Osservatorio delle libertà ed istituzioni religiose

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Osservatorio delle Libertà ed Istituzioni Religiose

Documenti • 27 Febbraio 2004

Mozione 03 febbraio 2004, n.709

Toscana. Consiglio Regionale. Mozione 3 febbraio 2004, n. 709.

OGGETTO: Contro le mutilazioni genitali femminili.

IL CONSIGLIO REGIONALE

Ricordato che:

“Il silenzio resta il migliore alleato di una tradizione terribile”, quella delle mutilazioni dei genitali femminili, a causa delle quali sono ancora vittime in tutto il mondo un numero di donne che oscilla tra 120 e 130 milioni e che riguarda due milioni di bambine e ragazze ogni anno;
Questa consuetudine è presente prevalentemente nell’Africa sub-sahariana, in parte della penisola araba e dell’estremo oriente e le migrazioni delle popolazioni da queste zone verso i Paesi industrializzati ha coinvolto ora anche l’Europa, gli Stati Uniti, il Canada, l’Australia;
L’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha classificato quattro diversi tipi di mutilazione a seconda che comportino parziale e totale ablazione, lesione, modificazioni dei genitali esterni. Atti perpetrati sui corpi, non per ragioni terapeutiche, non per prescrizione di alcuna religione, ma per una tradizione (non solo “si è sempre fatto così”, ma “si deve fare così”), che producono sulle bambine e sulle donne conseguenze fisiche e psichiche gravissime nell’immediato e nel lungo periodo;

Affermato che:

E’ allarmante l’ampiezza e la persistenza di queste pratiche che hanno significati simbolici di subordinazione e di sopruso sulle donne e di concreta mutilazione fisica;
E’ un enorme problema mondiale che mina il diritto alla salute, alla sessualità, alle scelte riproduttive di milioni di donne e fa rischiare la vita di tanti nascituri;
Con la manipolazione degli organi femminili, attraverso questi riti di iniziazione, si inscrive sul corpo delle donne un marchio di dominio patriarcale;

Richiamato che:

Gran parte dei Paesi coinvolti in queste pratiche hanno firmato o ratificato le principali convenzioni internazionali che condannano inequivocabilmente le mutilazioni genitali femminili: Convenzione internazionale sulla eliminazione di tutte le forme di discriminazione nei confronti delle donne (1979), Convenzione internazionale sui diritti dei bambini (1989), Raccomandazione dell’Onu sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione delle donne (1992);
Molti Paesi, inoltre, hanno aderito alle varie Risoluzioni delle Nazioni Unite che perseguono eliminazione delle mutilazioni dei genitali femminili: in particolare il Programma di azione della Conferenza de Il Cairo sulla popolazione e lo sviluppo (1994) e quella della Conferenza di Pechino sulle donne (1995);
La condanna delle mutilazioni dei genitali femminili fa parte di Patti e Convenzioni regionali: la Carta africana sui diritti umani e dei popoli (1981); la Carta dei diritti del benessere dei bambini africani;
In Europa importanti atti sono: la Convenzione europea dei diritti umani e delle libertà fondamentali (1953); la Carta sociale europea (1965); la Carta dei diritti fondamentali di Nizza (2000), la Risoluzione del Consiglio d’Europa contro le mutilazioni dei genitali femminili (1999), in specie la Risoluzione del Parlamento europeo 2001, punto 3;

Preso atto che:

Molte Nazioni africane, pur vietando integralmente o parzialmente queste pratiche, continuano a tollerarle, tanto che in alcuni Paesi le mutilazioni dei genitali femminili arrivano a coinvolgere la quasi totalità delle donne;
Anche in molti Paesi europei ove vigono legislazioni generali che vietano le mutilazioni dei genitali femminili o addirittura considerano tali pratiche specifico reato, il fenomeno non è estirpato. In Italia si calcola che vivano 40.000 donne rimaste vittime delle mutilazioni dei genitali femminili;

Considerato fondamentale che:

Da molte Nazioni si alzano voci di donne contro questo rituale (emblematico il percorso intrapreso dalle donne eritree ed il lavoro della Somaly Women’s Democratic Organization, interrotto dalla guerra civile) giacché, avendolo patito e pagato in sofferenza fisica e psichica, si rifiutano di praticarlo alle loro figlie, incontrando per questo l’ostilità della comunità di appartenenza e non adeguati sostegni nelle società di accoglienza;
Molte organizzazioni femminili dei Paesi interessati dalle mutilazioni dei genitali femminili e nel mondo intero denunciano l’atrocità, sollecitano una presa di coscienza pubblica, propongono azioni preventive e repressive;
Grazie a ciò negli ultimi dieci anni si è innescato un cambiamento di mentalità e di costume che, tuttavia, rimane molto lento e molto difficile;

Rilevato che:

La Toscana si è impegnata a fare la propria parte per concorrere alla eliminazione di questa pratica. Significativa è la scelta di promuovere, unico in Italia, il “Centro di riferimento regionale per la prevenzione e la cura delle complicanze delle mutilazioni dei genitali femminili”, considerandolo parte di un insieme di azioni che devono coinvolgere più soggetti istituzionali, le donne immigrate, la società civile intera;

Preso atto che:

E’ in corso un dibattito, su cui è necessaria la più ampia e attenta discussione, in merito alla proposta avanzata da due medici esperti delle mutilazioni dei genitali femminili e impegnati per le loro eliminazione, i quali propongono di “ritualizzare la sunna”, con l’intento dichiarato di rendere trascurabile l’impatto fisico;
Sulla proposta è cominciato un esame preliminare per accertarne i requisiti etici e deontologici, in cui sono coinvolti l’Ordine dei medici, i Comitati etici locali e la Commissione regionale di bioetica che si deve ancora esprimere;

Considerato che:

La lotta alle mutilazioni genitali femminili è la più difficile delle questioni che ci consegna una società multiculturale, la quale deve affermare i principi di convivenza e di dialogo, senza avallare codici e pratiche di dominio e violenza, contro le quali non si deve avere alcuna tolleranza, e rifuggendo da un approccio assimilazionista, sbagliato ed inefficace;

Ricordato che:

Nel momento in cui tale proposta è stata formulata dai medici, le associazioni delle donne immigrate presenti in Toscana sono state escluse dalla possibilità di far conoscere la propria opinione;

Auspicato che:

Il dibattito scaturito intorno a questa proposta possa diventare più proficuo se sviluppato e trasferito in una sede più larga di confronto tra donne immigrate, associazioni, operatori ed operatrici sociali, sanitari, della formazione;

IL CONSIGLIO REGIONALE S’IMPEGNA ED IMPEGNA
LA GIUNTA REGIONALE A

non autorizzare la proposta di pratica sanitaria in discussione;
Ad aprire un tavolo di confronto a partire dalle donne immigrate e dalle associazioni che sono in prima linea contro le mutilazioni dei genitali femminili e con il coinvolgimento delle operatrici e degli operatori sociali, sanitari, educativi, con lo scopo di promuovere e sperimentare politiche efficaci anche innovative, valutando in questo senso il più ampio spettro di proposte, collegandosi in ciò ad esperienze e progetti internazionali, per:
a) promuovere campagne di informazione e sensibilizzazione per un cambiamento permanente degli orientamenti delle popolazioni che provengono dai Paesi nei quali è prevalente la tradizione delle mutilazioni dei genitali femminili e per preparare la società toscana contro ogni sorta di accettazione passiva di tali pratiche;

b) promuovere politiche di integrazione individuale e collettiva e di accoglienza reali tramite la scolarizzazione e la mediazione per l’accesso a tutti i servizi sanitari, in modo da far vivere le mutilazioni subite o minacciate come un’inaccettabile sofferenza ed un’ingiustizia;
c) sostenere e promuovere progetti di cooperazione per sostenere il contrasto alle mutilazioni dei genitali femminili in quei Paesi ove sono praticate e tollerate, facendo della condanna alle mutilazioni dei genitali femminili una priorità nelle relazioni e negli scambi internazionali;
d) accertare la quantità e la qualità del fenomeno in Toscana, individuando le situazioni sociali a rischio;
e) combattere le mutilazioni dei genitali femminili attraverso l’individuazione di azioni efficaci di dissuasione preventiva e di sostegno a coloro che decidono di non praticarle;
f) preservare la salute delle donne già coinvolte, sviluppando l’iniziativa del Centro di riferimento, in relazione con i servizi territoriali e con l’attività dei medici e dei pediatri di base, opportunamente formati;
g) alleviare le sofferenze fisiche e psicologiche delle bambine e delle loro madri sottoposte a tali pratiche;
h) organizzare importanti appuntamenti di confronto, di approfondimento e di proposta;

CHIEDERE AL PARLAMENTO E AL GOVERNO

Di adeguare ed armonizzare il quadro legislativo in materia di mutilazioni secondo un’impostazione attenta alla prevenzione, all’educazione e alla necessità di non discriminare o isolare e, nel contempo, preveda un’azione di informazione perché le norme siano comprese, accettate, applicate, rispettate;
Di concedere protezione, permessi di soggiorno, diritto d’asilo a donne e ragazze che rischiano di subire le mutilazioni e se ne vogliono sottrarre.