Osservatorio delle libertà ed istituzioni religiose

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Osservatorio delle Libertà ed Istituzioni Religiose

Documenti • 7 Luglio 2004

Interrogazione 17 giugno 2003, n.E-2140

Parlamento europeo. Interrogazione scritta E-2140 di Maurizio Turco (NI) alla Commissione:”Violazione della libertà religiosa in Uzbekistan”, 17 giugno 2003.

– Nel maggio 2003 quattro Testimoni di Geova sono stati vittime di percosse da parte delle autorità locali, presso la stazione di polizia di Kagan, per essere stati sorpresi a pregare per strada. Uno di loro è rimasto incosciente e un altro ha riportato, secondo il referto medico, danni al cranio per i colpi ricevuti. La polizia nega che i quattro siano stati oggetto di violenze. La corte è in dubbio se intentare un procedimento criminale o amministrativo nei confronti dei credenti.
– Due Testimoni di Geova, Shukhrat Ashurov e Alisher Argeliyev, sono indagati in base al codice di infrazioni amministrative, dopo che la polizia ha fatto irruzione nell’appartamento di uno dei due e confiscato materiale dei Testimoni di Geova (Corano, Nuovo Testamento, Bibbia). Ashurov afferma che i testi erano pervenuti in Uzbekistan legalmente, ma Khusan Imanaliyev, ufficiale del dipartimento antiterrorismo e affari internazionali del distretto di Gazalkent, giustifica l’azione in quanto i due, sebbene non siano ritenuti terroristi, sono, in base al materiale trovato, colpevoli di proselitismo, considerato illegale dalla legge uzbeka.
– Da qualche anno Bakhtier Tuichiev, pastore pentecostale, tenta di ottenere le registrazione della sua chiesa di Andijian presso le autorità locali. Nel febbraio 2002 Tuichiev aveva ottenuto l’autorizzazione del suo distretto ma, con rinvii ripetuti e poco credibili, l’amministrazione centrale stenta a registrare la domanda. Nel gennaio e nell’aprile di quest’anno Tuichiev è stato avvertito di un possibile ricorso amministrativo nei suoi confronti, se continuerà a esercitare l’attività religiosa senza l’autorizzazione (richiesta, ma non concessa). Ufficiali di polizia tengono la chiesa sotto stretto e continuo controllo.
– Lo scorso settembre, inoltre, un gruppo di persone presentatesi come giornalisti della BBC e della CNN ha fatto visita a Tuichiev. Probabilmente, tuttavia, si trattava di ufficiali del servizio di sicurezza nazionale (ex KGB).
Visti gli eccellenti rapporti di cooperazione economica e commerciale tra l’Unione europea e l’Uzbekistan, può la Commissione far sapere:
– se è a conoscenza di tali fatti;
– quali iniziative, nell’ambito dei rapporti di cooperazione, potrebbero costituire un serio ed efficace strumento per indurre l’Uzbekistan a rispettare la libertà religiosa?

Risposta dell’On.le Patten a nome della Commissione, 30 luglio 2003.

La Commissione è pienamente consapevole della situazione estremamente difficile delle minoranze religiose in Uzbekistan.
L’accordo di partenariato e di cooperazione UE-Uzbekistan fornisce un quadro appropriato per discutere tali questioni.
La Commissione attribuisce grande importanza alla libertà di religione, di credo e di manifestare la propria religione o il proprio credo. Questa libertà costituisce un diritto umano fondamentale e come tale è sancita da diversi strumenti internazionali, in particolare la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo (articolo 18), il Patto internazionale sui diritti civili e politici (articolo 18) e la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo (articolo 9). Inoltre, la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, che guida l’azione esterna della Commissione in questo campo, precisa che ogni individuo ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione (articolo 10) e sancisce il rispetto della diversità culturale, religiosa e linguistica.
L’Unione ha più volte affermato che i diritti umani e la democratizzazione devono essere parte integrante del dialogo politico con i paesi terzi. La libertà di religione, in quanto diritto umano fondamentale, e i diritti delle minoranze religiose sono pertanto sostenuti nel quadro delle relazioni politiche bilaterali dell’Unione, e, se del caso, mediante iniziative e dichiarazioni pubbliche, nonché in ambiti multilaterali quali la Commissione delle Nazioni Unite per i diritti dell’uomo, il Terzo comitato dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite e l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE).
La Commissione continuerà ad affrontare la questione con le autorità usbeche ogniqualvolta se ne presenterà l’occasione.