Lettera 15 ottobre 1992
Lettera: “La formazione dei futuri presbiteri all’attenzione verso i beni culturali della Chiesa”
(Ai vescovi diocesani)[1]
Roma, 15 ottobre 1992
Eccellenza Reverendissima,
il Santo Padre Giovanni Paolo II, sollecito della fruttuosa valorizzazione dei beni culturali della Chiesa nell’opera di evangelizzazione, richiesta dall’attuale momento storico, e preoccupato per la salvaguardia di questo prezioso patrimonio artistico e storico della Chiesa e dell’umanità tutta, ha voluto imprimere un rinnovato dinamismo riguardo a tali valori, costituendo un nuovo Organismo nella Curia Romana, che si occupasse di questo esplicito settore di attività pastorale e culturale.
Con l’entrata in vigore della Costituzione Apostolica Pastor bonus, il 1° marzo 1989, la Pontificia Commissione per la Conservazione del Patrimonio Artistico e Storico della Chiesa iniziava appunto la sua attività.
Una delle prime e costanti evidenze, che emergono dall’analisi compiuta sulla situazione relativa allo “status” dei patrimoni artistici e storici della Chiesa, in tutte le parti del mondo, è che – senza un rinnovato impegno dei sacerdoti a riguardo della conservazione di tali beni, della loro valorizzazione culturale e pastorale e della sensibilizzazione circa il loro ruolo nell’evangelizzazione, nella liturgia, nell’approfondimento della fede – difficilmente si potrà realizzare l’operosità auspicata dalla Costituzione Pastor bonus.[2]
Inoltre, si assiste al preoccupante fenomeno di un indebito utilizzo di non pochi patrimoni artistici e storici ecclesiastici, i quali vengono asportati dalla sede per cui erano stati costituiti, per entrare a far parte di abitazioni e di collezioni private. Ciò avviene o a causa di azioni arbitrarie che i responsabili della custodia di tali beni qualche volta compiono o, più spesso, a causa di furti che vanno paurosamente aumentando. Nell’uno e nell’altro caso si rende indispensabile un’opera di vigilanza, di responsabilità e di custodia più accurata a opera dei sacerdoti stessi, nella loro veste di garanti dei beni artistici e storici della comunità cristiana.
Più volte la Santa Sede ha evidenziato e richiamato tale dovere dei Pastori, sottolineando come, già durante gli anni della formazione presbiterale, sia indispensabile che venga data una profonda coscienza del valore dell’arte sacra, dell’importanza della costituzione-custodia-retta utilizzazione degli archivi ecclesiastici e della conservazione-promozione di biblioteche per le comunità cristiane.[3]
Come verrà rimarcato in questo stesso testo, la Ratio Fundamentalis institutionis sacerdotalis, facendo eco alla Costituzione conciliare Sacrosanctum Concilium, richiedeva che la Sacra Liturgia, da considerarsi una delle discipline principali degli studi teologici, venisse presentata «in connessione con le altre discipline».[4] E vari Episcopati, nelle “Norme” emanate per la preparazione del clero nelle loro rispettive nazioni, hanno posto discipline quali: Arte Sacra, Archeologia, Archivistica, Biblioteconomia a corredo della formazione liturgica e pastorale, per promuovere nei loro futuri Presbiteri un’adeguata sensibilità e preparazione circa le future responsabilità nel settore dei patrimoni artistici e storici della Chiesa.[5]
Questa Pontificia Commissione, dopo un accurato esame delle diverse situazioni che si riscontrano nelle varie Chiese Particolari, ritiene proprio compito – d’intesa con la Congregazione per l’Educazione Cattolica – indirizzare agli Eccellentissimi Vescovi, alla cui cura è affidata la formazione integrale dei futuri Presbiteri, la presente lettera, allo scopo di suggerire un’intensificazione o un recupero d’impegno nel promuovere un’adeguata sensibilità e responsabilità in coloro che vanno preparandosi ai compiti presbiterali, riguardo alla valorizzazione, alla conservazione, alla custodia e alla fruizione dei patrimoni artistici e storici della Chiesa.
Un problema di rilievo per la vita della chiesa
1. Nel corso dei secoli la Chiesa ha tradizionalmente avvertito come parte integrante del suo ministero la promozione, la custodia e la valorizzazione delle più alte espressioni dello spirito umano in campo artistico e storico.
Oltre a realizzare un proprio apporto alla promozione integrale dell’uomo mediante varie iniziative educative e culturali, la Chiesa ha infatti annunciato il Vangelo e perfezionato il culto divino in molteplici modi attraverso le arti letterarie, figurative, musicali, architettoniche; nonché attraverso la conservazione di memorie storiche e di preziosi documenti della vita e della riflessione dei credenti. Il messaggio della salvezza si è comunicato, e ancora oggi si comunica, pure attraverso tali mezzi a intere moltitudini di credenti e non credenti.
Questa attenzione costante della Chiesa ha arricchito l’umanità di un immenso tesoro di testimonianze dell’ingegno umano e della sua adesione alla fede. Esso costituisce parte cospicua del patrimonio culturale dell’umanità.
2. Anche il Concilio Vaticano II ha solennemente richiamato questa responsabilità e questo ministero della Chiesa, soffermandosi in particolare, per quanto riguarda l’arte sacra, sulla formazione artistica del clero: «I chierici, durante il corso filosofico e teologico, siano istruiti anche sulla storia e lo sviluppo dell’arte sacra, come pure sui sani principi sui quali devono fondarsi le opere dell’arte sacra, in modo che stimino e conservino i venerabili monumenti della Chiesa e possano offrire opportuni consigli agli artisti nella realizzazione delle opere».[6]
Il Concilio, infatti, prende atto di due componenti importanti del problema che si desidera, ora, sottoporre all’attenzione delle persone e delle istituzioni responsabili della formazione dei futuri presbiteri.
3. Da un lato si assiste oggi, in varie parti del mondo e all’interno delle diverse culture, ad una forte crescita della consapevolezza del valore del patrimonio artistico e culturale dei popoli. Una nuova attenzione è ad esso riservata. Nuove e più abbondanti risorse vengono impiegate per la sua conservazione e il suo utilizzo. Più alte si levano le voci di protesta di fronte al rischio della sua dispersione o distruzione.
Mentre l’umanità registra il fallimento di un modello di vita giocato sul consumo dell’effimero e sul potere incontrastato della tecnica; mentre crollano le ideologie chiuse alla trascendenza e alla spiritualità dell’uomo, si registra un crescente ricorso alla fruizione di beni propri dello spirito umano e caratteristici delle manifestazioni superiori del suo genio.
In un mondo minacciato da nuove forme di barbarie e percorso da flussi migratori sempre più imponenti, che espongono intere popolazioni a vivere quasi sradicate dal proprio humus, sono molti, e sempre più numerosi, le donne e gli uomini che si fanno sensibili al valore umanizzante delle espressioni culturali e artistiche. Cresce di conseguenza la convinzione che è importante, per il futuro dell’umanità, por mano alla loro retta conservazione, alla difesa dalla dispersione e dalla strumentalizzazione (che derivano da un loro uso orientato solo a fini economici), alla loro valorizzazione come veicoli di senso e di valore per la vita umana.
4. Dall’altro lato, si è consapevoli che l’opera e la responsabilità di contribuire a questo lavoro di umanizzazione, a questa cura del “supplemento d’anima” da garantire al mondo moderno, grava in particolare sulla Chiesa e – all’interno delle comunità cristiane – soprattutto sulle spalle dei presbiteri. Essi presiedono e orientano autorevolmente, sotto la guida dei Vescovi e del Successore di Pietro, l’opera di evangelizzazione che si attualizza anche attraverso la promozione, la cura e l’utilizzo dei beni culturali. A essi è affidata in modo specifico la conservazione saggia e illuminata dei beni della comunità, di cui, spesso, una parte notevole è costituita da opere dell’ingegno artistico e da preziose testimonianze e tracce della fede dei padri. Essi, inoltre, devono farsi promotori di un costante dialogo tra la comunità ecclesiale, gli uomini di cultura e gli artisti, rinnovando una tradizione che ha dato vita a capolavori immortali, contribuendo all’arricchimento interiore dell’arte stessa, della comunità dei credenti e dell’intera umanità.
5. Di fronte a queste considerazioni si deve purtroppo constatare come, in molti casi, negli anni recenti, la preparazione del clero allo svolgimento di questo compito sia stata assai debole e approssimativa, quando non del tutto assente, come si rileva da una recente inchiesta condotta, nelle singole Chiese Particolari, dalla Pontificia Commissione per la Conservazione del Patrimonio Artistico e Storico della Chiesa.[7]
E’ vero che i presbiteri si trovano a dover affrontare nel mondo moderno numerosi, urgenti e complessi problemi di evangelizzazione e di guida pastorale delle comunità; ma è altrettanto vero che la loro capacità di gestire e valorizzare correttamente i beni culturali loro affidati fa parte della loro missione che, in base alle considerazioni precedenti, non è certo una parte secondaria o trascurabile.
Anche nei casi in cui il rapporto dei presbiteri con i beni culturali è opportunamente mediato attraverso la competenza di laici e di esperti collaboratori, la responsabilità ultima e, soprattutto, la finalizzazione pastorale dell’uso di quei beni rimane responsabilità primaria di chi presiede la comunità e richiede, dunque, una preparazione adeguata.
Del resto, le conseguenze negative di una carente sensibilità estetica e pastorale nella gestione dei beni culturali sono in molti casi evidenti e sono oggetto di giustificato rammarico da parte delle autorità sia ecclesiastiche sia civili: furti dovuti talvolta a gravi carenze di custodia, danneggiamenti, usi impropri e distruttivi, vendite abusive, restauri approssimativi e devastanti (condotti talvolta, in modo improvvido, con la motivazione di adeguamenti liturgici), scarsa cura del patrimonio, difficoltà o sterilità del dialogo con il mondo degli artisti e degli studiosi.[8]
6. Di fronte a questi fenomeni appare sempre più urgente una rinnovata attenzione della Chiesa intera a tale problema. Molto è già stato fatto e ancora oggi si fa per correggere gli errori e per prevenire le negligenze; ma molto resta ancora da fare, soprattutto attraverso una ripresa di sensibilizzazione e informazione sull’importanza di questo aspetto non secondario del servizio della Chiesa alla proclamazione del Vangelo e al vero progresso dell’umanità.
Riteniamo, dunque, che ci si trovi dinanzi a un problema reale, la cui importanza non deve sfuggire a nessuno. Esso assume caratteristiche di particolare urgenza se si considera la sua pertinenza al grande compito della nuova evangelizzazione. Una sua adeguata soluzione potrà offrire nuove ed efficaci possibilità sia nel campo della catechesi, sia in quello della pastorale liturgica, sia – più in generale – nel campo della promozione e della diffusione della cultura, che mai fu considerato estraneo alle sollecitudini della Chiesa per lo sviluppo integrale dell’umanità.
7. Sulla base di queste considerazioni, è sembrato opportuno alla Pontificia Commissione per la Conservazione del Patrimonio Artistico e Storico della Chiesa, offrire agli Eccellentissimi Vescovi e, in particolare, ai responsabili della formazione sacerdotale e religiosa, uno specifico contributo di riflessione e qualche suggerimento applicativo sul tema della preparazione dei futuri presbiteri in vista della promozione, custodia e valorizzazione dei beni culturali.
Si richiama così e si continua una lunga e documentata tradizione che ha visto la Chiesa, e in particolare i Sommi Pontefici e i Dicasteri della Santa Sede, indicare spesso e solennemente l’importanza del problema e le vie per affrontarlo con efficacia.
Il presente contributo si inserisce, poi, opportunamente nell’alveo delle riflessioni suscitate dal recente Sinodo dei Vescovi sulla formazione sacerdotale. Tra le “circostanze attuali” richiamate dal tema stesso del Sinodo, sembra di poter individuare, infatti, anche quanto abbiamo più sopra esposto. In più d’uno degli interventi dei Padri sinodali il tema dei beni culturali, quali vie di evangelizzazione e di promozione, è stato evocato, più o meno direttamente. Ne ritroviamo l’eco nella Esortazione Apostolica del Santo Padre Giovanni Paolo II.[9]
8. Intendiamo esporre alcune osservazioni e suggerire alcune priorità intorno a quattro punti principali: anzitutto lo scopo del presente intervento e delle attenzioni educative che esso intende richiamare; in secondo luogo, esaminando l’itinerario formativo nel suo complesso e nelle sue principali componenti, per soffermarci – in terzo luogo – sull’aspetto propriamente scolastico-intellettuale della formazione; infine svolgeremo alcune considerazioni sui formatori e sugli strumenti adatti all’adeguata preparazione dei presbiteri alla promozione, conservazione e valorizzazione del patrimonio di beni culturali loro affidato.
Lo scopo di questo intervento
9. Il presente documento intende costituire un aiuto ai responsabili della formazione dei candidati al presbiterato, precisando gli itinerari formativi e, soprattutto, suggerendo linee operative e iniziative volte a sensibilizzare i futuri presbiteri al loro compito circa i patrimoni artistici e storici della Chiesa, da inserire organicamente nell’iter educativo dei futuri sacerdoti.
Dal momento che si tratta di iniziare o di precisare un lavoro formativo che, negli anni recenti, per diverse ragioni, ha conosciuto, in molte realtà ecclesiali, interruzioni, ritardi e lacune, la preoccupazione principale è quella di stimolare una riflessione approfondita sulla situazione, le necessità e le risorse disponibili o da attivare, in modo da creare le condizioni per iniziative concrete da avviare in modo graduale e meditato.
Non si dimentica che esiste anche il problema della formazione permanente del clero, pure in questo campo. Per ora, tuttavia, si vuole concentrare l’attenzione sulla formazione iniziale dei futuri presbiteri.
10. Quanto diremo intende riferirsi particolarmente ai candidati al presbiterato, appartenenti sia al Clero diocesano, sia agli Istituti di vita consacrata e alle Società di vita apostolica. Avendo riguardo, però, alle responsabilità non indifferenti di tanti religiosi laici e religiose nei confronti dei beni culturali, la presente lettera si rivolge, fatti gli opportuni adattamenti, anche a coloro che sono in formazione negli Istituti di vita consacrata e nelle Società di vita apostolica laicali, maschili e femminili, affinché anch’essi siano preparati a tener conto di questo aspetto nella loro attività apostolica.
11. Non si tratta certo di preparare degli specialisti in materia di gestione dei beni culturali. Ciò che si vuole raggiungere è, più semplicemente, che i pastori d’anime acquisiscano quella sensibilità e quella competenza che permettano loro di valutare attentamente la portata dei valori in giuoco, potendosi così avvalere, all’occorrenza, in modo corretto e senza eccessive deleghe, della collaborazione degli esperti. I presbiteri poi devono esser messi in grado di educare a tali valori le comunità loro affidate, di saper collaborare in modo corretto e non strumentale con le associazioni, le amministrazioni e gli enti pubblici e privati preposti alla tutela e alla promozione dell’arte e delle varie forme di cultura.
12. L’ambito al quale ci si riferisce è costituito non solo dall’arte sacra (architettura, pittura, scultura, mosaico, musica, arredo e ogni altra arte attinente all’ambiente e allo svolgersi della liturgia e del culto), ma anche dalle biblioteche, dagli archivi e dai musei, molti dei quali stanno oggi sorgendo o vengono rinnovati e aggiornati con esplicita qualifica ecclesiale. La promozione e la cura di tutti questi ambiti sono da intendere come servizi di grande valore offerti dalla comunità cristiana, che custodisce, così, una parte cospicua del patrimonio culturale dell’umanità.
Un itinerario formativo complesso e le sue ragioni
13. Prima di passare a qualche suggerimento particolare, vogliamo richiamare la convinzione che, soprattutto nel nostro caso, tipicamente di “formazione pastorale”, non si tratta solo di garantire la trasmissione di nozioni e di informazioni sui beni culturali. Molto più, si tratta di curare un itinerario formativo che, sotto vari aspetti e con vari strumenti, faccia crescere una sensibilità matura per questi valori nel contesto del progetto educativo di ogni seminario o studentato.
I beni culturali vanno conosciuti e apprezzati da persone educate a coglierne il valore globale e capaci di fruire della contemplazione di quelle verità che essi comunicano.
Ci troviamo, cioè, di fronte a un problema che non è solo scolastico, ma affonda le sue radici in una globale formazione della sensibilità della persona. Di conseguenza, in questa prospettiva si tratterà, nella maggioranza dei casi dei futuri Presbiteri, di integrare una cultura che in varie parti del mondo si fa sempre più tecnicistica ed efficientista. Essa non favorisce spontaneamente il determinarsi di una mentalità umanistica che è premessa indispensabile per poter valutare correttamente le espressioni più alte e più autentiche dello spirito umano.
14. La formazione dovrà farsi carico innanzitutto di tale integrazione, se i candidati al presbiterato provengono da ambienti segnati dal prevalere unilaterale della cultura tecnica e di una mentalità “scientifica”, presentando di conseguenza gravi lacune dal punto di vista dell’esperienza estetica, della sensibilità storica e letteraria, della conoscenza “partecipativa” del mondo artistico e, più ancora, della capacità di cogliere tali valori.
Gli alunni andranno coinvolti personalmente nell’apprendimento di questo “umanesimo” che, nel suo significato più nobile ed equilibrato, si rivela quale premessa indispensabile e quale necessario corredo per l’accoglienza del messaggio evangelico da parte dei singoli e delle culture. Come si può intuire, non si tratta in primo luogo e solo di un’operazione intellettuale, ma di una globale crescita della persona, sia sul piano della maturazione della sensibilità, sia sul piano propriamente religioso e cultuale, sia sul piano culturale, spirituale e pastorale.
La proposta educativa del seminario e dello studentato dovrà arricchirsi, in svariati modi e in occasioni ben scelte e programmate, di esperienze e stimoli adatti a incrementare questa maturazione globale.
15. E’ opportuno ricordare che l’ambiente abitativo in cui si svolge la formazione è già, di per se stesso, dotato di capacità formativa. Anche un ambiente semplice o di concezione moderna, può essere più o meno capace di facilitare un clima di raccoglimento e di far crescere un’adeguata sensibilità estetica. A maggior ragione là dove si vive in ambienti carichi di storia e di arte.
16. La stessa vita comunitaria può essere importante in vista dell’obiettivo che ci proponiamo: stimolare al senso di partecipazione attiva e all’assunzione di responsabilità; educare allo spirito di collaborazione unito alla consapevolezza dei propri limiti; incrementare il rispetto per le competenze altrui e la capacità di valorizzarle, indirizzandole al servizio del Vangelo, sono alcune componenti di questo aspetto dell’educazione al ministero presbiterale.
La mancata acquisizione di queste qualità umane può essere ritenuta come una delle cause più immediate di comportamenti poco maturi nei riguardi del patrimonio artistico e storico, o delle difficoltà nella conduzione di un dialogo corretto e fecondo con il mondo degli artisti. Nulla più di una mentalità angusta rende incapaci di apprezzare il vero e il bello.
17. Anche la formazione spirituale assume, nel nostro campo, una grande importanza. La vita liturgica ha un ruolo di grande rilievo nell’educazione della sensibilità estetica. La prima scuola d’arte è costituita dalle celebrazioni che si tengono nella comunità di formazione. Esse dovrebbero essere esemplari anche dal punto di vista artistico. Questo comporta una costante verifica del loro livello e della loro qualità, evitando gli opposti eccessi della trascuratezza e dell’eccessiva e bizzarra ricercatezza, entrambi contrari al buon senso estetico.
La preghiera comunitaria e quella individuale sono anch’esse ambiti importanti di formazione a una sensibilità artistica integrata profondamente nella stessa esperienza di fede. I responsabili della formazione spirituale devono, perciò, educare alla preghiera in modo da lasciare spazio anche alle dimensioni della sensibilità, dell’immaginazione, della contemplazione estetica. Quest’ultima, se ben inserita nell’esperienza della grazia e nell’accoglienza dello Spirito, non è per nulla distraente o evasiva; al contrario è veicolo di una sempre più profonda celebrazione delle “grandi opere del Signore”.
18. La pratica della pastorale incontra spesso i problemi posti dall’arte sacra e dall’arte in genere.
Occorre che i futuri presbiteri siano aiutati anzitutto a non ignorare questi problemi, ma a saperli riconoscere e valutare, affrontandoli con prudenza e intelligenza pastorale. Fin dalle prime esperienze di ministero, essi saranno così resi consapevoli delle responsabilità che li attendono come guide della comunità dei credenti nei confronti di un mondo tanto affascinante e ricco di risorse, oltre che bisognoso di purificazione e di orientamento.[10]
La formazione scolastico – intellettuale
19. Quanto abbiamo esposto fin qui non intende certo sottovalutare l’apporto specifico che alla soluzione del nostro problema può essere dato dalla formazione intellettuale, attraverso l’appropriata articolazione dei corsi scolastici accademici. Si voleva soltanto collocare questo campo decisivo ed essenziale della formazione nel contesto più vasto della crescita globale della persona, alla quale è finalizzato anche il momento dello studio.
Nei suggerimenti che seguono, ci atterremo all’indicazione della Ratio Fundamentalis che saggiamente raccomanda di non «moltiplicare il numero delle discipline, ma di cercare di inserire adeguatamente in quelle già prescritte nuove questioni o nuovi aspetti».[11]
20. Per integrare precedenti curricoli di studio lacunosi in proposito è da favorire, quando è possibile, l’apporto di una buona scuola superiore nel quadro del seminario minore o di altre forme di accompagnamento formativo e culturale delle vocazioni, negli anni dell’adolescenza e della prima giovinezza.
Nel recente Sinodo dei Vescovi sulla formazione dei futuri sacerdoti nelle circostanze attuali, molti Padri si sono soffermati sulla necessità di proporre alle vocazioni giovanili e adulte un “periodo propedeutico” alla teologia, nel quale potranno trovare opportuna collocazione anche gli insegnamenti di storia dell’arte, di storia delle civiltà e della filosofia che si rivelano di grande aiuto alla maturazione della sensibilità umanistica e artistica e il documento postsinodale ne ha raccolto l’istanza.[12]
21. Ai corsi di filosofia compete la presentazione di un sufficiente complesso di questioni riguardanti l’estetica.
La teologia sistematica può presentare molti temi di rilievo in riferimento alla “forma” della rivelazione, a proposito della quale non è da considerarsi estranea anche una valutazione che, oltre ai trascendentali del vero e del bene, attinga anche al trascendentale, troppo spesso trascurato, del bello.[13]
In particolare, la teologia spirituale potrà influire positivamente, nel senso qui auspicato, attraverso l’esame di tematiche come l’iconologia, o l’influsso in genere dell’aspetto estetico sul determinarsi delle più elevate esperienze cristiane.
L’insegnamento del diritto canonico comprende l’esame degli importanti canoni che riguardano la gestione dei beni culturali e delle opere d’arte.[14]
Del tutto peculiare è il ruolo dell’insegnamento della liturgia nel mettere in evidenza il valore espressivo e comunicativo della fede, che si deve attribuire all’architettura, alla pittura, alla scultura, alla musica, in relazione alle celebrazioni sacramentali e al culto.
Così pure la storia ecclesiastica e la patrologia offrono ampie possibilità per mettere in luce la creatività della fede cristiana, la sua capacità di accogliere ed elevare le diverse espressioni dell’arte, il rapporto profondo che intercorre tra riflessione teologica, inculturazione della fede e opere d’arte.
Infine, anche nella teologia pastorale, che ha recentemente acquisito un maggiore peso negli studi ecclesiastici, vi sono ampi spazi per riprendere, sotto nuovi punti di vista, i temi dell’arte sacra e dei beni culturali e del ruolo di guida responsabile di tali beni che compete ai pastori delle comunità cristiane.
22. Pur raccomandando, come s’è visto, di non moltiplicare inutilmente i corsi scolastici, la Ratio Fundamentalis ha riconosciuto il ruolo e l’importanza dei corsi speciali e delle discipline ausiliarie.[15] Taluni Episcopati nazionali, nell’elaborazione delle “Norme” per i propri seminari, hanno recepito quest’invito, suggerendo che siano programmati corsi nei quali si affrontino, in modo più approfondito e sistematico, la storia e i principi dell’arte sacra, l’archeologia cristiana, l’archivistica, la biblioteconomia.[16] Tali corsi possono contribuire a individuare determinati alunni da impegnare in tale settore di discipline per metterli in grado di svolgere, in futuro, una funzione di stimolo e di aiuto anche presso i confratelli.
23. Mentre auspichiamo che in tutte le “Norme” di ciascuna Conferenza Episcopale, quando si addivenisse a un loro aggiornamento, venga maggiormente programmata questa sezione di discipline che rientra nel tema generale della “formazione culturale e pastorale circa i beni culturali ecclesiastici”, ci sembra di poter affermare che è immediatamente possibile, per ogni seminario e studentato, delineare o intensificare un programma specifico su tale oggetto, valorizzando gli spazi consentiti all’interno delle discipline connaturali all’oggetto dei patrimoni d’arte e di storia, come si diceva più sopra.[17]
Potrebbe essere di estrema utilità che venissero pubblicati adeguati manuali, i quali proponessero unitariamente le tesi essenziali riguardanti la complessa materia giuridica, liturgica, estetica, pastorale, tecnica riguardante la costituzione, la conservazione, il restauro, la conduzione e la responsabilità relativa ai beni culturali ecclesiastici e al ruolo che, al riguardo, è chiamato a svolgere il futuro presbitero.
24. Nel quadro dell’ordinamento degli studi e della vita scolastica in genere, è infine da sottolineare l’utilità di iniziative specifiche, come l’incontro con artisti e critici d’arte, la partecipazione a qualche manifestazione artistica di particolare rilievo, la conoscenza e la visita delle eventuali istituzioni diocesane di questo settore (musei diocesani, archivi, biblioteche), la visita ai più importanti monumenti religiosi e civili della diocesi.
L’incontro diretto con il mondo dell’arte e della storia, sia attraverso la conoscenza viva di operatori di questo settore, sia attraverso l’accostamento personale delle opere d’arte e dei documenti, è un’esperienza capace di particolare efficacia formativa, che non può essere del tutto sostituita dalle lezioni teoriche impartite a scuola.
Formatori e strumenti
25. A tutti i responsabili della formazione è richiesta una buona sensibilità nei confronti del problema qui segnalato perché, come pensiamo di aver mostrato, l’acquisizione della giusta sensibilità nel campo della promozione, custodia e valorizzazione dei beni culturali dipende da un insieme di fattori che coinvolge la responsabilità di tutte le diverse componenti dell’educazione seminaristica.
Nell’ambito proprio dei docenti, un particolare rilievo acquistano l’insegnante di Liturgia e l’insegnante di Storia ecclesiastica, ai quali compete in modo più diretto ed esplicito il ruolo di formatori di una buona sensibilità estetica. E un ruolo essenziale spetta al docente di Teologia Pastorale.
E’ forse superfluo precisare che le indicazioni, alle quali si è fatto cenno, richiedono da parte di questi docenti e, in vari modi, da parte di tutta la comunità educante del seminario e dello studentato, un impegno di aggiornamento di non lieve entità.
26. Sarà opportuno por mano a una preparazione specializzata per i docenti che potrebbero essere incaricati di insegnare materie come la pastorale, l’arte sacra, l’archeologia cristiana, l’archivistica e la biblioteconomia. Oltre a quanto è già lodevolmente fatto in molte parti del mondo e anche da Atenei Pontifici di Roma,[18] potrebbe essere studiato, nelle Nazioni o Regioni, un coordinamento delle forze disponibili e un progetto di formazione di operatori ecclesiali dei beni culturali. A questi potrebbe essere così offerta non solo l’alta competenza scientifica necessaria, ma altresì la doverosa sensibilità teologica ed ecclesiale e la specifica preparazione all’insegnamento, in genere, e a quello nei seminari e negli studentati, in particolare.
A tali itinerari di preparazione specializzata, una volta creati, andranno dunque inviati i “formatori”, educatori e insegnanti, che verranno poi impegnati negli istituti di formazione a servizio della preparazione dei futuri presbiteri circa le responsabilità che li attendono nel campo dei beni culturali della Chiesa.
27. Le discipline interessate alla formazione dei futuri presbiteri, in questo particolare campo, sono materia di insegnamento, in tutto o in parte, anche nelle facoltà universitarie statali o libere, per diversi corsi di laurea e di specializzazione. E’ importante che tali istituzioni culturali, soprattutto quelle inserite nelle Università Cattoliche, costituiscano punto di riferimento e occasioni di confronto e di dialogo per l’attività formativa dei seminari e degli studentati. Un discorso analogo può essere fatto per i musei, le biblioteche e gli archivi non ecclesiastici che, spesso, attraverso varie forme organizzative, svolgono interessanti attività culturali alle quali la comunità cristiana non può rimanere estranea.
28. Un riferimento fecondo di valori formativi è certamente costituito dalla Commissione diocesana per l’arte sacra e dagli altri organismi ecclesiali che si prendono cura di questo settore in prospettiva pastorale. L’interscambio di persone, di informazioni, di iniziative tra questi enti e il seminario/studentato è normalmente uno dei canali più adatti a integrare la formazione dei futuri presbiteri, in vista della cura pastorale dell’arte e dei beni culturali e della concreta preparazione a operare in tale campo.
Siamo sicuri che Vostra Eccellenza, sensibile a tutti gli aspetti della vita pastorale, coglierà le preoccupazioni e le istanze contenute in questa nostra lettera, condividendo la sollecitudine del Santo Padre Giovanni Paolo II e nostra, affinché i futuri Presbiteri siano posti in grado di far fronte anche alle responsabilità che li riguardano in questa delicata materia dei patrimoni d’arte e dei documenti di storia, affidati alla loro custodia e animazione.
Pensiamo che l’Eccellenza Vostra possa trasmettere, con proprie opportune indicazioni, il testo di questa lettera ai Responsabili, Educatori e Docenti, del Suo Seminario, affinché essi abbiano modo di riflettere sulle prospettive di fondo che l’hanno motivata e possano poi precisare, in concrete linee operative, il programma degli studi istituzionali dei loro alunni, relativamente ai corsi scolastici del sessennio filosofico teologico e al progetto globale di formazione, secondo i suggerimenti che ci siamo permessi di delineare.
Saremmo assai lieti, inoltre, se in una delle riunioni del Suo Clero, Vostra Eccellenza potesse informarli circa l’intensificazione di impegno a tutti richiesta, riguardo alle nostre responsabilità sui patrimoni artistici e storici della Chiesa, a cominciare dagli anni della formazione.
La ringraziamo, Eccellenza, per l’attenzione e Le saremmo veramente grati se ci fosse comunicata ogni utile informazione a riguardo della concretizzazione di questi suggerimenti nella Sua Diocesi, che consentirà a noi di avvalerci di tali esperienze per utilità di altre Chiese.
Mentre ci è gradita l’occasione per esprimerLe il nostro profondo ossequio, ci professiamo dell’Eccellenza Vostra Reverendissima devotissimi
Francesco Marchisano,
Segretario
Mons. Paolo Rabitti,
Sotto-Segretario
________________________________________
[1]Prot. n. 121/90/18.La lettera è stata pubblicata in Notitiae, 28 [1992] p. 714-731. A commento della circolare è comparso di recente un numero monografico sulla rivista della Congregazione per l’Educazione Cattolica Seminarium, n. 2-3 [1999], p. 181-438.
[2]Pastor bonus, Art. 103 (Appendice I).
[3]Sacra Congregatio de Seminariis et de Studiorum Universitatibus, Lettera agli ordinari d’Italia per l’istituzione di un corso di archivistica nei seminari maggiori, 27 maggio 1963; Ead., Instructio Doctrina et exemplo de sacrorum alumnorum liturgica institutione, 25 decembris 1965, n. 60-63.
[4]Sacrosanctum concilium, n. 129; Sacra Congregatio pro Institutione Catholica, Ratio fundamentalis institutionis sacerdotalis, 6 ianuarii 1970, n. 80, aggiornata da Ead.,Ratio fundamentalis institutionis sacerdotalis “Tria iam lustra”,editio apparata post Codicem iuris canonici promulgatum, 19 martii 1985.
[5]Cfr più oltre la nota 18.
[6]Sacrosanctum concilium, n. 129 e 122-128. Vedi pure Gaudium et spes, n. 53-62 e Concilio Vaticano II, Messaggi del Concilio all’umanità (agli artisti), 8 dicembre 1965.
[7]Pontificia Commissione per la Conservazione del Patrimonio Artistico e Storico della Chiesa, Lettera circolare ai presidenti delle conferenze episcopali con la relazione sulle risposte al questionario sui beni culturali nelle varie nazioni, 10 marzo 1992 (Documento 10).
[8]Sacra Congregatio pro Clericis, Litterae circulares ad Praesides Conferentiarum Episcopalium Opera artis de cura patrimonii historico-artistici Ecclesiae, 11 aprilis 1971.
[9]L’VIII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei vescovi, avente come argomento La formazione dei sacerdoti nelle circostanze attuali, si è tenuta in Vaticano dal 30 settembre al 28 ottobre 1990 e a sua conclusione è stato pubblicato il documento:Ioannes Paulus II, Adhortatio apostolica postsynodalis Pastores dabo vobis de sacerdotum formatione in aetatis nostrae rerum condicione, 25 martii 1992, n. 55.
[10]Occorre ricordare a questo proposito un recente documento papale destinato a guidare la Chiesa e i presbiteri in particolare nel loro atteggiamento verso gli artisti: Giovanni Paolo II, Lettera agli artisti, 4 aprile 1999. Per la Chiesa italiana era apparso poco tempo prima il documento della Conferenza Episcopale Italiana – Ufficio Nazionale per i Beni Culturali Ecclesiastici,Spirito Creatore. Proposte e suggerimenti per promuovere la pastorale degli artisti e dell’arte, 30 novembre 1997.
[11]Sacra Congregatio pro Institutione Catholica, Ratio fundamentalis, cit., n. 80 e n. 90 («Non si introducano facilmente nuove discipline, ma piuttosto i nuovi problemi vengano inseriti al punto giusto nei trattati già esistenti»), indicazione che richiama il Decreto del Concilio Vaticano II Optatam totius, n. 17.
[12]Ioannes Paulus II, Pastores dabo vobis, cit., n. 62. Cfr Congregazione per l’Educazione Cattolica, Lettera circolare su alcuni aspetti più urgenti della formazione spirituale nei seminari, 6 gennaio 1980, parte III.
[13]Tra i teologi contemporanei, la speculazione è stata sviluppata in termini magistrali da H.U. Von Balthasar, Herrlichkeit, 7 voll., Einsiedeln 1961-1971 (trad. it., Gloria, Milano 1975-1980).
[14]Il Libro V del CIC del 1983 si intitola “I beni temporali della Chiesa” (De bonis Ecclesiae temporalibus), ma in tutto il Codice sono presenti canoni relativi ai beni culturali: 486-491, 535, 555, 562, 638, 1171, 1189-1190, 1210, 1215-1216, 1220, 1222, 1224, 1234, 1269-1270, 1283-1284, 1292, 1377. Anche il CCEO del 1990 contiene il Titolo XXIII con la stessa denominazione e contiene numerosi canoni sul medesimo argomento: 256-261, 278, 296, 309, 870, 872-873, 887-888, 1018-1019, 1025-1026, 1036, 1449.
[15]Sacra Congregatio pro Institutione Catholica, Ratio fundamentalis, cit., n. 80. 83-84.
[16]Cfr per esempio: Conferenza Episcopale Italiana, Ratio studiorum dei seminari maggiori in Italia, 10 giugno 1984, n. 66-68, in cui le summenzionate discipline sono proposte come corsi opzionali o seminari di studio. Si veda inoltre il recente documento della Confenza Episcopale Italiana – Commissione Episcopale per il Clero, Linee comuni per la vita dei nostri seminari, 25 aprile 1999, n. 64, destinato a preparare i nuovi “Orientamenti e norme per la formazione dei presbiteri nella Chiesa italiana” in sostituzione del documento di Ead., La forma dei presbiteri nella Chiesa italiana. Orientamenti e norme, 15 maggio 1980.
[17]Data la grande varietà di situazioni locali, questa Pontificia Commissione preferisce non elaborare direttamente un programma organico, inerente alla complessa materia artistica, giuridica, pastorale, organizzativa riguardante il rapporto fra presbiteri e beni culturali artistici e storici della Chiesa, nella convinzione che tali programmi, completi ed efficaci, potranno venire elaborati localmente, secondo le indicazioni di questa Lettera circolare.
[18]Circa iniziative per la formazione nel campo dei beni culturali presso istituzioni pontificie: Scuola Vaticana di Paleografia, Diplomatica e Archivistica (Archivio Segreto Vaticano, Città del Vaticano); Scuola Vaticana di Biblioteconomia (Biblioteca Apostolica Vaticana, Città del Vaticano); Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana (Roma, Italia); Corso Superiore per i Beni Culturali della Chiesa (Pontificia Università Gregoriana, Roma, Italia). Presso università cattoliche: Scuola di Specializzazione in Storia dell’Arte (Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano, Italia); Institut des Arts Sacrés (Faculté de Théologie et des Sciences Religieuses, Institut Catholique de Paris, Francia); Curso de Mestrado em Patrimonologia Sacra (Universidade Católica Portuguesa, Porto, Portogallo); Curso de diplomado en Bienes Culturales de la Iglesia (Universidad Iberoamericana, Ciudad del México, Messico); corsi di formazione alla conservazione e promozione del patrimonio culturale ecclesiastico (Paul VI Institute for the Arts, Washington, U.S.A.); New Jersey Catholic Historical Records Commission (Seton Hall University, New Jersey, U.S.A.).
Autore:
Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa
Dossier:
Beni culturali
Natura:
Lettera