Osservatorio delle libertà ed istituzioni religiose

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Osservatorio delle Libertà ed Istituzioni Religiose

Legge 30 luglio 2012, n.126

Legge 30 luglio 2012 n. 126: “Norme per la regolazione dei rapporti tra lo Stato e la Sacra arcidiocesi ortodossa d'Italia ed Esarcato per l'Europa Meridionale, in attuazione dell'articolo 8, terzo comma, della Costituzione”.   (in Suppl. ordinario n. 168 alla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana 7 agosto 2012, n. 183)   [in vigore dal […]

Deliberazione 26 luglio 2012, n.30

In OLIR.it: Comunicato stampa del Consiglio comunale del 27 luglio
2012
[https://www.olir.it/news.php?notizia=3252&titolo=Milano%3A+Il+Consiglio+comunale+approva+il+Regolamento+delle+Unioni+civili+%28comunicato+stampa%29+]

Sentenza 13 agosto 2012

In OLIR.it: Requisitoria del Promotore di Giustizia, 4 agosto 2012
[https://www.olir.it/documenti/index.php?documento=5888]

Decreto 03 febbraio 2009, n.23/2009

Modificada por DECRETO 122/2010, de 20 de abril, de modificación del
Decreto por el que se establece el currículo de Bachillerato y se
implantan estas enseñanzas en la Comunidad autónoma del País Vasco.

Sentenza 20 luglio 2012, n.5507/2012

El Real Decreto 1467/2007, de 2 de noviembre, por el que se establece
la estructura del bachillerado y se fijan sus enseñanzas mínimas no
establece en su Disposición Adicional Tercera actividad
complementaria alternativa a aquellos alumnos que no opten por recibir
Enseñanza de Religión. La Disposición Derogatoria Única apartado 1
del citado RD, deroga el Real Decreto 2438/1994, de 16 de diciembre,
por el que se regulaba la Enseñanza de la religión, en el que se
contemplaba un sistema de actividades alternativas complementarias,
obligatorias para quienes no optaran por la Enseñanza de Religión.
El Decreto 23/2009, 3 de febrero, regula del currículo de
bachillerato y su implantación en la comunidad autónoma, siguiendo
la norma estatal no prevé actividad alternativa alguna compensatoria
para aquellos que no opten por la enseñanza religiosa en la etapa
educativa de bachillerato. Los recurrentes no cuestionan la legalidad
de la normativa básica estatal, sino que defienden que sea la
legislación autonómica de desarrollo la que establezca el
modelo educativo concreto , configuración de la enseñanza de la
religión como alternativa académica –optativa-. La argumentación
de la sentencia centra “la verdadera cuestión de la controversia en
la declaración contenida en el Acuerdo entre el Estado Español y la
Santa Sede de 3 de enero de 1979, cuando exige, en lo que aquí
importa, que el plan educativo del Bachillerato ha de incluir la
enseñanza de la religión católica “en condiciones
equiparables”(…) Por tanto, al no configurar el Decreto recurrido
la enseñanza de la religión en la forma establecida en el bloque
normativo estatal, determina el incumplimiento del mismo al no
asegurar el tratamiento “en condiciones equiparables a las demás
disciplinas fundamentales”, al no establecerse alternativa o
disciplina académica equiparable alguna que soporte la previsión
normativa de nuestro ordenamiento interno”. Procede, en
consecuencia, haber lugar al recurso de casación y casar la sentencia
de instancia al considerar que la misma infringe el ordenamiento
jurídico estatal aplicable en la interpretación jurídica que
sustenta la decisión de conformidad del Decreto recurrido del
Gobierno Vasco 23/2009, de 3 de febrero, en los preceptos que atienden
a la configuración de la enseñanza de la religión en la etapa de
bachillerato.
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La Redazione di OLIR.it ringrazia per la segnalazione del documento e
la stesura del relativo abstract Adoración Castro Jover, Universidad
del Pais Vasco, San Sebastián.

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In OLIR.it: DECRETO 23/2009, de 3 de febrero, por el que se establece
el currículo de Bachillerato y se implanta en la Comunidad Autónoma
del País Vasco
[https://www.olir.it/documenti/index.php?documento=5887]

Parere 12 luglio 2012

Il documento affronta il tema dell’obiezione di coscienza in
bioetica da un punto di vista generale, con uno sguardo verso le
possibili future questioni, senza limitare le proprie considerazioni
ad alcuni ambiti già regolati (quali ad es., l’interruzione
volontaria di gravidanza); la normativa sulla PMA e quella sulla
sperimentazione animale. Il parere considera l’obiezione di
coscienza in bioetica un diritto costituzionalmente fondato (con
riferimento ai diritti inviolabili dell’uomo), e ne sottolinea la
dimensione democratica, in quanto preserva il carattere problematico
delle questioni inerenti alla tutela dei diritti fondamentali senza
vincolarle in modo assoluto al potere delle maggioranze.
Il documento esamina gli aspetti morali dell’obiezione di coscienza
e si sofferma sul versante giuridico, al quale l’obiettore in
definitiva si rivolge chiedendo di poter non adempiere a comandi
legali contrari alla propria coscienza. Sul versante giuridico, le
nuove frontiere della bioetica propongono infatti sempre più spesso
una nuova sfida allo stato costituzionale, democratico e pluralista:
si tratta di evitare di imporre obblighi contrari alla coscienza
strumentalizzando chi esercita una professione o almeno tutelare
l’obiezione di coscienza quando sono in gioco i diritti inviolabili
dell’uomo senza però mortificare il principio di legalità. Pertanto
un’obiezione di coscienza giuridicamente sostenibile non deve limitare
né rendere più gravoso l’esercizio di diritti riconosciuti per
legge né indebolire i vincoli di solidarietà derivanti dalla comune
appartenenza al corpo sociale.
Da queste conclusioni, derivano alcune raccomandazioni: nella tutela
dell’obiezione di coscienza, che discende dal suo essere
costituzionalmente fondata, si devono prevedere misure adeguate a
garantire l’erogazione dei servizi, con attenzione a non
discriminare né gli obiettori né i non obiettori, e quindi
un’organizzazione delle mansioni e del reclutamento che possa
equilibrare, sulla base dei dati disponibili, obiettori e non.
(fonte: Comitato Nazionale per la Bioetica)

Sentenza 09 luglio 2012, n.26614

Nell’archiviare _de plano _gli atti nonostante l’opposizione proposta
dalla persona offesa, ai sensi del secondo comma dell’art. 410 cod.
proc. pen., il giudice delle indagini preliminari deve motivare
specificamente in ordine sia alla infondatezza della notizia di reato
che alle cause della inammissibilità (omessa indicazione)
dell’oggetto delle investigazioni suppletive eo dei relativi elementi
di prova); in difetto, si produce una violazione del contraddittorio
che è, prima di tutto e in ogni caso, diritto all’ascolto.