Osservatorio delle libertà ed istituzioni religiose

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Osservatorio delle Libertà ed Istituzioni Religiose

Documenti • 7 Maggio 2014

Comunicato 08 aprile 2014

CONFERENZA EPISCOPALE CALABRA
CATANZARO, 7-8 APRILE 2014

COMUNICATO FINALE

DICHIARAZIONE DEI VESCOVI CALABRESI

su alcuni temi della vita della Chiesa in Calabria
 
I Vescovi della Calabria, radunati per la Sessione primaverile della loro Conferenza, sentono il bisogno di partecipare a tutti i cristiani e a tutti i cittadini della Calabria alcune riflessioni su aspetti fortemente e comunitariamente vissute.

1. Ribadiscono, anzitutto, l'inderogabile importanza di un "cammino educativo" che coinvolga i ragazzi fin dai primi anni della loro vita, incentrato sulla frontiera della "legalità", indispensabile per una crescita autenticamente umana, oltre che civile e sociale della nostra terra e della vera libertà.
In tale contesto, i Vescovi richiamano l'impegno – ormai quarantennale – delle Chiese di Calabria su questo tema decisivo e scottante.
Risale infatti al lontano 1975 il "punto di svolta" delle Chiese di Calabria nella condanna al crimine organizzato. La CEC pubblicò allora il primo celebre documento collegiale su questo problema.
Per la prima volta, allora, i Vescovi levarono la voce – in modo corale e determinato – contro il "doloroso e triste fenomeno della mafia, definendola "disonorante piaga della società".
Un documento che è stato via via ripreso – sia da interventi di singoli Vescovi, sia collegialmente – giungendo a definire il fenomeno mafioso come un "cancro esiziale e soprastruttura parassitaria, che rode la nostra compagine sociale, succhia con i taglieggiamenti il frutto dell'onesto lavoro, dissolve i gangli della vita civile"; un cancro che – con delitti, attentati e minacce – irride e calpesta i valori più alti, gli affetti più sacri della vita.
Tutto ciò fino alla forte denuncia elevata nel 2007, con la quale si chiedeva – con un grido di verità, di carità e di speranza – la conversione degli uomini legati alla mafia. "Convertitevi! – gridarono i Vescovi – uomini della ndrangheta. Se non vi convertirete, perirete tutti di fronte al giudizio di Dio!"
Dopo di allora e fino ad oggi sempre i Vescovi calabresi – sia singolarmente, sia collegialmente – hanno, da una parte, rinnovato la condanna più dura – non solo contro i delitti e gli attentati – ma anche contro lo stile delle organizzazioni malavitose nel rapportarsi con le istituzioni e la gente comune; e, dall'altra, hanno lanciato, con ancora più forza, l'invito straziante e paterno alla conversione dei cuori.
Non mancano, perciò, i Vescovi, nemmeno oggi, con l'eco nel cuore del recente appello di Papa Francesco, di ricordare a tutti i calabresi un duplice ineludibile dovere: quello del "coraggio della denuncia" e quellodella "fuga da ogni omertà". E non mancano di ricordare – a quanti fra i calabresi vivono nella fede cristiana – un terzo decisivo dovere: quello dell'insistenza nella preghiera" al Dio della vita, perché trasformi "i cuori di pietra" in "cuori di carne" (cfr.Ez.11,19).
 
2. In secondo luogo, i Vescovi calabresi richiamano – confermando di condividerlo pienamente – un importante documento della Cei sul problema della pedofilia (Linee guida per i casi di abuso sessuale nei confronti di minori da parte di chierici) pubblicato nel Maggio del 2012. Un problema, quello della pedofilia, che – lungo il tempo – ha interessato, purtroppo, alcune volte, anche qualche ecclesiastico delle nostre chiese: da una parte le vittime innocenti, dall'altra quei pochi che, in maniera riprovevole e talora patologica, ne hanno abusato.
IVescovi calabresi richiamano le parole, che non hanno bisogno di commento, dell'eterno Vangelo: "Chi scandalizzerà uno di questi piccoli, meglio per lui che gli fosse messa una macina al collo e fosse gettato nel mare" (Mt.18,6).
Parole durissime, volte a fare emergere la gravità abissale di questo e di altri problemi. Ma parole, che non vogliono, certo, rendere impossibile lo scenario del perdono: perché il cuore del Padre accoglie chiunque, finalmente consapevole e sinceramente pentito degli orrori commessi, si rivolge, con cuore contrito e con il desiderio di cambiare vita, al Dio della Misericordia.
A tale riguardo, i Vescovi delle Chiese calabresi, in conformità allo stile della Chiesa italiana ed universale, privilegiano anzitutto – secondo le indicazioni, in ogni campo, del diritto e della prassi secolare – il dovere dell'accertamento della verità, per evitare che la calunnia schiacci la vita di chiunque; si rendono, poi, paternamente e doverosamente vicini alla vita, alle necessità e al cammino di recupero delle persone vittime di abusi; e diventano, insieme, solleciti ed inflessibili nel prendere – nei confronti dei colpevoli, come hanno già fatto in casi dolorosamente accertati – le decisioni necessarie, anche estreme ed amare.
Collaborano, infine, nella più doverosa trasparenza, con le Istituzioni dello Stato, ogni volta che sia necessario, nel contesto, ovviamente, del proprio ministero pastorale.
I Vescovi della Calabria credono sia anche doveroso, tuttavia, in questo contesto, ricordare a tutti i responsabili della comunicazione che – accanto al dovere della denuncia di qualsiasi misfatto – c'è anche quello della serietà di tali denunce, che (specialmente nel contesto di problemi delicati come questo) non possono né devono rispondere ad altre esigenze, che non siano quelle del rispetto della verità dei fatti accertati e della dignità di ogni persona.
 
3. In terzo luogo, i Vescovi avvertono il bisogno – in questa stagione delicata della vita politico-sociale dell'Italia intera e della nostra Calabria in particolare – di richiamare il valore di una "politica" che prenda davvero a cuore, ed esclusivamente, la lotta per il "bene comune".
Chi entra in politica, o "scende – come suol dirsi – nell'agone politico" – e i Vescovi pensano che i Laici cristiani debbano prendere in seria ed urgente considerazione il diritto-dovere di farlo – deve avere la consapevolezza che si pone sulla frontiera dell'atto di carità più grande. E che lì dove il politico cristiano opera, rende presente, in qualche modo, con il suo impegno, la Chiesa stessa.
Per questo i Vescovi calabresi pensano che, quella politica, sia in qualche modo, una scelta di "distacco". Distacco, del politico cristiano, da ogni interesse personale, o dei propri amici, o dei contesti esclusivi delle proprie conoscenze: nella ricerca, sempre e incondizionatamente, del bene comune di tutti.
Solo uno stile nuovo, così impostato, che aiuti la politica a prendere decisioni che tocchino in concreto la vita della gente, ne aiutino lo sviluppo, ne tutelino i diritti, ne facilitino la crescita – attraverso l'impegno e la competenza di laici cristiani, in coerente e feconda collaborazione con gli altri – aprirà una stagione nuova nella storia della Calabria.                               
Una stagione, attesa in fondo e mai realizzata, fin dai tempi successivi alla realizzazione dell'Unità d'Italia.
Quella stagione, appunto, che i Vescovi calabresi stanno descrivendo e auspicano; e che condurrà i cittadini ad avere finalmente fiducia nella politica; a non avvertire la presenza dello Stato come un "peso" intollerabile; e ad esercitare, da qui in avanti, la responsabilità del proprio voto in una maniera finalmente libera e verace.
I Vescovi della Calabria dichiarano, infine, di essere convinti che una politica, così immaginata e realizzata, sarà l'arma più efficace nella distruzione, sia della "mentalità" mafiosa, sia del concreto, intollerabile, quotidiano "predominio" della malavita organizzata.
Per questo, la scelta del Laicato cattolico, che i Vescovi si permettono di auspicare, sarebbe in qualche modo anche il frutto più bello della Pasqua imminente: della presenza, cioè, nella vita della Calabria, di Cristo Risorto, che – nel Silenzio del suo Amore – invita tutti a camminare sulle strade della Speranza.