ,
– vista la convenzione delle Nazioni Unite del 1949 per la repressione della tratta degli esseri umani e dello sfruttamento della prostituzione,
– visti la dichiarazione e la piattaforma d'azione di Pechino, adottate dalla quarta Conferenza mondiale sulle donne il 15 settembre 1995 e i successivi documenti finali adottati in occasione delle sessioni speciali delle Nazioni Unite di Pechino+5 (2000), Pechino+10 (2005) e Pechino+15 (2010),
– visto il patto europeo per la parità di genere (2011-2020) adottato dal Consiglio europeo nel marzo 2011(2) ,
– vista la comunicazione della Commissione del 5 marzo 2010 dal titolo «Maggiore impegno verso la parità tra donne e uomini – Carta per le donne» (COM(2010)0078),
– visto il documento di lavoro dei servizi della Commissione del 2 marzo 2010 dal titolo «Progressi nella parità tra donne e uomini – Relazione annuale 2010» (SEC(2010)0193),
– vista la comunicazione della Commissione del 21 settembre 2010 dal titolo «Strategia per la parità tra donne e uomini 2010-2015» (COM(2010)0491),
– vista la relazione dell'Agenzia per i diritti fondamentali su omofobia, transfobia e discriminazione sulla base dell'orientamento sessuale e dell'identità di genere (2010),
– visto il pacchetto dell'UE sui diritti delle vittime comprensivo delle comunicazioni della Commissione del 18 maggio 2011 dal titolo «Rafforzare i diritti delle vittime nell'Unione europea» (COM (2011)0274), «Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce norme minime riguardanti i diritti, l'assistenza e la protezione delle vittime di reato» (COM(2011)0275) e «Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo al riconoscimento reciproco delle misure di protezione in materia civile» (COM(2011)0276),
– vista la comunicazione della Commissione «Europa 2020: una strategia europea per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva» (COM(2010)2020),
– vista la relazione della Commissione, del 3 ottobre 2008, dal titolo «Realizzazione degli obiettivi di Barcellona riguardanti le strutture di custodia per i bambini in età prescolastica» (COM(2008)0638),
– vista la direttiva 2004/113/CE del Consiglio che attua il principio della parità di trattamento tra uomini e donne per quanto riguarda l'accesso a beni e servizi e la loro fornitura, e la sentenza pronunciata in materia dalla Corte di giustizia dell'Unione europea il 1° marzo 2011 nella causa Test-Achats (C-236/09)(3) ,
– vista la sua risoluzione del 13 ottobre 2005 su donne e povertà nell'Unione europea(4) ,
– vista la sua risoluzione del 3 febbraio 2009 sulla non discriminazione in base al sesso e la solidarietà tra le generazioni(5) ,
– viste le sue risoluzioni del 10 febbraio 2010 sulla parità tra donne e uomini nell'Unione europea – 2009(6) e dell'8 marzo 2011 sulla parità tra donne e uomini nell'Unione europea – 2010(7) ,
– vista la sua risoluzione del 6 luglio 2011 sulle donne e la direzione delle imprese(8) ,
– vista la sua risoluzione del 5 aprile 2011 sulle priorità e sulla definizione di un nuovo quadro politico dell'UE in materia di lotta alla violenza contro le donne(9) ,
– vista la sua risoluzione dell'8 marzo 2011 sugli aspetti della povertà femminile nell'Unione europea(10) ,
– vista la sua risoluzione del 17 giugno 2010 sugli aspetti di genere della recessione economica e della crisi finanziaria(11) ,
– visto l'articolo 48 del suo regolamento,
– vista la relazione della commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere (A7-0041/2012),
A. considerando che la parità tra uomini e donne è un principio fondamentale dell'Unione europea, sancito nel trattato sull'Unione europea, e che l'Unione si è data il compito specifico di integrare il principio di uguaglianza di genere in tutte le sue attività; che, nonostante i graduali progressi in questo campo, persistono ancora molte disuguaglianze tra donne e uomini;
B. considerando che in tempi di crisi economica il rafforzamento della posizione delle donne sul mercato del lavoro e della loro indipendenza economica rappresenta non solo un imperativo morale ma anche una necessità economica; che la strategia Europa 2020 comprende l'obiettivo principale di mirare ad incrementare al 75 % il tasso di occupazione delle donne e degli uomini di età compresa tra i 20 e i 64 anni;
C. considerando che la futura prosperità e competitività economica dell'Europa dipende in modo cruciale dalla sua capacità di utilizzare pienamente le sue risorse di forza lavoro, includendo anche una maggiore partecipazione delle donne al mercato del lavoro; che una delle priorità di Europa 2020 è di introdurre più donne nel mondo del lavoro in modo da raggiungere un tasso di occupazione femminile del 75% entro il 2020; che in proporzione più donne che uomini lavorano a tempo parziale o con contratti a tempo determinato e pertanto sono maggiormente esposte al pericolo di essere licenziate in periodi di crisi; che c'è il rischio che l'attuale recessione ritardi o addirittura inverta il progresso verso l'eguaglianza di genere; che, tuttavia, le opportunità di lavoro a tempo parziale, in alcuni casi e per un certo periodo, possono avere effetti positivi per le donne e gli uomini al fine di conciliare il lavoro, la famiglia e la vita privata;
D. considerando che l'obiettivo dell'uguaglianza di genere richiede una migliore rappresentanza politica delle donne; che negli ultimi anni la rappresentanza delle donne nei processi decisionali politici non ha registrato alcun miglioramento lineare; che l'equilibrio di genere in seno ai parlamenti nazionali dell'Unione europea è rimasto immutato, con una proporzione del 24% di donne e del 76% di uomini (in alcuni Stati membri la percentuale di donne in parlamento non supera il 15%), e che solo il 23% dei ministri sono donne; che il numero di donne vicepresidente del Parlamento europeo è diminuito nella seconda metà della legislatura 2009-2014;
E. considerando che la crisi economica colpisce prevalentemente l'occupazione maschile ma che, secondo le previsioni, i tagli alla spesa pubblica incideranno in modo sproporzionato su quella femminile e sulle differenze di retribuzione, dal momento che molte più donne che uomini lavorano nel settore pubblico; che i settori particolarmente critici dominati dalle donne sono il settore sanitario, dell'istruzione e dell'assistenza sociale; che è importante prestare attenzione non solo ai tassi di occupazione, ma anche alla parità delle condizioni e della qualità del lavoro, comprese le opportunità di carriera e la retribuzione;
F. considerando che la violenza nei confronti delle donne, compresa la violenza psicologica, costituisce un ostacolo di prim'ordine alla parità tra donne e uomini, è una violazione dei diritti fondamentali delle donne e rappresenta la più diffusa violazione dei diritti umani all'interno dell'UE, nonostante le misure adottate dai dirigenti politici per combatterla; che la recessione economica crea condizioni associate a un incremento della violenza nelle relazioni intime e che le misure di austerità aventi ripercussioni sui servizi di sostegno lasciano le donne vittime di violenza ancora più vulnerabili del consueto;
G. considerando che economisti e demografi (Banca mondiale, OCSE, FMI) utilizzano modelli economici e matematici volti a evidenziare il valore economico della produzione domestica, eseguita principalmente dalle donne, e che il contributo delle donne al PIL sarebbe ancora maggiore se si tenesse conto del loro lavoro non retribuito, il che rappresenta una prova della discriminazione esistente nei confronti del lavoro femminile;
H. considerando che i tagli ai servizi sociali, quali la custodia dei bambini, costituiscono un ulteriore ostacolo alla partecipazione delle donne al mercato del lavoro;
I. considerando che l'accesso a servizi di custodia dei bambini e di assistenza agli anziani e alle altre persone non autonome è essenziale per ottenere una partecipazione paritetica degli uomini e delle donne al mercato del lavoro, all'istruzione e alla formazione; che i prestatori di cure e assistenza a domicilio rimangono discriminati per via del mancato conteggio dei loro anni di lavoro ai fini pensionistici e di altri diritti;
J. considerando che il 2012 è l'Anno europeo dell'invecchiamento attivo e della solidarietà tra le generazioni e che è importante sottolineare che le donne in età avanzata che vivono da sole sono più numerose degli uomini a causa della più lunga aspettativa di vita;
K. considerando che il Parlamento europeo ha adottato nell'ottobre 2011 la propria posizione sulla proposta per una nuova direttiva sul congedo di maternità, che estende tale congedo a 20 settimane con piena retribuzione e stabilisce inoltre un congedo di paternità retribuito di almeno 2 settimane;
L. considerando che l'accesso al capitale è fortemente limitato dalla crisi bancaria e che questo problema potrebbe ripercuotersi in maniera particolarmente grave sulle donne imprenditrici, dato che sempre più donne esercitano attività autonome per poter conciliare meglio la vita professionale e quella familiare;
M. considerando che la raccolta e l'analisi di dati disaggregati per genere sono fondamentali nell'attuazione dell'eguaglianza tra donne e uomini nell'Unione europea;
N. considerando che i progressi per il raggiungimento dell'uguaglianza di genere sono stati incredibilmente lenti, soprattutto per quanto concerne l'uguaglianza economica; che i leader politici devono andare oltre il semplice sostegno formale, rendendola una priorità nel quadro delle loro strategie economiche;
O. considerando che la disparità nella retribuzione ricevuta dalle donne e dagli uomini è ancora molto elevata (in alcuni casi si supera il 25%) e che, nonostante gli sforzi e i progressi compiuti, il divario di retribuzione non diminuisce ma tende piuttosto a stagnare;
P. considerando che i tassi di occupazione sono più bassi nelle zone rurali e che, inoltre, un numero elevato di donne non figurano nel mercato del lavoro ufficiale, e quindi non sono registrate come disoccupate né sono incluse nelle statistiche sulla disoccupazione, il che causa problemi finanziari e giuridici specifici concernenti il diritto alla maternità e il congedo per malattia, l'acquisizione dei diritti pensionistici e l'accesso alla sicurezza sociale, come pure problemi in caso di divorzio; che le zone rurali sono danneggiate dalla mancanza di opportunità di lavoro di qualità;
Q. considerando che, in media, nell'Unione europea 3 nuclei familiari su 10 sono composti da un'unica persona, per la maggior parte da donne che vivono da sole, in particolare anziane, e la percentuale sta aumentando; che questi nuclei familiari sono più vulnerabili e maggiormente esposti al rischio di povertà, soprattutto in tempi di crisi economica; che i nuclei familiari composti da un'unica persona, o monoreddito, sono svantaggiati nella maggior parte degli Stati membri, in termini sia assoluti che relativi, per quanto concerne l'imposizione fiscale, la sicurezza sociale, la situazione abitativa, l'assistenza sanitaria, l'assicurazione e le pensioni; che le politiche pubbliche non devono penalizzare gli individui per il fatto di vivere, volontariamente o involontariamente, da soli;
R. considerando che la salute e i diritti sessuali e riproduttivi delle donne sono diritti umani e devono essere garantiti a tutte le donne, indipendentemente dal loro status sociale, dall'età, dall'orientamento sessuale o dalle loro origini etniche;
S. considerando che molte donne quali le donne disabili, le donne che si prendono cura dei bambini, le donne anziane e disabili, le donne appartenenti a minoranze etniche e soprattutto le donne di etnia rom e le immigrate subiscono discriminazioni multiple e settoriali e sono più vulnerabili all'esclusione sociale, alla povertà e alle gravi violazioni dei diritti umani;
T. considerando che le famiglie nell'UE sono diverse e comprendono genitori coniugati, non coniugati e in coppia stabile, genitori di sesso diverso e dello stesso sesso, genitori singoli e genitori adottivi che meritano eguale protezione nell'ambito della legislazione nazionale e dell'Unione europea;
U. considerando che la sentenza della Corte di giustizia europea nella causa Test-Achats dimostra la necessità di disposizioni precise, chiare e inequivocabili nella legislazione in materia di uguaglianza di genere;
V. considerando che il divario di genere è minore prima della formazione della famiglia e aumenta quando gli individui formano una coppia; che il tasso di occupazione delle donne diminuisce alla nascita del primo figlio e che gli svantaggi sul mercato del lavoro si accumulano nelle prime fasi del loro ciclo di vita, in relazione alla cura dei figli che, in una fase successiva, diventa assistenza agli anziani, sfociando spesso in povertà lavorativa;
W. considerando che le misure positive a favore delle donne si sono rivelate fondamentali per il loro pieno inserimento nel mercato del lavoro e nella società in generale;
X. considerando che le donne nelle zone rurali sono vittime di discriminazioni e stereotipi di genere ancora più marcati rispetto alle donne nelle zone urbane e che il tasso di occupazione di tali donne è molto più basso rispetto a quello delle donne che vivono nelle città;
Y. considerando che le vittime della tratta di esseri umani sono perlopiù donne e ragazze;
Pari indipendenza economica
1. invita gli Stati membri a garantire che le loro leggi in materia di matrimonio, divorzio e regime patrimoniale tra coniugi non costituiscano, direttamente o indirettamente, una «trappola» finanziaria per i coniugi, in particolare le donne, e a far sì che le coppie intenzionate a sposarsi siano pienamente informate, in un periodo di tempo idoneo, circa le implicazioni giuridiche e finanziarie del matrimonio e del divorzio;
2. chiede agli Stati membri di investire in strutture per la custodia dei bambini e l'assistenza ai malati, ai disabili e alle altre persone non autonome che siano economicamente convenienti e di qualità, garantendone la flessibilità degli orari e l'accessibilità, per consentire al maggior numero di persone possibile di combinare vita professionale e vita privata; invita la Commissione e gli Stati membri a garantire il riconoscimento degli uomini e delle donne che si occupano dei bambini e degli anziani, attribuendo loro diritti individuali relativi alla sicurezza sociale e alla pensione; invita le parti sociali a presentare iniziative specifiche per convalidare le competenze acquisite nel corso di un periodo di congedo per motivi di assistenza;
3. invita gli Stati membri a puntare a sistemi di sicurezza sociale individualizzati, al fine di rafforzare l'autonomia delle donne e la loro posizione nella società;
4. sottolinea l'importanza di sviluppare l'istituto giuridico della proprietà condivisa al fine di assicurare che i diritti delle donne nel settore agricolo siano pienamente riconosciuti, che esse dispongano di un'adeguata protezione previdenziale e che il loro lavoro sia riconosciuto, nonché la necessità di modificare il regolamento relativo al Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) onde consentire, come per il Fondo sociale europeo (FSE), la realizzazione di misure positive a favore delle donne nel prossimo periodo di programmazione 2014-2020, tenendo presente che questo era possibile in periodi precedenti ma non in quello attuale e che tali misure avranno un impatto decisamente positivo sull'occupazione femminile nel mondo rurale;
5. invita la Commissione e gli Stati membri a elaborare proposte per il riconoscimento reciproco delle unioni civili e delle famiglie omosessuali a livello europeo tra i paesi in cui già vige una legislazione in materia, al fine di garantire un trattamento equo per quanto concerne il lavoro, la libera circolazione, l'imposizione fiscale e la previdenza sociale, la protezione dei redditi dei nuclei familiari e la tutela dei bambini;
6. si compiace dell'adozione della direttiva 2010/41/CE sull'applicazione del principio della parità di trattamento fra gli uomini e le donne che esercitano un'attività autonoma e invita gli Stati membri ad assicurare la sua piena e puntuale attuazione;
7. si rammarica dell'adozione da parte di alcuni Stati membri di definizioni restrittive di «famiglia» con lo scopo di negare la tutela giuridica alle coppie dello stesso sesso e ai loro figli; ricorda che il diritto dell'UE viene applicato senza discriminazione sulla base di sesso o orientamento sessuale, in conformità della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea;
8. sottolinea che il consolidamento finanziario senza considerazione della parità di genere rischia di portare a una maggiore segregazione di genere nel mercato del lavoro, a un incremento del lavoro precario tra le donne, a un più ampio divario retributivo tra i sessi, a un incremento della povertà femminile e a maggiori difficoltà nel combinare assistenza e lavoro;
9. invita il Consiglio a portare avanti la posizione del Parlamento europeo in merito alla modifica della direttiva sul congedo di maternità, in particolare per quanto concerne la retribuzione per le donne che hanno partorito di recente, al fine di assicurare la continuità dell'indipendenza economica delle donne in tale periodo;
10. invita gli Stati membri a promuovere attivamente e a monitorare da vicino l'attuazione dell'accordo quadro delle parti sociali sul congedo parentale, in particolare in relazione al periodo non trasferibile, e a garantire la rimozione di tutte le barriere al fine di incrementare il tasso di utilizzo del congedo da parte degli uomini;
11. sottolinea che, per le donne, disporre di un reddito proprio e di un'occupazione retribuita e di qualità costituisce un fattore chiave ai fini della loro autonomia economica e di una maggiore parità tra donne e uomini nella società nel suo complesso;
12. invita gli Stati membri e le parti sociali ad includere specialmente le lavoratrici nella formazione e nella formazione professionale relative ai «posti di lavoro verdi», che vengono considerati dalla Commissione europea come «settori chiave per la crescita» del mercato del lavoro europeo;
13. invita la Commissione e gli Stati membri ad analizzare ed eliminare le barriere al (re)inserimento nel mercato del lavoro e al lavoro autonomo delle donne rom, nonché a porre adeguatamente l'accento sul ruolo delle donne in relazione all'emancipazione economica dei rom emarginati e alla creazione di imprese;
14. chiede che siano avviate azioni a livello nazionale ed europeo volte a stimolare lo spirito imprenditoriale delle donne, istituendo servizi di formazione e di consulenza professionale e giuridica, nonché facilitando l'accesso al finanziamento pubblico e privato;
15. invita la Commissione e gli Stati membri a valutare l'impatto di genere della crisi economica e finanziaria attraverso una valutazione dell'impatto di genere e le susseguenti misure volte a integrare la dimensione di genere nel bilancio;
16. invita gli Stati membri ad investire la spesa degli attuali Fondi strutturali per il periodo 2007-2013 nello sviluppo di servizi di assistenza al fine di permettere sia alle donne che agli uomini di combinare la vita professionale e quella privata;
Pari retribuzione per lo stesso lavoro e lavoro di pari valore
17. osserva che, nonostante le innumerevoli campagne, gli obiettivi e le misure degli ultimi anni, il divario salariale di genere resta elevato: nell'UE le donne guadagnano in media il 17,5% in meno rispetto agli uomini e in tempi recenti questo divario si è ridotto solo marginalmente; invita gli Stati membri a raddoppiare gli sforzi nell'attuazione delle disposizioni europee al fine di colmare tale divario;
18. chiede una strategia multiforme da parte delle istituzioni europee, degli Stati membri e delle parti sociali al fine di affrontare l'insieme delle cause del persistente divario retributivo tra i sessi, che includa un obiettivo di retribuzione paritaria europeo atto a ridurre del 10% il divario di retribuzione in tutti gli Stati membri allo scopo di garantire la parità retributiva tra donne e uomini per lo stesso lavoro e la stessa qualificazione, e accoglie con favore l'iniziativa della Commissione di promuovere una giornata europea della parità retributiva; si rammarica che la Commissione non abbia presentato alcuna proposta legislativa dopo l'adozione della risoluzione del Parlamento europeo del 18 novembre 2008 e delle sue raccomandazioni;
19. invita gli Stati membri e la Commissione ad adottare misure adeguate volte a ridurre il divario di pensione tra i generi quale conseguenza diretta del divario retributivo tra i generi, nonché a valutare l'impatto dei nuovi sistemi pensionistici sulle varie categorie di donne, con particolare attenzione ai contratti part-time e atipici;
20. invita gli Stati membri ad adottare misure specifiche per garantire un miglioramento economico e una valutazione finanziaria più equa delle attività sociali. è del parere che le attività nel campo dell'educazione e dell'assistenza debbano essere equiparate, dal punto di vista finanziario, alle altre attività lavorative e che non debba esserci alcun danno finanziario per un uomo o una donna che scelgono di svolgere un'attività sociale;
21. esprime preoccupazione per la possibilità che la crisi economica e i tagli di bilancio aggravino il problema, poiché saranno soprattutto le donne a essere colpite, e invita i governi degli Stati membri e le parti sociali a elaborare un piano d'azione nonché obiettivi concreti e ambiziosi;
22. invita gli Stati membri a utilizzare meglio le capacità delle donne immigrate altamente qualificate e a offrire loro l'accesso all'istruzione e alla formazione, compresi i corsi di lingua, al fine di evitare la dequalificazione, garantire pari opportunità di lavoro e promuovere l'integrazione degli immigrati; chiede agli Stati membri di riservare attenzione all'adozione di misure a favore delle donne migranti e incoraggia la consultazione delle ONG e delle organizzazioni di donne migranti sulle politiche e le misure finalizzate a rafforzare la loro integrazione sociale;
23. è preoccupato per le normative presenti in alcuni Stati membri che non vietano espressamente la pratica di dare ai datori di lavoro lettere di dimissioni prefirmate da parte delle donne al momento dell'assunzione, con l'effetto di aggirare la legislazione in materia di tutela della maternità;
Parità nei processi decisionali
24. ritiene che la partecipazione attiva e la piena inclusione delle donne nel mercato del lavoro europeo abbia non solo effetti positivi sulle imprese, ma anche sull'economia e sulla società nel suo insieme e sia una questione che riguarda i diritti fondamentali e democrazia: le donne costituiscono il 60% dei nuovi laureati ma continuano a essere sottorappresentate negli organi decisionali del settore economico;
25. deplora che i piani di ripresa economica si concentrino principalmente sui posti di lavoro in cui prevalgono gli uomini; invita gli Stati membri e la Commissione, durante l'attuazione della strategia Europa 2020 e dei programmi nazionali di riforma, ad affrontare in modo coerente la parità di genere e a riservare elevata priorità alle barriere relative alla partecipazione femminile al mercato del lavoro, con particolare riguardo per le donne con disabilità, le migranti e le donne appartenenti a minoranze etniche, le donne di età compresa fra i 54 e i 65 anni e le donne rom; richiama l'attenzione sul fatto che, al fine di trovare un buon equilibrio tra lavoro e vita familiare e diventare finanziariamente indipendenti, le donne e gli uomini devono avere accesso a forme di impiego flessibili, compreso il telelavoro; rileva che le donne sono sottorappresentate nei settori che possono espandersi come il settore delle energie rinnovabili, i lavori scientifici e ad alta intensità tecnologica, e invita quindi il Consiglio, la Commissione e gli Stati membri a formulare politiche di creazione di posti di lavoro che tengano conto della rappresentanza equilibrata di uomini e le donne in questi nuovi settori;
26. invita a sostenere iniziative e campagne tese all'abbattimento degli stereotipi relativi alla scarsa efficienza delle lavoratrici e alla mancanza di capacità gestionali; invita inoltre a sostenere le donne nello sviluppo delle proprie carriere e negli sforzi tesi al raggiungimento di posizioni manageriali;
27. si rammarica dell'assenza di progressi verso un aumento della presenza delle donne nei consigli di amministrazione delle società, come emerge dalla relazione della Commissione sulle donne nel processo decisionale economico relativa al 2012;constata che all'interno dell'UE la rappresentanza femminile negli organi direttivi delle principali aziende quotate in borsa è pari soltanto al 13%, e solo il 3% degli incarichi di presidenza è ricoperto da donne;
28. invita la Commissione a presentare quanto prima dati aggiornati e completi sulla rappresentanza femminile in seno a tutti i tipi di imprese nell'UE nonché sulle misure obbligatorie e facoltative adottate dalle imprese e su quelle recentemente introdotte dagli Stati membri con l'obiettivo di aumentare detta presenza; osserva che, secondo la relazione della Commissione sulle donne nel processo decisionale economico, le azioni intraprese dalle aziende e dagli Stati membri sono insufficienti; si compiace dell'annunciata consultazione sulle misure volte a rafforzare l'equilibrio di genere nel processo decisionale economico; si rammarica tuttavia che la Commissione non stia adottando misure legislative immediate, come si era impegnata a fare in caso di mancato raggiungimento degli obiettivi fissati; ritiene che, visti gli scarsi progressi compiuti nel 2011, sia necessario adottare misure più concrete di una semplice consultazione; rinnova pertanto la sua richiesta formulata nel 2011 che siano presentate entro il 2012 proposte legislative comprendenti quote per portare la rappresentanza femminile negli organi direttivi delle imprese al 30% entro il 2015 e al 40% entro il 2020, tenendo comunque conto delle responsabilità degli Stati membri e delle loro specificità economiche, strutturali (ad esempio le dimensioni delle imprese interessate), giuridiche e regionali;
29. insiste sulla necessità che gli Stati membri adottino misure, in particolare per via legislativa, che stabiliscano obiettivi vincolanti per garantire la presenza paritaria di donne e uomini nei posti di responsabilità delle imprese, dell'amministrazione pubblica e degli organi politici; fa riferimento agli esempi positivi di Norvegia, Spagna, Germania, Italia e Francia;
30. ricorda che le elezioni europee del 2014, seguite dalla nomina della prossima Commissione europea e le candidature per incarichi amministrativi di alto livello all'interno delle istituzioni europee, costituiscono una possibilità di orientarsi verso la democrazia paritaria a livello UE;
31. invita gli Stati membri a sostenere la parità proponendo una donna e un uomo come candidati al posto di Commissario europeo; invita il presidente designato della Commissione a perseguire l'obiettivo della parità nella composizione della Commissione; invita la Commissione in carica a sostenere pubblicamente tale procedura;
32. sottolinea che l'utilizzo delle quote elettorali ha effetti positivi sulla rappresentanza delle donne e accoglie con favore i sistemi di parità stabiliti per legge e le quote di genere introdotte in Francia, Spagna, Belgio, Slovenia, Portogallo e Polonia; chiede agli Stati membri, con rappresentanza particolarmente bassa delle donne nelle assemblee politiche, di prendere in considerazione l'introduzione di misure equivalenti;
33. accoglie con favore l'aumento significativo del numero di presidenti di commissione parlamentare e il numero di deputate nella legislatura 2009-2014, ma deplora la diminuzione delle vicepresidenti del Parlamento europeo nella seconda metà della legislatura; propone quindi misure per un equilibrio di genere assoluto per quanto riguarda la carica di vicepresidente;
34. invita gli Stati membri a promuovere l'imprenditorialità femminile e fornire sostegno finanziario, orientamento e formazione professionale per incoraggiare le donne alla creazione di proprie aziende;
Dignità, integrità e fine della violenza di genere
35. sollecita la Commissione a includere la violenza e le molestie a carattere omofobico e transfobico nei suoi programmi d'azione contro la violenza di genere;
36. si compiace degli sforzi, compiuti a livello comunitario e nazionale, per combattere la violenza nei confronti delle donne, degli uomini e dei bambini, come la creazione dell'Ordine di protezione europeo, la direttiva in materia di prevenzione e lotta contro la tratta di esseri umani e il pacchetto legislativo destinato a rafforzare i diritti delle vittime nell'UE, ma sottolinea che tale fenomeno rimane un grande problema irrisolto; invita la Commissione e gli Stati membri ad adottare e attuare politiche volte a combattere tutte le forme di violenza contro le donne, compresi tutti gli abusi sessuali, fisici e psicologici, la violenza domestica, le molestie e la necessità di includere la lotta contro la violenza di genere nelle politiche esterne e nelle politiche di cooperazione allo sviluppo dell'UE; sottolinea la necessità di accertare la dimensione effettiva del problema della violenza di genere nell'Unione europea; rileva l'importante lavoro da effettuare in tale settore da parte dell'Osservatorio europeo sulla violenza di genere e chiede pertanto che l'Osservatorio sia attivato al più presto;
37. ribadisce la necessità che la Commissione presenti una strategia a livello UE per porre fine alla violenza contro le donne tra cui uno strumento legislativo penale per combattere la violenza di genere come sollecitato dal Parlamento in varie risoluzioni; chiede alla Commissione di dichiarare il 2015 «Anno europeo per la cessazione della violenza contro le donne»;
38. incoraggia gli Stati membri ad attuare programmi di informazione in materia di molestie e mobbing sul luogo di lavoro, per far sì che le donne che subiscono tali trattamenti siano in grado di adottare contromisure efficaci;
39. intende per violenza domestica qualsiasi abuso sessuale, fisico e psicologico; rileva che la violenza di genere miete ogni anno numerose vittime all'interno dell'UE; chiede quindi l'adozione di adeguate misure affinché la violenza contro le donne sia considerata una questione di sicurezza pubblica, anziché una questione privata e domestica, e una violazione dei diritti fondamentali, garantendo fra l'altro l'accesso a forme di prevenzione, tutela giuridica e assistenza, anche con riferimento ai comportamenti persecutori;
40. esprime soddisfazione per la recente adozione della direttiva sull'Ordine di protezione europeo, che mira a proteggere tra l'altro le vittime della violenza di genere, e invita gli Stati membri a procedere quanto prima al suo recepimento nel diritto nazionale affinché l'Ordine di protezione europeo possa funzionare efficacemente;
41. ricorda, a tal proposito, il pacchetto dell'UE sui diritti delle vittime; invita gli Stati membri a includere nel pacchetto azioni e risorse specifiche contro ogni forma di violenza contro le donne, compresa la violenza domestica, la violenza sessuale, le molestie, i cosiddetti delitti d'onore, la mutilazione genitale femminile, i matrimoni forzati e altre forme di violenza e violazione dei diritti individuali;
42. invita gli Stati membri a introdurre programmi di riabilitazione e psicologici per chi commette abusi fisici al fine di ridurre l'incidenza di tali fatti; richiama inoltre l'attenzione sull'aumento di comportamenti aggressivi tra le giovani donne;
43. invita la Commissione ad attuare il suo impegno per la parità di genere tradizionale nel sistema europeo comune di asilo.
44. sottolinea quanto sia importante che gli Stati membri e le autorità regionali e locali adottino misure destinate a favorire il reinserimento nel mercato del lavoro delle donne vittime della violenza di genere, attraverso strumenti quali l'FSE o il programma PROGRESS;
45. segnala che il rafforzamento dell'indipendenza sociale ed economica come pure dell'autonomia in materia di salute sessuale e riproduttiva e la libertà di scelta del partner costituiscono un presupposto importante ai fini della lotta contro la violenza;
46. invita la Commissione e gli Stati membri a riconoscere la dimensione di genere nel settore della sanità come parte essenziale delle politiche dell'Unione europea in materia e a intensificare i loro sforzi per adottare una duplice strategia mirata a integrare nelle politiche sanitarie a livello nazionale ed europeo la dimensione di genere e la questione dell'età e ad adottare azioni specifiche nel settore dell'uguaglianza di genere;
47. ribadisce la sua posizione in merito ai diritti alla salute sessuale e riproduttiva affermata nelle risoluzioni del 1° febbraio 2010 e dell'8 febbraio 2011 sulla parità tra donne e uomini nell'Unione europea – 2009 e 2010; esprime preoccupazione, a tale proposito, per i recenti tagli alla pianificazione familiare e all'educazione sessuale così come per le restrizioni all'accesso ai servizi di salute sessuale e riproduttiva in alcuni Stati membri, con particolare riferimento alla tutela della gravidanza e della maternità nonché all'aborto sicuro e legale; sottolinea che ogni donna deve avere il controllo sui propri diritti sessuali e riproduttivi anche beneficiando dell'accesso a metodi contraccettivi di alta qualità e a prezzi accessibili;
48. è preoccupato per la crescente incidenza dell'HIV/AIDS e di altre malattie sessualmente trasmissibili, soprattutto tra le donne; fa notare che il 45% dei nuovi malati di HIV sono giovani donne e ragazze di età compresa tra i 15 e i 24 anni; esorta pertanto la Commissione a dare particolare rilievo alla prevenzione nella sua strategia di lotta all'HIV/AIDS, nonché a sensibilizzare maggiormente la popolazione ai rischi connessi alle malattie sessualmente trasmissibili e a ridurre il numero delle nuove infezioni da HIV, attraverso l'inserimento dell'educazione sessuale e il libero accesso ai preservativi e ai test HIV;
49. chiede che venga avviato un dibattito su scala europea e nazionale sulle modalità per combattere gli stereotipi legati ai rispettivi ruoli delle donne e degli uomini; sottolinea a questo proposito, l'importanza di promuovere la rappresentazione dell'immagine femminile in un modo che rispetti la dignità delle donne e di lottare contro i persistenti stereotipi di genere, in particolare la prevalenza di immagini degradanti, nel pieno rispetto della libertà di espressione e della libertà di stampa;
50. invita l'Unione europea e i suoi Stati membri ad integrare in tutte le loro politiche, sulla base dell'esigenza di integrare la dimensione di genere, una particolare attenzione alle donne con esigenze specifiche;
51. invita gli Stati membri e la Commissione a prestare particolare attenzione alle categorie di donne vulnerabili, vale a dire le donne disabili, le donne anziane, le donne immigrate, la donne con un basso livello di formazione o senza alcuna formazione, le donne con persone a carico, le donne immigrate e le donne appartenenti a minoranze, trattandosi tutte di categorie specifiche per le quali è necessario adottare misure adeguate alle loro condizioni;
52. invita gli organismi nazionali, regionali e locali competenti in materia di parità a introdurre approcci integrati per migliorare la risposta ai casi di discriminazione multipla e la loro gestione; sottolinea inoltre che gli organismi menzionati dovrebbero offrire a giudici, avvocati e al personale in generale una formazione che consenta loro di individuare, prevenire e gestire le situazioni di discriminazione multipla;
Parità tra donne e uomini nell'azione esterna dell'Unione
53. chiede che nel quadro delle politiche esterne dell'UE venga data la massima priorità ai diritti umani delle donne e alla capacità di utilizzarli in modo efficace; nonché all'applicazione della direttiva 2011/36/UE concernente la prevenzione e la repressione della tratta di esseri umani e la protezione delle vittime;
54. esprime preoccupazione – pur compiacendosi dei passi che promuovono più democrazia e libertà nei paesi del Mediterraneo meridionale, che i diritti delle donne possano risultare indeboliti in seguito alla Primavera araba; invita la Commissione ad elaborare misure di sostegno specifiche a favore dell'uguaglianza di genere in questi paesi;
55. si rammarica che lo stupro sia ancora utilizzato in alcune regioni del mondo come un'arma; invita l'Unione europea, per il tramite del Servizio europeo per l'azione esterna, a inserire questo fenomeno tra le priorità della sua agenda politica;
56. nota che quest'anno la popolazione mondiale ha raggiunto i 7 miliardi; è convinto che la pianificazione familiare debba avere una posizione prioritaria nell'agenda politica;
57. esprime preoccupazione per il lento progresso nel conseguimento degli Obiettivi di sviluppo del millennio, soprattutto in relazione all'OSM 5: migliorare la salute materna, e per i forti ritardi che si registrano in ordine alla riduzione di tre quarti del tasso di mortalità materna nonché per il fatto che l'obiettivo dell'accesso universale alla salute riproduttiva entro il 2015 è ancora lungi dall'essere raggiunto; rileva che circa 1000 donne muoiono ancora ogni giorno a causa di complicanze, del tutto evitabili, legate alla gravidanza o al parto;
58. esorta i leader politici e religiosi ad appoggiare pubblicamente e pienamente l'OSM 5 e a promuovere servizi moderni di salute sessuale e riproduttiva;
59. invita gli Stati membri a confermare il loro sostegno politico e finanziario agli Obiettivi di sviluppo del millennio e se non ad aumentare i loro sforzi volti a perseguire l'OSM 5 nonostante il periodo di recessione economica;
60. accoglie con favore la recente decisione delle Nazioni Unite di creare una giornata internazionale della bambina in data 11 ottobre, come potente mezzo per evidenziare le particolari esigenze e i diritti delle bambine e di sostenere più ampi interventi e maggiori investimenti al fine di permettere alle bambine di raggiungere il loro pieno potenziale, in linea con gli standard e gli obblighi internazionali in materia di diritti umani, fra cui gli Obiettivi di sviluppo del millennio;
61. ricorda alla Commissione e agli Stati membri il loro impegno ad attuare la risoluzione 1325 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sulle donne, la pace e la sicurezza, ed esorta a rendere la fornitura di aiuti umanitari dell'UE effettivamente indipendente dalle restrizioni sugli aiuti umanitari imposte dagli Stati Uniti, in particolare assicurando l'accesso all'aborto alle donne e alle ragazze vittime di stupro nei conflitti armati;
Governance
62. chiede alla futura presidenza del Consiglio di sbloccare la direttiva del Consiglio recante applicazione del principio di parità di trattamento fra le persone indipendentemente da religione o convinzioni personali, disabilità, età o l'orientamento sessuale, con l'intento di approvarla durante la Presidenza danese;
63. chiede alla Commissione di rispondere alle aspettative della risoluzione del Parlamento europeo sul Piano d'azione che attua il programma di Stoccolma;
64. invita la Commissione a tener conto delle implicazioni della causa Test-Achats nella futura legislazione, al fine di migliorare la certezza giuridica, in particolare e via d'a in relazione alla direttiva 2004/113/CE del Consiglio, del 13 dicembre 2004, che attua il principio della parità di trattamento tra uomini e donne per quanto riguarda l'accesso a beni e servizi e la loro fornitura;
65. invita il Consiglio, nell'ambito dei negoziati in corso sul quadro finanziario pluriennale dell'UE 2014-2020, a introdurre una prospettiva di genere nella procedura di bilancio dell'UE e a garantire che i finanziamenti dell'UE destinati alle attività sui diritti delle donne e la parità di genere, compresa la lotta alla violenza contro le donne, siano mantenuti a livelli prevedibili e non siano ridotti, in relazione alle politiche sia interne che esterne;
66. deplora la mancanza di progressi da parte degli Stati membri per quanto concerne i programmi di modernizzazione della legislazione in materia di congedo di maternità e di paternità e chiede un compromesso equilibrato con la futura Presidenza danese dell'UE per ottenerne l'approvazione nel primo semestre del 2012, così da rispondere ai bisogni delle famiglie europee e dell'economia europea; invita la Commissione a presentare proposte relative ai regimi di congedo per l'assistenza di familiari anziani o malati;
67. invita la Commissione a presentare una comunicazione esaustiva sulla situazione dei nuclei familiari composti da un'unica persona nell'UE, proponendo politiche volte a ottenere un trattamento equo in settori quali l'imposizione fiscale, la sicurezza sociale, la situazione abitativa, l'assistenza sanitaria, l'assicurazione e le pensioni, sulla base del principio di neutralità politica in relazione alla composizione del nucleo familiare;
68. invita la Commissione e gli Stati membri a raccogliere, analizzare e pubblicare dati statistici ed indicatori qualitativi di genere affidabili, disaggregati per sesso, per poter valutare ed aggiornare correttamente la strategia della Commissione in materia di parità tra donne e uomini (2010-2015) e a monitorare l'applicazione trasversale della parità di genere in tutte le politiche;
69. ribadisce il suo invito alla Commissione di mettere a punto una tabella di marcia per la parità delle persone LGBTI analoga alla tabella di marcia per la parità di genere;
70. esprime viva preoccupazione per quanto riportato dai media, secondo cui le vittime del traffico di esseri umani vengono trattate come criminali anziché ricevere sostegno, e invita la Commissione a indagare sul trattamento riservato negli Stati membri alle vittime del traffico di esseri umani, della schiavitù sessuale e della prostituzione forzata;
71. chiede di prestare attenzione alla situazione dei meccanismi istituzionali concernenti l'uguaglianza di genere negli Stati membri, per impedire che la recessione economica, le riforme in corso e altre forme di ristrutturazione abbiano un effetto particolarmente negativo su detti meccanismi, senza i quali la priorità orizzontale dell'uguaglianza tra uomini e donne, con la sua specificità gestionale, rischia di non essere attuata;
72. ricorda la necessità di migliorare i sistemi di collaborazione e partecipazione delle organizzazioni delle donne, e della società civile in generale, nei processi di integrazione della dimensione di genere;
73. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione.
(1) GU L 101 del 15.4.2011, pag. 1.
(2) Allegato alle conclusioni del Consiglio del 7 marzo 2011.
(3) GU C 130 del 30.4.2011, pag. 4.
(4) GU C 233 E del 28.9.2006, pag. 130.
(5) GU C 67 E del 18.3.2010, pag. 31.
(6) GU C 341 E del 16.12.2010, pag. 35.
(7) Testi approvati, P7_TA(2011)0085.
(8) Testi approvati, P7_TA(2011)0330.
(9) Testi approvati, P7_TA(2011)0127.
(10) Testi approvati, P7_TA(2011)0086.
(11) GU C 236 del 12.8.2011, pag. 79.
Autore:
Parlamento europeo
Dossier:
Famiglia e Religione
Parole chiave:
Matrimonio, Convivenza, Diritti umani, Famiglia, Donne, Principio di uguaglianza, Orientamento sessuale, Unioni civili
Natura:
Risoluzione