Osservatorio delle libertà ed istituzioni religiose

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Osservatorio delle Libertà ed Istituzioni Religiose

Documenti • 13 Luglio 2004

Interrogazione 04 febbraio 2004, n.E-0404

Parlamento europeo. Interrogazione scritta E-0404 di Erik Meijer alla Commissione: “Sviare l’attenzione dai diritti delle opposizioni e delle minoranze etniche in Turchia e includere nel processo di adesione della Turchia all’UE questioni religiose e geografiche”, 4 febbraio 2004.

1. Il Consiglio è a conoscenza del fatto che in concomitanza con l’avvio dei negoziati sull’eventuale futura adesione della Turchia all’UE, le questioni che giocheranno un ruolo importante non saranno la libertà di stampa, la libertà di espressione, di associazione e di riunione, la libertà dell’organizzazione di gruppi all’opposizione, il pari trattamento di minoranze etniche e linguistiche, una soluzione pacifica per il Curdistan, la tutela degli oppositori politici dalla detenzione, il pari trattamento delle fedi religiose, il ruolo delle forze armate e il ruolo della Turchia nell’appoggio fornito dai militari al governo della Cipro settentrionale, ma ben altre?
2. Il Consiglio ritiene sia ammissibile che l’attenzione rivolta ai problemi di cui alla domanda numero uno venga sviata, dopo molteplici promesse fatte ai governi turchi susseguitisi di una futura adesione della Turchia all’UE, dal continuo rivangare di argomenti, sia all’interno dei governi sia proposti dai governi stessi degli attuali Stati membri, come è recentemente avvenuto nei Paesi Bassi, riguardanti l’appartenenza geografica o meno della Turchia all’Europa nonché la messa in dubbio se un paese la cui maggioranza della popolazione è musulmana possa far parte di un’Europa fortemente influenzata negli ultimi 2000 anni dalle tradizioni giudaico-cristiane?
3. Il Consiglio può fare luce sul fatto che le prossime decisioni relative all’opportunità dell’avvio dei negoziati di adesione con la Turchia non verteranno più né sull’ubicazione geografica del paese né sulle convinzioni religiose della maggioranza dei suoi abitanti, ma esclusivamente sulla valutazione atta a stabilire se la Turchia sia diventata nel frattempo uno Stato di diritto democratico il quale ben si adatta ai valori condivisi dalle più svariate forze all’interno dell’UE e ai relativi criteri di Copenaghen?
4. Il Consiglio può riconfermare la presa di posizione di cui alla domanda numero tre, prima che venga presa una decisione nella seconda metà del 2004, sotto Presidenza olandese, sui negoziati di adesione con la Turchia, affinché risulti chiaro per tutti che non si tratta di decidere se far aderire o meno la Turchia oppure la lunghezza del tempo d’attesa ma si tratta esclusivamente della verifica dell’attuazione dei cambiamenti necessari all’interno del paese?

Risposta dell’On.le Parlamentare a nome della Commssione.

L’Onorevole Parlamentare fa giustamente riferimento, per quanto concerne le aspirazioni della Turchia all’adesione all’UE, ai relativi criteri stabiliti dal Consiglio europeo di Copenaghen nel giugno 1993. Come certamente l’Onorevole Parlamentare saprà, i criteri per l’adesione richiedono che il paese candidato abbia raggiunto una stabilità istituzionale che garantisca la democrazia, il principio di legalità, i diritti umani, il rispetto e la protezione delle minoranze.
Il Consiglio europeo di Lussemburgo del dicembre 1997 ha sottolineato che il rispetto dei criteri politici di Copenaghen costituisce una condizione preliminare all’apertura dei negoziati di adesione. Nel contempo esso ha confermato l’ammissibilità della Turchia all’adesione all’Unione europea e ha deciso che essa sarà giudicata sulla base degli stessi criteri stabiliti per gli altri paesi candidati. Tale posizione è stata confermata dal Consiglio europeo di Helsinki del dicembre 1999, che ha altresì deciso, alla luce degli sviluppi positivi verificatisi in Turchia, di riconoscere alla Turchia lo status di Stato candidato all’adesione.
La posizione dell’Unione per quanto concerne la Turchia è a tutt’oggi immutata. Di recente, il Consiglio europeo di Bruxelles, tenutosi nel dicembre 2003, ha espresso, nelle sue conclusioni, apprezzamento per i notevoli e risoluti sforzi compiuti dal governo turco per accelerare il ritmo delle riforme, molte delle quali sono di importanza significativa sotto il profilo politico e giuridico (cfr. punto 38) ed ha sottolineato che occorre un ulteriore costante impegno, specialmente riguardo al rafforzamento dell’indipendenza e del funzionamento del sistema giudiziario, al quadro generale dell’esercizio delle libertà fondamentali (libertà di associazione, di espressione e di culto religioso), all’ulteriore allineamento delle relazioni tra sfera civile e sfera militare con la prassi europea, alla situazione nel sud-est del paese e ai diritti culturali. Il Consiglio europeo ha inoltre incoraggiato la Turchia a edificare sui consistenti progressi finora registrati nei suoi preparativi per avviare i negoziati di adesione (punto 40). Esso ha inoltre ricordato che una soluzione del problema cipriota in base ai principi riportati nelle stesse conclusioni, agevolerebbe considerevolmente le aspirazioni della Turchia all’adesione (punto 39).
Il Consiglio può confermare che il Consiglio europeo di dicembre 2004 deciderà, sulla base della relazione e della raccomandazione della Commissione, se la Turchia soddisfi o meno i criteri politici di Copenaghen nonché in merito all’apertura dei negoziati di adesione.