Osservatorio delle libertà ed istituzioni religiose

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Osservatorio delle Libertà ed Istituzioni Religiose

Documenti • 3 Febbraio 2004

Circolare 26 gennaio 1998

Conferenza Episcopale Italiana. Circolare relativa a: “Forme di collaborazione tra diocesi e soprintendenze in relazione all’inventario ecclesiastico dei beni artistici e storici promosso dalle diocesi italiane e al catalogo dei beni artistici e storici promosso dal Ministero per i beni culturali e ambientali”, 26 gennaio 1998.

(da “Amico del clero”, 1998, n. 2)

A)Collaborazione tra Diocesi e Soprintendenze in relazione all’inventario ecclesiastico dei beni artistici e storici promosso dalle diocesi italiane.

Premesse

Le Diocesi sono tenute all’inventario: l’inventario dei beni culturali ecclesiastici, infatti, è richiesto dal codice di diritto canonico (cf. can. 1283, II).

La Conferenza Episcopale Italiana promuove e coordina, a partire dal 1996, l’inventario ecclesiastico dei Beni artistici e storici delle Diocesi italiane mediante l’Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici e il Servizio Informatico C.E.I., destina a tale scopo una parte delle somme derivanti dall’otto per mille IRPEF pervenute allo Stato e fornisce gratuitamente alle Diocesi stesse lo strumento informatico.

Le Diocesi italiane sono sollecitate e aiutate a realizzare l’inventario dei beni culturali; la priorità è data ai beni artistici e storici mobili (dipinti, sculture, suppellettili, paramenti, ecc.) perché sono quelli più a rischio. Successivamente sì provvederà all’inventario dei beni architettonici (chiese, seminari, palazzi vescovili, ecc.). L’ inventario delle opere presenti negli archivi, nelle biblioteche e nei musei è curato, in stretta collaborazione con la C.E.I., dagli specialisti delle associazioni di settore: Associazione Archivi Ecclesiastici, Associazione Bibliotecari Ecclesiastici Italiani e Associazioni Musei Ecclesiastici Italiani.

L’inventario ecclesiastico è distinto ma collabora con il catalogo statale, la cui elaborazione è di competenza del MBCA. L’inventario ecclesiastico intende contribuire alla realizzazione del catalogo: non intende né può sostituirlo, non ne costituisce una replica. Per questa ragione non è un semplice elenco compilato alla meglio, ma viene redatto in modo uniforme dal punto di vista metodologico, su tutto il territorio nazionale

in stretta collaborazione con l’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione e le Soprintendenze.

L’inventario ecclesiastico è destinato a soddisfare in primo luogo alle esigenze ecclesiastiche, nello stesso tempo esso è impostato in modo tale da risultare utile per il catalogo elaborato dagli Enti Pubblici. In particolare, nella elaborazione dell’inventario ci si avvale del tracciato dei dati d’inventario già utilizzato dalle Soprintendenze e messo a disposizione degli altri Enti Pubblici.

Inoltre, nello spirito dell’Intesa 13 settembre 1996 (cf. art. 4), è opportuno che, in relazione a ogni iniziativa di invetariazione e di catalogazione le Diocesi e le Soprintendenze si scambino la più ampia informazione.

Qui di seguito vengono specificate le diverse forme in cui, per attuare l’inventario ecclesiastico di loro competenza, le Diocesi collaborano con le Soprintendenze.

Standard metodologici
Per la compilazione dell’inventario ecclesiastico si seguono gli stessi criteri previsti per i catalogo statale, già stabiliti dall’Istituto Centrale per il catalogo e la Documentazione (ICCD) del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, con le variazioni introdotte dalla C.E.I. per tenere conto delle esigenze ecclesiastiche.

Il programma informatico della C.E.I. ha ricercato l’allineamento agli standard metodologici emanati dall’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione rispetto a:

tracciati di rilevamento

normative di compilazione

vocabolari, dizionari terminologici e thesauri

procedure di verifica e controllo automatico

normative per il trasferimento dei dati alfanumerici

standard di ripresa fotografica

standard per l’acquisizione e il trasferimento delle immagini digitali.

2. Selezione e formazione del personale

Selezione del personale

Oltre a quanto già detto ne “Il Progetto diocesano”, per attuare la collaborazione con la Soprintendenza si tengano presente queste due possibilità: nella scelta del direttore scientifico si può far riferimento ai funzionari di Soprintendenza particolarmente esperti;

nella selezione del personale si potrà fare riferimento, laddove esistenti, a graduatorie ufficiali di catalogatori presso le Soprintendenze; si potrà così disporre di personale già professionalizzato, grazie ai servizi svolti presso la Pubblica Amministrazione.

Formazione del personale

Nei corsi di formazione specifici per il personale addetto alla schedatura, si farà ricorso a figure di docenti altamente qualificati nell’ambito delle Facoltà Teologiche, Istituti di scienze religiose, Soprintendenze, I.C.C.D., Università, ecc., in modo da garantire un adeguato livello di preparazione nei diversi settori disciplinari di interesse: liturgia, storia della Chiesa, storia dell’arte, metodologie di catalogazione, tecnologie informatiche, tecniche di ripresa fotografica, ecc.

3. Modalità operative

Recupero inventari esistenti

L’inventario ecclesiastico tiene conto degli inventari esistenti, li integra, e, quando necessario, li aggiorna; in particolare tende a completare, per quanto possibile al suo livello, gli inventari realizzati dalle Soprintendenze. Pertanto, si dovranno individuare gli inventari realizzati da Sovrintendenze, Regioni, Provincie, Comuni, Comunità Montane, ecc. e ottenerne copia.

Qualora per ottenere copia degli inventari fosse necessario stipulare convenzioni tra enti ecclesiastici e enti pubblici, tali convenzioni siano concordate con le altre Diocesi a livello regionale e con l’Ufficio nazione per i beni culturali ecclesiastici.

Assegnazione numeri di catalogo

L’assegnazione dei numeri di Catalogo generale è di competenza dell’ICCD, pertanto le Diocesi dovranno farne richiesta alla Soprintendenza competente territorialmente, o direttamente all’ICCD.

4. Criteri per la compilazione delle schede e la trasmissione dei dati alle Soprintendenze

I criteri da seguire per la compilazione delle schede sono quelli contenuti nelle apposite guide pubblicate dall’ICCD, integrati da quelli specificamente previsti nella manualistica che accompagna il software di inventariazione.

Trattandosi di un inventario ecclesiastico, tuttavia, sono da inventariare anche le opere recenti, realizzate negli ultimi 50 anni e di autore vivente.

Tutti i dati trasmessi dalla Diocesi alla Soprintendenza dovranno rispettare rigorosamente un protocollo e un formato prestabiliti, certificati dall’ICCD. Il programma informatico della C.E.I. prevede un output dei dati rispondente a tali requisiti.

Nel caso si sia già avviata la schedatura con altri programmi, ci si può rivolgere al Servizio Informatico C.E.I. per concordare le modalità di trasferimento dati dal programma in uso a quello proposto dalla C.E.I.

5. Consegna materiali

Nell’ambito della collaborazione sancita dagli accordi bilaterali precedentemente citati, copia delle schede prodotte nell’ambito delle campagne di inventariazione promosse dall’Autorità ecclesiastica saranno consegnate alla Soprintendenza competente e all’ICCD in formato elettronico.

Su richiesta verranno consegnati alle Soprintendenze i negativi fotografici concernenti i beni in materia.

6. Copyrigth

In ordine alla necessaria integrazione ed alla comune disponibilità dei diversi archivi alfanumerici ed iconografici, costituiti a livello centrale e locale, la C.E.I. e le Autorità ecclesiastiche competenti territorialmente da una parte, l’ICCD e le Soprintendenze dall’altra, concedono la reciproca utilizzazione a titolo gratuito dei materiali prodotti limitatamente agli usi propri delle Amministrazioni statale ed ecclesiastica, e non a fini commerciali.

I criteri e le modalità per l’accesso alle banche dati degli organi ecclesiastici e ministeriali da parte dei medesimi organi o da parte di terzi, a scopo di studio o per iniziative di valorizzazione o altro, saranno regolati da apposite convenzioni.

B) Collaborazione tra Diocesi e Soprintendenze in relazione alle iniziative di catalogazione promosse dal MBCA

Premessa

Qui di seguito vengono indicate le forme di collaborazione previste tra le Diocesi e le Soprintendenze in occasione delle campagne di catalogazione.

1. programmazione

Per le attività di catalogazione relative a beni di proprietà ecclesiastica, promosse dal Ministero per i BB.CC.AA., le Soprintendenze stabiliscono d’intesa con le competenti Autorità ecclesiastiche: i luoghi dell’intervento, le tipologie di beni, le modalità, il periodo e la durata delle campagne di inventariazione e di catalogazione.

2. Attuazione

In fase di attuazione dei progetti di catalogazione da parte delle Sovrintendenze, le Diocesi collaborano per l’agevole svolgimento di tali interventi, mettendo a disposizione degli operatori incaricati materiali documentali anche di tipo informatico già elaborati.

3. Consegna materiali

Secondo quanto stabilito dal Regio Decreto 14 giugno 1923, n. 1889 (Norme per la compilazione del catalogo dei monumenti e delle opere di interesse storico, archeologico e artistico), integrato dalla lettera circolare ministeriale n. 1323/8 A del 1 luglio 1992, la copia della scheda, corredata di fotografia; una seconda copia della medesima scheda è fornita all’Autorità ecclesiastica superiore (ad esempio il Vescovo) al fine di consentire la costituzione di banche dati (la terza copia rimane presso la Sorpintendenza e la quarta viene trasmessa all’ICCD).

Un’eventuale duplicazione dei negativi conservati negli Archivi della Soprintendenza può essere consentita a condizione che gli oneri economici derivanti vengano sostenuti dalla Diocesi.

Per quanto attiene alle future campagne catalografiche, la Soprintendenza può autorizzare un duplice scatto onde consentire lo scambio dei negativi, sempre comunque a fini documentali escludendo scopi di utilizzo commerciale.

L’utilizzo dei dati e del materiale iconografico per altri fini, oltre quelli documentali, dovrà essere preventivamente concordato con le Soprintendenze competenti per territorio al fine di definire le modalità nonché per la verifica della eventuale applicazione della legge 14/1/93, n. 4 (legge Ronchey).

Fronti normative e canoniche

Si ricordano, per opportuno riferimento, le principali recanti disposizioni attinenti la materia:

“Norme per la tutela e la conservazione del patrimonio artistico e storico della Chiesa”, approvate dalla X Assemblea Generale della C.E.I., n. 5 (in “Notiziario C.E.I.” n. 6/1974, pp. 107 ss.).

“I beni culturali della Chiesa in Italia. Orientamenti”, n. 22 (in “Notiziario C.E.I.”, n. 9/1992).

“Intesa per la tutela dei beni culturali ecclesiastici”, sottoscritta il 13 settembre 1996 dal Ministro per i Beni Culturali e Ambientali e il Presidente della Conferenza Episcopale Italiana (in “Notiziario C.E.I.” n. 9, 20 novembre 1996, pp. 336-347).