Risoluzione 08 settembre 2010
Risoluzione del Parlamento europeo dell'8 settembre 2010 sulla situazione dei diritti umani in Iran, in particolare sui casi di Sakineh Mohammadi-Ashtiani e di Zahra Bahrami
[edizione provvisoria tratta da www.europarl.europa.eu]
Il Parlamento europeo,
– viste le sue precedenti risoluzioni sull'Iran, in particolare quelle aventi per oggetto la questione dei diritti umani, e più specificamente le risoluzioni adottate il 22 ottobre 2009(1) e il 10 febbraio 2010(2) ,
– vista la dichiarazione del Presidente del Parlamento europeo del 9 ottobre in occasione della Giornata europea contro la pena di morte e la dichiarazione dell'11 agosto 2010 sulla condanna dei leader religiosi Baha'i,
– viste le dichiarazioni del 14 giugno e 6 luglio rilasciate dal vicepresidente della Commissione/Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza,
– vista la relazione del Segretario generale dell'ONU del 23 settembre 2009 sulla situazione dei diritti umani nella Repubblica islamica dell'Iran e la dichiarazione sull'Iran rilasciata il 4 marzo 2010 dall'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti dell'uomo,
– viste le risoluzioni adottate dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite, in particolare le risoluzioni 62/149 e 63/138 su una moratoria delle esecuzioni nell'attesa dell'abolizione della pena di morte,
– visti il patto internazionale relativo ai diritti civili e politici (ICCPR), il patto internazionale relativo ai diritti economici, sociali e culturali (ICESCR), la convenzione sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale e la convenzione sui diritti del fanciullo, patti e convenzioni di cui la Repubblica islamica dell'Iran è firmataria,
– vista la convenzione di Vienna del 1963 sulle relazioni diplomatiche e consolari,
– visto l'articolo 110, paragrafo 4, del suo regolamento,
A. considerando che l'Iran continua a detenere nel mondo il triste primato del paese che sottopone ad esecuzione il maggior numero di delinquenti minorili e considerando che solo nel 2010 sono state emesse qualcosa come 2 000 sentenze di condanna a morte,
B. considerando che, secondo quanto viene riferito, nella prigione Aba Vahil di Mashad soltanto nelle ultime settimane sono stati giustiziati oltre cento prigionieri per reati connessi con la droga, e che centinaia di altri attendono di essere messi a morte nei prossimi giorni; che tali esecuzioni di massa, peraltro decise nel più grande segreto, violano palesemente il diritto internazionale,
C. considerando che contrariamente alle asserzioni fatte dalle massime autorità giudiziarie iraniane, l'Iran infligge ancora la pena della lapidazione per il reato di adulterio, come nel caso di Sahineh Mohammadi Ashtiani, fatto sottolineato nelle sue "confessioni" trasmesse per televisione l'11 agosto 2010,
D. considerando che nel 2006 Sakineh Mohammadi-Ashtiani, accusata di aver avuto due relazioni intime extraconiugali dopo la morte del marito, è stata condannata in Iran alla pena di 99 frustate, eseguita lo stesso anno,
E. considerando che la stessa è stata anche accusata di complicità nell'omicidio del marito, accusa dalla quale è stata poi assolta, prima di essere accusata di relazione adulterina durante il matrimonio e condannata alla lapidazione,
F. considerando che la lapidazione, che doveva aver luogo il 9 luglio 2010, è stata sospesa "per ragioni umanitarie" dalle autorità iraniane in seguito alle pressioni internazionali,
G. considerando che la sentenza di lapidazione è una palese violazione degli obblighi internazionali cui è soggetto l'Iran in virtù del Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici; considerando che soltanto di recente l'Iran ha accettato, durante la revisione periodica universale di cui è stato oggetto presso il Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, di rispettare almeno i requisiti minimi e le disposizioni di detto Patto sulla pena di morte fin quando questa sarà mantenuta,
H. considerando che il 10 agosto 2010 il diciottenne Ebrahim Hammadi è stato condannato a morte dopo essere stato incriminato per presunti atti di sodomia che sarebbero stati commessi a soli 16 anni, a seguito di una confessione che egli sostiene essergli stata estorta sotto tortura,
I. considerando che l'avvocato difensore per entrambi i casi, Mohammad Mostafaei, che ha cercato di sensibilizzare l'opinione pubblica sulla situazione degli accusati, è dovuto fuggire dal paese per paura di essere arrestato, e considerando che un numero sempre maggiore di avvocati dei diritti umani, fra cui Mohammed Ali Dadkah, Mohammad Oliyifard e Mohammad Seifzadeh nonché personalità eminenti come il premio Nobel Shirin Ebadi, devono affrontare le persecuzioni dello Stato, che vanno dalle imposizioni fiscali spropositate alle minacce contro le loro vite e le loro famiglie,
J. considerando che l'avvocato per i diritti umani Nasrin Sotoudeh, che gode di ampio rispetto per il suo impegno a favore dei minori condannati alla pena di morte e per la sua difesa di prigionieri di coscienza, è stata arrestata il 4 settembre 2010 con l'accusa di propaganda contro lo Stato e collusione e associazione finalizzate ad attentare alla sicurezza nazionale,
K. considerando che un anno dopo le elezioni presidenziali fraudolente e le successive proteste di massa, restano in carcere centinaia di manifestanti, giornalisti, attivisti civili e persino comuni cittadini, come la olandese Zahra Bahrami, che pur negano ogni collegamento con le dimostrazioni,
L. considerando che Zahra Bahrami, che si era recata in Iran per far visita alla sua famiglia, è stata arrestata in seguito alle proteste della festività dell'Ashura che si celebrava il 27 dicembre 2009 ed è stata costretta a fare delle confessioni in televisione per ammettere la veridicità delle accuse formulate contro di lei,
M. considerando che né le organizzazioni internazionali per i diritti umani, né le autorità olandesi hanno avuto il permesso di vedere Zahra Bahrami,
N. considerando che le confessioni forzate, le torture e i maltrattamenti inflitti ai detenuti, la privazione del sonno, la detenzione in celle di isolamento, la detenzione illegale, il ricorso a trattamenti crudeli, inumani e degradanti, le violenze fisiche, compresa la violenza sessuale, e l'impunità per gli agenti dello Stato continuano a essere largamente diffuse in Iran, il che solleva gravi dubbi circa l'equità e la trasparenza dei processi giudiziari nel paese,
O. considerando che sono in aumento i casi in cui i difensori pacifici dei diritti civili sono imputati di "moharabeh'" (guerra contro Dio) che può comportare la pena di morte come nel caso di Shiva Nazar Ahari, un membro della Commissione dei reporter sui diritti umani (CHRR), detenuta dal 20 dicembre 2009 e il cui processo è imminente,
P. considerando che in Iran non cessa la persecuzione delle minoranze religiose ed etniche; considerando che nell'agosto 2010 i sette leader di fede Baha'i, Fariba Kamalabadi, Jamaloddin Khanjani, Afif Naeimi, Saeid Rezaie, Mahvash Sabet, Behrouz Tavakkoli e Vahid Tizfahm, imprigionati dal 2008 unicamente sulla base delle loro credenze religiose, sono stati condannati a 20 anni di prigione con l'imputazione di propaganda contro lo Stato e spionaggio,
Q. considerando che continuano le vessazioni a carico degli oppositori politici Mir-Hossein Mousavi e Mehdi Karrubi e di altri alti esponenti dei partiti politici; che ai primi di settembre 2010 la residenza dell'ex candidato alla presidenza Mehdi Karroubi è stata attaccata da dozzine di membri delle forze dell'ordine in borghese, con atti di vandalismo, graffiti, vetri infranti e spari all'interno della sua abitazione; considerando che gli attacchi sono stati perpetrati dopo che il comandante della Guardia rivoluzionaria Ali Jafari aveva dichiarato che il popolo dell'Iran avrebbe giudicato i "capi della sedizione", riferendosi ai leader dell'opposizione; considerando che non vi è stato alcun tentativo da parte delle forze di polizia di bloccare gli attacchi,
R. considerando che in Iran le persone accusate di reati sono state associate all'opposizione politica e che i membri dell'opposizione sono considerati dalla giustizia iraniana alla stregua di criminali, allo scopo di rendere l'opposizione politica sinonimo di attività criminosa,
1. rende onore al coraggio di tutti gli uomini e le donne iraniani che lottano per difendere le proprie libertà fondamentali, il rispetto dei diritti umani e i principi democratici, che protestano attivamente contro la lapidazione ed altre forme di pena crudeli e che esprimono la loro volontà di vivere in una società libera da repressioni e intimidazioni;
2. condanna fermamente la condanna a morte per lapidazione di Sakineh Mohammadi-Ashtiani; ritiene che, quali che siano i fatti, una condanna a morte per lapidazione non possa mai essere giustificata o accettata;
3. sollecita le autorità iraniane a sospendere la sentenza inflitta a Sakineh Mohammadi Ashtiani e ad avviare una completa revisione del suo caso;
4. insiste fermamente affinché il governo iraniano riconsideri il caso di Zahra Bahrami, le conceda immediatamente la possibilità di consultare un legale e di beneficiare dell'assistenza consolare, la rilasci o le permetta di essere sottoposta a un equo processo; invita Catherine Ashton, vicepresidente della Commissione/Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, ad affrontare la questione della detenzione di Zahra Bahrami con le autorità iraniane;
5. invita il governo dell'Iran a sospendere l'esecuzione di Ebrahim Hamidi, il diciottenne accusato di sodomia, ed esorta la Repubblica islamica dell'Iran ad abolire infine la pena di morte per i crimini commessi prima dei 18 anni e a modificare la propria legislazione per allinearla con le convenzioni internazionali dei diritti umani che l'Iran ha ratificato, tra cui la convenzione sui diritti del fanciullo e la convenzione internazionale sui diritti politici e civili;
6. esprime la sua profonda costernazione per il fatto che l'Iran continua a trovarsi nel gruppo dei pochissimi paesi, insieme all'Afghanistan, la Somalia, l'Arabia Saudita, il Sudan e la Nigeria, che ancora praticano la lapidazione; invita il parlamento iraniano ad emanare una legge che renda illegale la crudele e disumana pratica della lapidazione;
7. riafferma la sua opposizione alla pena di morte e chiede alle autorità iraniane, conformemente alle risoluzioni 62/149 e 63/138 delle Nazioni Unite, di instaurare una moratoria delle esecuzioni in attesa dell'abolizione della pena di morte;
8. chiede che, in occasione della prossima Assemblea generale dell'ONU, sia presentata una risoluzione con una richiesta a tutti i paesi che ancora praticano la pena di morte di mettere a disposizione del Segretario generale dell'ONU e del pubblico tutte le informazioni relative alla pena capitale e alle esecuzioni, in modo da superare il segreto di Stato sulla pena di morte, che è un elemento che caratterizza un elevato numero di esecuzioni;
9. esprime la propria opposizione a qualsiasi criminalizzazione di relazioni sessuali consensuali tra adulti e sollecita le autorità iraniane a depenalizzare l'adulterio e l'omosessualità;
10. sollecita le autorità iraniane a eliminare, di fatto e di diritto, tutte le forme di tortura e altre pene o trattamenti crudeli, disumani e degradanti, a rispettare le procedure previste dalla legge e a porre fine alle impunità per le violazioni dei diritti dell'uomo;
11. invita la Repubblica islamica dell'Iran a firmare e ratificare la convenzione delle Nazioni Unite sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne (CEDAW);
12. deplora profondamente la mancanza di equità e trasparenza dei processi giudiziari in Iran e invita le autorità iraniane a garantire una procedura di ricorso equa e aperta;
13. invita le autorità iraniane a garantire alla Mezzaluna Rossa l'accesso a tutti i prigionieri e a permettere alle organizzazioni internazionali di difesa dei diritti umani di seguire la situazione nel paese;
14. invita le autorità iraniane a rilasciare immediatamente tutti coloro che sono detenuti unicamente sulla base delle loro partecipazione a proteste pacifiche e della loro volontà di utilizzare il diritto fondamentale della libertà di espressione, e in particolare ribadisce la sua richiesta che i sette leader Baha'i siano assolti;
15. rammenta che la libertà di pensiero, di coscienza e di religione sono valori fondamentali che devono essere garantiti in ogni circostanza, conformemente all'articolo 18 della Convenzione internazionale sui diritti civili e politici (ICCPR), di cui la Repubblica islamica dell'Iran è parte contraente e che l'Iran ha ratificato;
16. chiede la liberazione immediata di tutti gli avvocati per i diritti umani che si trovano in stato di arresto;
17. esprime profonda preoccupazione per l'abuso dei poteri giudiziari da parte delle autorità iraniane al fine di colpire i difensori dei diritti umani e gli attivisti civili, tra cui i membri della campagna "Un milione di firme" e del Consiglio centrale dell'organizzazione studentesca ADVAR;
18. chiede alla Commissione e al Consiglio di elaborare ulteriori misure nel contesto dell'Iniziativa europea per la democrazia e i diritti umani in modo da proteggere attivamente i difensori dei diritti umani in Iran ed esorta gli Stati membri a supportare il Programma europeo Shelter City;
19. chiede che venga emesso nuovamente un mandato ONU che incarichi un Relatore speciale di indagare sugli abusi e si adoperi affinché i responsabili delle violazioni dei diritti umani in Iran rendano conto del loro operato;
20. chiede che l'elenco vigente relativo alle persone e alle organizzazioni soggette al divieto di accesso all'UE e al congelamento dei beni sia esteso per includervi quanti sono responsabili delle violazioni dei diritti umani, della repressione e della limitazione della libertà in Iran;
21. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al vicepresidente della Commissione/Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, al Segretario generale delle Nazioni Unite, al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, alla Commissione dei diritti dell'uomo delle Nazioni Unite, al presidente della Corte suprema iraniana nonché al governo e al parlamento della Repubblica islamica dell'Iran.
(1) P7_TA(2009)0060.
(2) P7_TA(2010)0016.
Autore:
Parlamento europeo
Dossier:
Libertà religiosa, Unione europea, Immigrazione, _Lotta alla discriminazione_
Parole chiave:
Diritti fondamentali, Libertà di coscienza e di religione, Diritti umani, Lapidazione, Dignità umana, Diritto alla vita, Pena di morte
Natura:
Risoluzione