Milano: Incontro di dottorato sul tema “Il proselitismo e i suoi limiti. Tra appartenenza religiosa e libertà di scelta” (7 maggio 2015)
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI MILANO
SCUOLA DI DOTTORATO IN SCIENZE GIURIDICHE
CORSO DI DOTTORATO IN SCIENZE GIURIDICHE
CURRICULUM IN
STORIA DEL DIRITTO, DIRITTO ROMANO E DIRITTO DELLE RELIGIONI
IL PROSELITISMO E I SUOI LIMITI.
TRA APPARTENENZA RELIGIOSA E LIBERTÀ DI SCELTA
7 MAGGIO 2015
h. 10.30-12.30, AULA 410
Presiede
Alessandro Albisetti
Università degli Studi di Milano
NE DISCUTONO
Mohamed Haddad, Osservatorio Arabo delle Religioni e delle Libertà, Tunisi
Silvio Ferrari, Università degli Studi di Milano
Paolo Naso, Sapienza – Università di Roma
Per informazioni: Dipartimento C. Beccaria, dott. Alessandro Tira (alessandro.tira@unimi.it)
Abstract
Da molti mesi le pagine dei giornali raccontano storie terribili di conversioni forzate e di uccisioni di persone che si sono convertite ad un’altra religione oppure che rifiutano di abbandonare la propria fede e di abbracciarne un’altra. Queste vicende ci portano a riflettere sul tema del proselitismo religioso. Per molti fedeli di diverse religioni testimoniare la propria fede e proporne contenuti e regole ad altre persone è un compito che Dio stesso ha affidato ad ogni essere umano. Qualcosa quindi a cui non si può rinunciare. Ciò ovviamente non vuole dire che si possa ricorrere alla violenza, alla menzogna o a forme dirette o indirette di pressione per diffondere la propria religione. Queste pratiche sono state condannate dalla Corte europea dei diritti dell’uomo in alcune sentenze che hanno tracciato, non senza fatica, una linea di distinzione tra proselitismo legittimo e proselitismo illecito. Al di là di questa distinzione, che è generalmente accettata, alcuni pongono una domanda più radicale. Pretendere di convertire gli altri non significa già misconoscere e non rispettare la loro fede? Il proselitismo non è in se stesso incompatibile con il dialogo tra le religioni e la pacifica convivenza, all’interno dello stesso paese, di persone di fede diversa?
Queste domande pongono in gioco da un lato la nozione di conversione e dall’altro quella di libertà religiosa. La religione è innanzitutto un fatto di scelta individuale (io scelgo la religione che mi pare migliore) oppure di appartenenza ad una comunità (io nasco all’interno di una tradizione religiosa)? La libertà di religione deve proteggere il diritto di scelta tra le diverse religioni oppure deve tutelare anche il diritto delle comunità più deboli di non essere esposte al proselitismo “aggressivo” di comunità religiose più ricche, forti, numerose? La conversione ad una religione diversa da quella in cui sono nato e sono stato educato è una espressione di libertà di coscienza oppure rappresenta un “tradimento” della comunità non solo religiosa ma anche culturale in cui sono cresciuto? Che valore può avere per la religione che viene adottata una conversione insincera o forzata?
A queste domande è dedicato l'incontro del 7 maggio 2015 organizzato da Reset-Dialogues on Civilizations e dalla cattedra di Diritto canonico dell’Università degli Studi di Milano in collaborazione con il Laboratorio Culture, Diritti e Istituzioni dell’Università degli Studi di Milano e la Fondazione Oasis.
Argomenti: Incontri & Convegni