Osservatorio delle libertà ed istituzioni religiose

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Osservatorio delle Libertà ed Istituzioni Religiose

Documenti • 15 Luglio 2004

Interrogazione 03 marzo 2004, n.E-0185

Parlamento europeo. Interrogazione scritta E-0185 di Charles Tannock alla Commissione: “Detenzione di massa di cristiani evengelici eritrei”, 3 marzo 2004.

La Commissione è a conoscenza della persecuzione attualmente in atto in Eritrea nei confronti dei cristiani evangelici? In un recente giro di vite delle autorità eritree sono stati arrestati 51 cristiani evangelici, portando a circa 347 il numero totale di cittadini arrestati e detenuti per il loro credo religioso in nove località dell’Eritrea.
In Eritrea sono riconosciute come religioni ufficiali solo la fede ortodossa, cattolica, luterana evangelica e musulmana, tutte le altre sono “illegali”. Pertanto, dal maggio 2002 tutte le chiese evangeliche eritree sono state costrette a chiudere e le riunioni religiose nei luoghi pubblici e privati sono vietate. In conformità con la convinzione dell’Unione europea secondo cui la libertà di praticare pacificamente la propria religione senza essere perseguitati è un diritto umano universale fondamentale, è evidente che il governo eritreo sta violando profondamente questi diritti umani.
Quali misure la Commissione intende proporre per garantire la liberazione di tutti i 347 prigionieri religiosi eritrei? Inoltre, quali misure può adottare per assicurare una maggiore tolleranza nei confronti delle altre religioni in Eritrea e l’eliminazione del divieto sulle cosiddette religioni non ufficiali?

Risposta dell’On.le Poul Nielson a nome della Commissione, 22 aprile 2004.

La Commissione è a conoscenza delle persecuzioni che si stanno conducendo in Eritrea sulla base della fede religiosa. Ricorda che la costituzione del paese prevede la libertà di religione, ma che il governo eritreo limita in pratica tale diritto. Possono infatti riunirsi liberamente soltanto i seguaci delle quattro religioni riconosciute ufficialmente dal governo: ortodossi, musulmani, cattolici e membri della chiesa evangelica di Eritrea (affiliata alla Federazione luterana mondiale).
Nel maggio 2002 il ministro dell’Informazione ha emanato un decreto che impone a tutti i gruppi religiosi, tranne i quattro riconosciuti, di iscriversi negli appositi elenchi, impedendo peraltro lo svolgimento delle attività o dei servizi religiosi sino all’approvazione della domanda di iscrizione. Finora non è stata rilasciata alcuna autorizzazione.
Da allora in poi, stando alle diverse notizie ricevute, le persecuzioni si sono intensificate. Il governo ha molestato, arrestato e imprigionato membri di gruppi religiosi protestanti non riconosciuti, denominati localmente in modo generico “Pentes”, movimenti riformisti derivanti o appartenenti alla Chiesa copta, Testimoni di Geova e fedeli della religione Baha’i. Pare che a volte la polizia abbia maltrattato fisicamente i detenuti, e che alcuni di essi siano stati invitati a firmare una dichiarazione in cui ripudiavano la loro religione e convenivano di non praticarla, come condizione al rilascio. Tali eventi avrebbero interessato centinaia di persone.
I Testimoni di Geova risultano particolarmente presi di mira perché si rifiutano di svolgere il servizio militare. Molti sono stati sfrattati dagli alloggi pubblici o non hanno avuto il permesso di occuparli, altri non hanno potuto ottenere passaporti o visti d’uscita, oppure si sono visti rifiutare il rilascio o revocare la carta d’identità. Alla fine del 2003 circa 11 seguaci dei Testimoni di Geova sono stati detenuti in carcere senza motivo. In Eritrea il servizio militare è obbligatorio per tutti gli uomini di età compresa fra i 18 e i 45 anni e per tutte le donne di età compresa tra i 18 e i 28 anni, e il governo non prevede alternative che non siano militari.
La Commissione conviene che quanto sopra costituisce una violazione dei diritti umani fondamentali e, in collaborazione con gli Stati membri, segue da vicino gli sviluppi della situazione. La questione verrà discussa nell’ambito del dialogo politico previsto dall’articolo 8 dell’accordo di Cotonou. Il dialogo è ripreso nel 2003, dopo essere stato sospeso a seguito della campagna di repressione dell’opposizione politica e dei mezzi di informazione condotta alla fine del 2001. Durante una prima fase è stato difficile affrontare le questioni politiche delicate. Tuttavia, una seconda fase sta per iniziare e all’Unione europea è stato assicurato che sarà possibile discutere di diritti civili, politici, religiosi, economici, sociali e culturali.