Risoluzione 18 maggio 2006
Parlamento europeo. Risoluzione 18 maggio 2006: “Relazione annuale sui diritti dell’uomo nel mondo 2005 e sulla politica dell’UE in materia”.
Il Parlamento europeo,
– vista la settima relazione annuale dell’UE sui diritti dell’uomo (2005),
– visti gli articoli 3, 6, 11, 13 e 19 del trattato sull’Unione europea e gli articoli 177 e 300 del trattato che istituisce la Comunità europea,
– visti la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e tutti gli strumenti internazionali pertinenti in materia di diritti dell’uomo,
– vista la Convenzione sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione nei confronti della donna (CEDAW) e il suo protocollo opzionale,
– vista la Carta delle Nazioni Unite,
– viste l’entrata in vigore, il 1 luglio 2002, dello Statuto di Roma della Corte penale internazionale (CPI) e le proprie risoluzioni relative a tale Corte,
– visti la Convenzione del Consiglio d’Europa sulla lotta contro la tratta degli esseri umani e il piano d’azione 2005 sulla tratta degli esseri umani elaborato e adottato dal Consiglio e dalla Commissione in conformità del programma dell’Aia,
– visto il Protocollo n. 13 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, relativo all’abolizione della pena di morte in ogni circostanza,
– vista la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea,
– visto l’accordo di partenariato ACP-UE e la sua recente revisione del 2005,
– viste le sue precedenti risoluzioni sui diritti umani nel mondo,
– vista la sua risoluzione del 24 febbraio 2005 sulle priorità e le raccomandazioni dell’Unione europea in vista della 61ª sessione della Commissione per i diritti dell’uomo delle Nazioni Unite a Ginevra (14 marzo-22 aprile 2005),
– vista la sua risoluzione del 14 febbraio 2006 sulla clausola relativa ai diritti umani e alla democrazia negli accordi dell’Unione europea,
– viste tutte le proprie risoluzioni d’urgenza in materia di diritti umani,
– vista la comunicazione della Commissione “Decimo anniversario del partenariato euromediterraneo: Un programma di lavoro per far fronte alle sfide dei prossimi cinque anni” (COM(2005)0139),
– viste le risoluzioni dell’Assemblea parlamentare euromediterranea, in particolare quella votata a Rabat il 21 novembre 2005,
– vista la propria risoluzione del 17 novembre 2005 sulla sesta relazione annuale del Consiglio sul codice di condotta dell’Unione europea per le esportazioni di armi,
– viste le conclusioni del Forum di discussione dell’UE sui diritti dell’uomo tenutosi nel dicembre 2005,
– vista la Convenzione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite contro la tortura ed altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti,
– visto l’articolo 45 del suo regolamento,
– visti la relazione della commissione per gli affari esteri e il parere della commissione per i diritti della donna e l’uguaglianza di genere (A6-0158/2006),
A. considerando che la relazione annuale dell’UE sui diritti dell’uomo 2005 è una rassegna generale delle attività delle istituzioni dell’Unione europea riguardo ai diritti dell’uomo all’interno e all’esterno dell’Unione europea,
B. considerando che la presente risoluzione si propone di esaminare, valutare e, se del caso, sottoporre a una critica costruttiva le attività della Commissione e del Consiglio nel campo dei diritti umani e le attività del Parlamento nel loro complesso,
1. si rallegra del fatto che l’UE svolga un ruolo sempre più attivo sulla scena mondiale al fine di migliorare la situazione globale dei diritti umani; ritiene che l’ultimo allargamento dell’UE a 25 Stati membri e 457 milioni di abitanti (cui si deve aggiungere la prossima adesione di Bulgaria e Romania) abbia accresciuto l’importanza dell’UE a livello mondiale dotandola così di maggiore influenza nella politica internazionale in materia di diritti dell’uomo;
2. ritiene che, malgrado le intense attività volte a propugnare la promozione dei diritti dell’uomo, tale impegno rimanga circoscritto in larga misura agli specialisti e a manifestazioni una tantum, e che in generale l’Unione europea non riesca ad affrontare in modo sistematico e continuo le questioni dei diritti umani riguardanti i paesi terzi e ad integrare la politica dei diritti umani nella sua politica commerciale, nella sua politica di sviluppo e nelle altre sue politiche esterne nei confronti di tali paesi;
3. mette in risalto la necessità di una politica comune, coerente e trasparente attuata da tutti gli Stati membri nelle loro relazioni bilaterali con paesi terzi in cui la situazione dei diritti umani non è buona, e invita gli Stati membri a conformarsi alla posizione comune dell’Unione europea nei loro contatti bilaterali con tali paesi;
4. reputa indispensabile che l’Unione europea crei una struttura integrata di norme e istituzioni che renda vincolante la Carta dei diritti fondamentali, assicuri l’adesione al sistema della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali e costituisca la base di un fronte europeo unico di lotta per una cultura dei diritti nel mondo; chiede la mobilitazione delle istituzioni politiche europee per tali obiettivi;
La relazione annuale del Consiglio
5. sottolinea l’importanza della “relazione annuale dell’UE sui diritti dell’uomo” ai fini della visibilità dei problemi dei diritti umani in generale;
6. saluta con grande soddisfazione la presentazione al pubblico della relazione 2005 che il Consiglio ha fatto in occasione della tornata di dicembre 2005 del Parlamento, in parallelo alla consegna da parte del Parlamento del suo annuale premio Sacharov per la libertà di pensiero, conferito in quest’occasione a tre covincitori, le Damas de Blanco, Reporter senza frontiere e Hauwa Ibrahim; sollecita la prosecuzione di tale prassi in futuro, in modo da fare della tornata plenaria di dicembre del Parlamento europeo un momento chiave delle attività dell’UE nel campo dei diritti dell’uomo;
7. si compiace della maggiore chiarezza e concisione della relazione; chiede tuttavia al Consiglio di focalizzare ulteriormente l’attenzione sulla valutazione degli strumenti e delle iniziative dell’UE nei paesi terzi, di occuparsi dei risultati conseguiti in tale contesto e di inserire studi d’impatto delle attività oggetto della relazione, definendo nel contempo una chiara metodologia per tale lavoro, nonché analisi strategiche degli obiettivi fondamentali per l’anno prossimo;
8. considera uno sviluppo positivo il fatto che la relazione del Consiglio cerca per la prima volta di rendere giustizia alle attività del Parlamento, ma invita la futura Presidenza finlandese, quando elaborerà l’ottava relazione annuale dell’UE sui diritti dell’uomo, a consultarsi attivamente col Parlamento, a riferire sul modo in cui il Consiglio e la Commissione avranno tenuto conto delle risoluzioni del Parlamento e a prevedere, quale elemento fondamentale, un ruolo per il Parlamento nell’elaborazione della relazione, in una forma adeguata, in modo che la versione finale costituisca un reale tentativo di rappresentare i punti di vista del Consiglio, della Commissione e del Parlamento, ritiene che il Parlamento europeo debba continuare ad elaborare la propria relazione al fine di valutare la politica dell’UE in materia di diritti umani e di esercitare un controllo parlamentare;
9. suggerisce che una priorità fondamentale per il Consiglio nelle future relazioni sui diritti dell’uomo sia rappresentata dall’analisi e dall’attuazione degli orientamenti dell’UE, nonché dall’effettuazione di valutazioni d’impatto per gli orientamenti relativi a ciascuna materia, al fine di vagliarne l’efficacia nel determinare il cambiamento nei paesi terzi;
10. chiede che le future relazioni annuali sui diritti dell’uomo analizzino in che modo i diritti umani sono trattati nell’ambito della dimensione esterna di altre politiche dell’UE, quali la politica di sviluppo e la politica commerciale, tra l’altro riferendo in che misura siano state utilizzate, nelle relazioni dell’UE con i paesi terzi, le clausole sui diritti umani e la democrazia; a tal proposito, chiede inoltre che le future relazioni annuali includano un esame dell’effettivo rispetto della clausola relativa ai diritti dell’uomo e alla democrazia negli accordi dell’Unione europea quale approvata dal Parlamento europeo nella summenzionata risoluzione del 14 febbraio 2006;
Le attività dell’Unione europea durante le due Presidenze
11. si compiace dell’impostazione incentrata sulla cooperazione scelta dalle Presidenze del Lussemburgo e del Regno Unito e auspica vivamente che essa venga mantenuta durante le Presidenze austriaca e finlandese attraverso l’adozione di un programma annuale comune; ritiene che tale cooperazione dovrebbe far aumentare il coordinamento e la coerenza dell’azione dell’UE e spera che tale tendenza proseguirà e sarà ulteriormente rafforzata in futuro;
12. si compiace delle azioni e dell’impegno delle Presidenze del Lussemburgo e del Regno Unito per mettere a punto una metodologia e dei criteri per un’attuazione più efficace degli orientamenti dell’UE, ivi comprese iniziative nei confronti di paesi terzi su singoli casi e pubbliche dichiarazioni; mette in risalto l’importanza di creare un meccanismo speciale di rilevazione sistematica delle pratiche a livello locale da parte dei capi delle missioni dell’UE e delle delegazioni della Commissione, al fine di individuare esempi di “buone e cattive pratiche” di attuazione sul campo utili a consentire una valutazione dell’attuazione in loco;
13. plaude alle iniziative assunte dalla Presidenza lussemburghese per superare il problema delle risorse limitate attraverso la ripartizione degli oneri, negoziati tempestivi, la messa in comune delle risorse e troike informali con altri Stati membri su questioni specifiche; invita il Consiglio a sviluppare tale impostazione nel corso di altre Presidenze;
14. apprezza l’impostazione seguita dalla Presidenza del Regno Unito riguardo alla pena di morte, in linea con gli orientamenti dell’UE in materia, intraprendendo iniziative nei paesi in cui o vi è il rischio che la moratoria sulla pena di morte venga sospesa di diritto o di fatto o, al contrario, si stanno prendendo in considerazione provvedimenti interni per l’introduzione di una moratoria; chiede alla Presidenza austriaca e a tutte le Presidenze future di seguire tale esempio compiendo regolarmente passi presso i paesi che si trovino in tali situazioni; chiede a tutte le Presidenze di dare seguito, ove opportuno, ai passi compiuti in precedenza; chiede alla Commissione di dare istruzioni alle sue delegazioni nei paesi terzi in cui vige la pena di morte di appoggiare le iniziative del Consiglio volte a ottenere una moratoria nonché di raddoppiare gli sforzi nel caso di cittadini europei condannati alla pena di morte; accoglie con favore la risoluzione adottata dall’Assemblea parlamentare euro-mediterranea a Rabat il 21 novembre 2005, che rivolge un invito ai paesi partner del processo di Barcellona a sostenere la moratoria sulla pena di morte;
15. approva il fatto che si sia data priorità al rispetto degli obblighi in materia di diritti umani nell’ambito dei passi compiuti durante la presidenza del Regno Unito per l’apertura dei negoziati di adesione con la Turchia e la Croazia, per la concessione dello status di paese candidato all’ex Repubblica iugoslava di Macedonia e per l’apertura dei negoziati relativi agli accordi di stabilizzazione e associazione con la Serbia e Montenegro e con la Bosnia-Erzegovina; chiede alla Commissione di assicurare che i paesi candidati compiano reali progressi nel campo dei diritti umani, in particolare per quanto riguarda la protezione delle minoranze, la libertà religiosa e la libertà di espressione, le popolazioni sfollate e rifugiate, le persone con problemi di salute mentale e/o disabilità intellettuali e la cooperazione con la giustizia internazionale, conformemente ai principi europei e all’acquis comunitario; sollecita ai Consiglio e la Commissione di inserire il rispetto delle convenzioni delle Nazioni Unite come aspetto chiave nelle relazioni contrattuali con i paesi candidati e con i paesi coinvolti nel processo di stabilizzazione e associazione; sottolinea l’importanza del processo di associazione e di adesione per dare impulso alle necessarie riforme in materia di diritti dell’uomo;
16. prende atto con soddisfazione del fatto che la lotta contro il traffico di esseri umani è considerata una priorità delle Presidenze del Consiglio; sollecita l’UE ad adottare un’impostazione integrata, incentrata sui diritti umani, nell’affrontare questo crescente fenomeno;
17. plaude alla scelta della libertà di espressione come uno dei temi principali in materia di diritti umani durante la Presidenza del Regno Unito; è preoccupato per l’alto numero di giornalisti condannati in tutto il mondo, in particolare in Cina, in Bielorussia, a Cuba e nella Corea del Nord, per presunta diffamazione di pubblici ufficiali o politici; chiede al Consiglio di propugnare come primo passo una moratoria mondiale di questi arresti di giornalisti; sottolinea tuttavia che la libertà di espressione non esclude il rispetto e la comprensione reciproci tra culture diverse;
18. esprime costernazione per la mancata organizzazione, da parte della Presidenza britannica, di una terza riunione della rete UE di punti di contatto (genocidi, crimini contro l’umanità e crimini di guerra) (decisione del Consiglio 2003/659/GAI del 18 giugno 2003), che rappresenta uno strumento di enorme valore per rafforzare il coordinamento tra Stati membri dell’UE a livello di indagini e azioni penali in ambito nazionale per reati internazionali;
Risultati delle attività del Consiglio e della Commissione in materia di diritti umani nelle sedi internazionali
19. si rallegra dell’attiva partecipazione dell’UE e dei suoi Stati membri sulle questioni dei diritti umani, nel 2005, in varie sedi internazionali, tra cui la Commissione dei diritti dell’uomo delle Nazioni Unite (UNCHR), l’Assemblea generale delle Nazioni Unite, il Consiglio ministeriale dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE), il Consiglio d’Europa e la Conferenza ministeriale dell’OMC;
20. apprezza l’impostazione orientata ai risultati della Presidenza dell’UE e del Consiglio alla 61ª sessione dell’UNCHR; in tale contesto si compiace del ruolo fondamentale svolto dall’UE nell’assicurare l’adozione di risoluzioni critiche e costruttive sui diritti umani nella Repubblica democratica del Congo, in Nepal, nella Corea del Nord, in Sudan, in Uzbekistan e in Turkmenistan, nonché sui diritti umani e la lotta al terrorismo e la nomina di relatori speciali per sviluppare principi e orientamenti in merito alle discriminazioni basate sul lavoro e le origini; apprezza parimenti il sostegno dato alla nomina di un rappresentante speciale per contribuire a rafforzare le norme sui diritti umani nel lavoro;
21. ricorda tuttavia al Consiglio la propria summenzionata risoluzione del 24 febbraio 2005 che invitava l’UE a presentare risoluzioni su un certo numero di questioni prioritarie; in particolare si rammarica del rifiuto dell’UE di patrocinare risoluzioni sulle violazioni dei diritti umani in Cina, Zimbabwe e Cecenia; ricorda al riguardo gli impegni assunti dal Consiglio nell’ambito degli orientamenti dell’UE sui dialoghi in materia di diritti umani, che affermano chiaramente che un dialogo in materia di diritti umani con un paese terzo non può impedire al Consiglio di patrocinare una risoluzione su tale paese specifico in seno al Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani; in tale contesto tiene conto inoltre dell’affermazione contenuta nella relazione 2005 secondo la quale il gruppo africano in particolare non è stato cooperativo in occasione delle discussioni sulla situazione dei diritti dell’uomo in determinati paesi africani durante i lavori del Terzo Comitato dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite; chiede quindi alla Commissione e al Consiglio di usare tutti gli strumenti a loro disposizione per convincere il gruppo africano a cooperare in futuro con l’Assemblea generale delle Nazioni Unite portando avanti il dialogo e fornendo informazioni sui paesi africani interessati, soprattutto quelli con cui la cooperazione ACP-UE è sospesa ai sensi dell’articolo 96 dell’accordo di partenariato ACP-UE o con cui il dialogo politico è portato avanti ai sensi dell’articolo 8 di tale accordo; propone che il Parlamento europeo in futuro, nel presentare le sue proposte di risoluzione al Consiglio, si limiti a quelle relative ai principali paesi fonte di preoccupazione, e sostenga più fermamente l’attività del Consiglio al riguardo;
22. invita il Consiglio e la Commissione a compiere sforzi significativi per collegare in modo continuato le discussioni che portano avanti nelle sedi internazionali con i dialoghi politici bilaterali dell’Unione europea e con la sua politica di sviluppo e commerciale, nonché ad evitare l’attuale situazione in cui paesi che si oppongono alle iniziative dell’UE in materia di diritti umani in sedi internazionali possono farlo avendo ben poco da temere come ripercussioni negative a livello di relazioni bilaterali;
23. ricorda specificamente al Consiglio e alla Commissione che la maggior parte degli abusi in materia di diritti umani sarebbe impossibile in paesi con più forti tradizioni di libertà di parola e di stampa; invita quindi il Consiglio e la Commissione a sottolineare quanto più fermamente possibile questo punto sostanziale in tutti i dialoghi politici, come nel caso della politica di sviluppo e commerciale;
24. apprezza il sostegno che il Consiglio continua a dare all’istituzione di un Consiglio per i diritti umani Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani dotato di forza, capacità di persuasione ed efficacia e avente le seguenti caratteristiche essenziali: deve trattarsi di un organo permanente, con un numero sufficiente di sessioni di durata tale da consentirgli di svolgere adeguatamente il proprio mandato, dev’essere capace di reagire a situazioni d’urgenza, il sistema delle procedure speciali va mantenuto e il Comitato delle ONG va riformato in modo da consentire un forte livello di partecipazione delle ONG indipendenti; chiede al Consiglio di continuare ad operare per la fissazione di requisiti per la partecipazione al futuro Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani, comprese procedure elettorali che prevedano votazioni dirette e individuali a maggioranza assoluta dei membri, tali da garantire la credibilità e l’efficacia del futuro organismo; è preoccupato, a tale proposito, quanto al fatto che i paesi che registrano scarsi risultati in materia di diritti dell’uomo sono stati eletti membri del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, e sottolinea quindi l’importanza che riveste l’istituzione di un meccanismo universale di valutazione a pari livello, con il fine di esaminare la situazione dei diritti umani in tutti i paesi e di controllare la messa in atto delle convenzioni e delle norme internazionali; si rammarica del fatto che nel corso degli ultimi mesi del 2005 gli Stati membri dell’UE sembrano essere stati superati in strategia nei negoziati da un piccolo gruppo di membri dell’ONU composto di paesi che suscitano essi stessi dei sospetti per quanto riguarda la loro situazione dei diritti umani; ciononostante plaude all’accordo finale raggiunto a New York e si attende vivamente una forte ed efficace rappresentanza dell’UE in seno al Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani su cui si è raggiunto l’accordo;
25. invita il Consiglio e la Commissione ad opporsi sistematicamente al conferimento della presidenza del Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani a paesi che non rispettano tali diritti;
26. chiede che il Consiglio e la Commissione continuino ad appoggiare il rapido raggiungimento di un accordo sulla progettata convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità; si compiace del risultato della settima sessione del Comitato ad hoc, compreso l’accordo sul rafforzamento del progetto di testo in relazione alla violenza nei confronti dei disabili, ai diritti umani delle persone che presentano complesse forme di dipendenza e al diritto per i non udenti di usare la lingua dei segni; invita gli Stati membri, il Consiglio e la Commissione a sostenere un ulteriore rafforzamento del progetto di testo esistente in relazione al trattamento involontario dei disabili e per quanto concerne la sua attuazione, chiede di appoggiare gli sforzi attualmente compiuti in materia di cooperazione internazionale per il sostegno ai disabili nei paesi in via di sviluppo e di mettere a punto un meccanismo forte e indipendente di monitoraggio e di applicazione, capace di ricevere e gestire le denunce individuali;
27. in generale ritiene che le attività dell’UE in seno alle Nazioni Unite in materia di diritti umani siano troppo rivolte verso l’interno; chiede al Consiglio di sforzarsi di accelerare il processo di consultazione in modo che ci sia più tempo per consultare i partner esterni all’UE; chiede al Consiglio di prendere in considerazione l’opportunità di fare in modo che il proprio gruppo di lavoro sui diritti dell’uomo (COHOM) fornisca solo un quadro negoziale ai rappresentanti dell’UE presenti nelle sedi internazionali e di delegare a questi ultimi il potere di assumere se necessario decisioni ad hoc;
28. si rallegra del fatto che in generale, alle riunioni dell’Organizzazione internazionale del lavoro (OIL), l’UE assume una posizione vigorosa nelle discussioni sui diritti sindacali e gli altri diritti umani fondamentali dei lavoratori, e ciò anche sotto la Presidenza lussemburghese, allorché ad esempio l’UE ha assunto una posizione forte riguardo alle presunte violazioni dei diritti umani commesse contro sindacalisti colombiani, posizione che poi, in una dimostrazione di coerenza, si è tradotta in una vigorosa dichiarazione dell’UE alla sessione di giugno 2005 della Conferenza internazionale del lavoro; in tale contesto è sorpreso che un paese come la Bielorussia sia riuscito a farsi eleggere, nel giugno 2005, all’organo di governo dell’OIL, malgrado il fatto che la Bielorussia non sia una democrazia con sindacati liberi e che di tale organo siano membri permanenti quattro grandi paesi dell’UE; chiede al Consiglio di illustrare le sue iniziative diplomatiche precedenti tale elezione e di indicare se abbia preso in considerazione l’opportunità di opporsi all’ingresso della Bielorussia in tale organo; sostiene che è essenziale rafforzare i programmi speciali sostenuti dall’UE per proteggere settori vulnerabili in tali paesi;
29. si congratula con il Consiglio e con la Commissione per il ragguardevole successo diplomatico raggiunto col deferimento del caso del Darfur (Sudan) alla Corte penale internazionale da parte del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, come chiedeva una risoluzione del Parlamento approvata il 16 settembre 2004 ; tuttavia, preoccupato per il deteriorarsi della situazione della sicurezza nel Darfur, sollecita la comunità internazionale, le Nazioni Unite, il Consiglio e la Commissione ad agire immediatamente per porre fine alla violenza, fornendo un sostanziale sostegno all’Unione africana nonché un sufficiente livello di aiuto umanitario alla popolazione interessata; incoraggia rapidi progressi nelle azioni penali contro alti ufficiali dell’esercito o alti funzionari del governo sudanese per crimini commessi in questo ambito, in particolare il ricorso allo stupro quale arma di guerra; sollecita l’UE a sostenere attivamente la trasformazione dell’attuale missione dell’Unione africana in missione ONU a pieno titolo di mantenimento della pace, al fine di fornire maggiore sicurezza nella regione; sollecita l’UE a continuare a dare il suo sostegno all’attuazione dell’Accordo globale di pace tra le varie parti;
30. invita il Consiglio e la Commissione a continuare ad adoperarsi energicamente per promuovere la ratifica universale dello statuto di Roma e l’adozione della legislazione di attuazione della CPI, conformemente alla posizione comune del Consiglio sulla CPI e al Piano d’azione; invita il Consiglio e la Commissione a raddoppiare i loro sforzi al riguardo nelle loro iniziative presso gli Stati Uniti, partner essenziale dell’UE, soprattutto nella guerra al terrorismo; chiede che ogni Presidenza dell’UE presenti al Parlamento una relazione concernente le azioni portate avanti ai sensi della posizione comune;
31. valuta positivamente il fatto che, in seguito alla recente revisione dell’accordo di partenariato ECP-UE, fra gli obiettivi della cooperazione fra l’UE e i paesi ACP siano stati inseriti la promozione e il rafforzamento della pace e della giustizia internazionale, tenendo debito conto dello statuto di Roma; si rammarica pertanto del mancato riferimento alla CPI nel documento finale del vertice mondiale delle Nazioni Unite sui risultati del settembre 2005; si compiace del fatto che riferimenti alla Corte penale internazionale siano stati inclusi in numerosi piani d’azione della politica europea di vicinato, in particolare quelli riguardanti l’Ucraina e la Moldavia, e nei progetti di piani d’azione concernenti l’Azerbaigian, il Libano, l’Armenia e la Georgia; invita i suoi Stati membri a riaffermare in ogni possibile occasione il loro sostegno alla CPI;
32. chiede al governo e al Congresso degli Stati Uniti di ratificare senza ulteriori ritardi lo “Statuto di Roma” che dà vita alla CPI; ricorda che nessuna eccezione giuridica deve essere accordata agli Stati Uniti su questo capitolo: condanna la sottoscrizione di “accordi bilaterali” da parte di alcuni paesi, compresi alcuni Stati membri dell’UE, con gli Stati Uniti, che accordano “de facto” l’impunità ai soldati USA;
33. reputa essenziali strette relazioni tra l’Unione europea e il Consiglio d’Europa, sottolineando le difficoltà tuttora esistenti al riguardo: cooperazione tecnica anziché cooperazione politica strutturata, deficit di comunicazione fra la Commissione europea e gli organi del Consiglio d’Europa, duplicazione degli sforzi, mancata chiarificazione delle sfere di azione; invita le Presidenze austriaca e finlandese ad assicurare che il memorandum d’intesa in preparazione serva a risolvere tali difficoltà; ricorda che il rapporto fra l’Unione europea e il Consiglio d’Europa costituisce un “luogo d’incontro” strategico anche nella relazione con paesi terzi aperti ad una cultura dei diritti umani, contribuendo al successo delle politiche di vicinato e di altri rapporti privilegiati fondati sul partenariato;
Vaglio delle consultazioni e dei dialoghi politici e in materia di diritti umani e del dialogo politico generale dell’UE con i paesi terzi
34. apprezza il fatto che la relazione annuale compie una valutazione equilibrata dell’efficacia dei dialoghi dell’UE in materia di diritti umani; prende atto della valutazione di tali dialoghi nel 2004 e rileva che il Consiglio sta prendendo le mosse per sviluppare un documento che passi in rassegna i dialoghi e le consultazioni in materia di diritti umani; resta in attesa di ricevere tale documento una volta approvato; chiede in particolare al Consiglio di associare strettamente il Parlamento europeo a questo lavoro nonché al processo di valutazione dei dialoghi; informa al riguardo il Consiglio che sarà elaborata una relazione d’iniziativa sulla valutazione dei dialoghi e delle consultazioni con i paesi terzi in materia di diritti umani;
35. sottolinea la necessità che l’Unione e ciascuno Stato membro operino, in materia di diritti umani, con coerenza e in conformità del Trattato, in modo da evitare contraddizioni che sminuirebbero l’autorità morale dell’Unione nel sistema internazionale;
36. prende atto della valutazione contenuta nella relazione annuale del Consiglio sul dialogo in materia di diritti umani con la Cina, caratterizzato da continue notizie in merito ad una lunga serie di violazioni, tra cui continue notizie di arresti per motivi politici soprattutto di membri delle minoranze, presunte torture, diffuso ricorso al lavoro forzato, frequente uso della pena di morte e repressione sistematica della libertà di religione, della libertà di parola e di espressione (anche nel contesto del trattamento imposto al popolo del Tibet) e della libertà dei media, compreso Internet; si duole che non sia stato compiuto alcun progresso sostanziale per quanto concerne la ratifica e l’attuazione de Patto internazionale sui diritti civili e politici o il rilascio dei prigionieri arrestati in relazione ai fatti di Tienanmen del 1989; considera tale dialogo un prezioso strumento e un importante elemento del dialogo strategico generale tra l’UE e la Cina,nel cui ambito i diritti umani devono essere trattati come aspetto prioritario; chiede al Consiglio e alla Commissione di compiere strenui sforzi, anche se essi potranno dare i loro frutti solo a medio termine; chiede alla Cina e al Consiglio di esaminare l’opportunità di migliorare il dialogo con la semplice decisione pratica di introdurre l’interpretazione simultanea; spera che innovazioni come quella di tenere il dialogo politico ad alto livello e il seminario legislativo l’uno subito dopo l’altro possano consentire maggiori sinergie; sottolinea che la possibilità di relazioni commerciali sempre più positive dev’essere subordinata alle riforme nel campo dei diritti umani; chiede al Consiglio di invitare deputati del Parlamento europeo allo stesso modo in cui sono stati invitati parlamentari cinesi;
37. condanna l’appello del Presidente iraniano a “cancellare Israele dalla Carta geografica”; esprime le sue preoccupazioni per la situazione dei diritti umani in Iran e per il fatto che il dialogo sui diritti umani con l’Iran – a causa della mancanza d’impegno dell’Iran – si è interrotto dopo l’ultima tornata di incontri del giugno 2004; invita l’Iran a riprendere il dialogo e, con la partecipazione dell’UE, a definire criteri al fine di raggiungere reali miglioramenti in questo campo; valuta positivamente la chiara affermazione in tal senso contenuta nelle conclusioni del Consiglio del 12 dicembre 2005; invita il Consiglio a continuare in particolare le sue iniziative nei confronti dell’Iran su singoli casi e apprezza al riguardo l’impegno della Presidenza austriaca; esprime il suo rammarico riguardo al bilancio negativo in materia di diritti umani in Iran durante i primi sei mesi del mandato del Presidente Ahmedinejad, e invita la Commissione ad adottare tutte le misure necessarie nel quadro dell’iniziativa europea per i diritti umani in modo da intensificare i contatti e la cooperazione con la società civile iraniana e sostenere ulteriormente la democrazia e i diritti umani;
38. esprime preoccupazione per le gravi violazioni dei diritti umani in Iraq, comprese quelle nelle prigioni del paese; ciononostante approva il sostegno dato dall’UE al nuovo governo in Iraq; chiede un maggiore impegno dell’Unione per portare la stabilità nel paese e per rendere pienamente operativa la delegazione della Commissione, purché possano essere affrontati i problemi in materia di sicurezza;invita il Consiglio e la Commissione a sostenere i continui sforzi del ministero iracheno dei diritti umani per il mantenimento di standard elevati;
39. si rallegra dell’avvio delle consultazioni dell’UE con la Russia in materia di diritti umani; appoggia il Consiglio nella sua intenzione di trasformare tali consultazioni in un franco e autentico dialogo UE-Russia sui diritti umani e chiede che il Parlamento europeo sia coinvolto in tale processo; invita il Consiglio a continuare a sollecitare la Russia affinché dia il suo accordo all’idea di associare alle consultazioni le ONG europee e russe, sull’esempio di altri dialoghi sulle questioni dei diritti umani; apprezza il fatto che il Consiglio riferisca alle ONG in merito alle consultazioni, rammaricandosi tuttavia della mancanza di consultazioni sistematiche con il Parlamento europeo; chiede al Consiglio di fare pressioni sulla Russia affinché accetti che tale dialogo si svolga in modo alterno anche in Russia, e non solo quando i vertici hanno luogo nell’UE; teme che la nuova legislazione Russa sulle ONG impedisca alle organizzazioni per i diritti umani di svolgere adeguatamente le loro attività ogni volta che è in gioco il rispetto dei diritti dell’uomo, o addirittura impedisca loro tout-court di funzionare; chiede alla Commissione e al Consiglio di sollevare costantemente tale questione con la Russia, anche nelle sedi internazionali e, in particolare, in seno al Consiglio d’Europa, la cui presidenza del Consiglio dei ministri il 19 maggio 2006 dovrà essere assunta dalla Russia; chiede alla Commissione e al Consiglio di sollevare la questione delle esecuzioni extragiudiziali, delle scomparse di persone e delle torture di detenuti in Cecenia, nonché degli attacchi cui sono esposti i difensori dei diritti dell’uomo impegnati nell’indagare e nel denunciare le violazioni di tali diritti in detta repubblica;
40. valuta positivamente il piano d’azione comune adottato al sesto Vertice India-UE, comprendente discussioni sulle questioni dei diritti umani basate sull’impegno a collaborare per sostenere tali diritti in uno spirito di uguaglianza e rispetto reciproco; si attende che tali discussioni includano i diritti delle minoranze; si attende che in tale contesto le due parti possano discutere anche la problematica situazione sociale dei dalit; invita il Consiglio e la Commissione ad avviare un simile dialogo con i governi di altri paesi in cui vige il sistema delle caste; apprezza il fatto che la Commissione e il Consiglio consultino regolarmente le ONG indiane nel quadro della Tavola rotonda della società civile UE-India; raccomanda che le discussioni in tale ambito regionale abbraccino anche la situazione dei diritti umani nel Kashmir;
41. prende atto delle conclusioni del Consiglio sulla Colombia adottate il 3 ottobre 2005; raccomanda che per le future conclusioni del Consiglio una priorità sia rappresentata dalla consultazione con la società civile e con l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti dell’uomo, e che si proceda anche a una discussione in seno al COHOM; chiede al Consiglio di monitorare l’impatto che la legge “pace e giustizia” sta avendo sui difensori dei diritti umani; osserva che detta legge si applica a tutti i gruppi armati illegali presenti in Colombia (non solo alle Forze unite di autodifesa della Colombia (AUC), ma anche alle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (FARC) e all’Esercito di liberazione nazionale (ELN);
42. invita il Consiglio e la Commissione a fare costantemente presente, nell’ambito di tutti i dialoghi politici con paesi terzi, la necessità che tali paesi formulino inviti permanenti a tutti i meccanismi speciali, i relatori speciali e i rappresentanti speciali delle Nazioni Unite e presentino tutte le relazioni in sospeso agli organi previsti dai trattati delle Nazioni Unite;
43. prende atto dello strumento politico rappresentato dall’elenco ufficiale dell’UE dei “casi sensibili di prigionieri/detenuti” utilizzato nella politica verso un determinato paese, strumento menzionato nella relazione annuale del Consiglio; esorta la Commissione e il Consiglio a istituire un siffatto elenco ufficiale dell’UE per ogni paese terzo in cui vi sono problemi in materia di diritti umani e a presentarlo in occasione di ciascuna riunione del dialogo politico; chiede alla Commissione di informare il Parlamento in merito a tutti gli elenchi di questo tipo esistenti;
44. invita inoltre il Consiglio a valutare l’opportunità di adottare l’impostazione seguita dai governi di alcuni Stati membri e da talune ONG internazionali, individuando ogni anno nel contesto della sua relazione annuale un elenco di “Countries of Particular Concern” (paesi che destano particolare preoccupazione) per quanto riguarda le violazioni dei diritti umani; propone che tali paesi siano messi in evidenza secondo criteri concreti e trasparenti, basati sui temi degli orientamenti dell’UE in materia di diritti umani, sui trattati e gli impegni da essi sottoscritti e sulla scelta fatta dal Parlamento europeo nell’individuare i paesi su cui adottare risoluzioni d’urgenza, affinché venga prestata maggiore attenzione ai diritti dell’uomo nell’attuazione di tutte le politiche dell’UE nei confronti dei paesi inseriti nell’elenco, compresa l’imposizione di sanzioni commerciali e sugli aiuti se tali violazioni persistono; ritiene che criteri quali l’indipendenza del potere giudiziario e dei mezzi di comunicazione nonché lo statuto delle organizzazioni della società civile siano essenziali per valutare la situazione dei diritti umani;
45. si compiace del fatto che il Consiglio abbia mantenuto la sua posizione comune sulla Birmania/Myanmar nel 2005; prende atto in modo particolare della relazione Haval/Tutu del settembre 2005 in cui si chiede che gli interventi del Consiglio di Stato per la pace e lo sviluppo siano considerati un rischio per la sicurezza internazionale e che il regime sia quindi deferito al Consiglio di sicurezza dell’ONU; riconosce il sostegno dato dagli Stati membri dell’UE alla riunione d’informazione del Consiglio di sicurezza dell’ONU sulle violazioni in corso; rileva con preoccupazione che Daw Aung San Suu Kyi è tuttora agli arresti domiciliari e che al relatore speciale dell’ONU, il cui mandato scadrà quest’anno, dal 2003 viene negato l’ingresso nel paese; esorta l’UE a svolgere un ruolo più proattivo in tale paese (con particolare riferimento alla risoluzione d’urgenza sui diritti umani in Birmania/Myanmar approvata dal Parlamento europeo il 17 novembre 2005);
46. apprezza il fatto che il Consiglio e la Commissione abbiano inserito le problematiche dei diritti dell’uomo, della democrazia, dello stato di diritto e del buon governo, con criteri di riferimento specifici, in tutti i piani d’azione nazionali elaborati nel quadro della politica europea di vicinato (ENP); riconosce che la forza dei piani d’azione sta nel fatto che costituiscono un impegno vincolante, ma sa che ciò rappresenta anche la loro debolezza, poiché devono essere negoziati con il paese partner; sollecita quindi il Consiglio ad adoperarsi affinché tali paesi rispettino i loro impegni e a prendere in considerazione le misure da adottare nell’eventualità che non li adempiano entro un termine concordato; richiama l’attenzione in modo specifico sulla debolezza degli impegni in materia di diritti umani stabiliti in tale contesto con Marocco e Sahara occidentale, Tunisia, Siria, Israele e Autorità Palestinese, Algeria ed Egitto, tenendo presente che i piani d’azione di questi ultimi due paesi sono ancora in corso di negoziazione; resta in attesa di poter esaminare le relazioni sul primo anno di attuazione dei primi sette piani d’azione e le priorità fissate per la ENP per il 2006; chiede,in quest’ottica, l’istituzione di sottocommissioni per i diritti umani che si occupino, tra l’altro, di singoli casi al fine di migliorare ulteriormente il dialogo sui diritti umani con tutti i paesi partner;
47. invita il Consiglio e la Commissione a integrare in tutte le loro azioni i diritti del bambino, al fine di combattere efficacemente il lavoro minorile, concentrando l’attenzione principalmente sull’insegnamento e sull’istruzione dei bambini, uno degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio;
Esame generale delle attività del Consiglio e della Commissione
48. prende atto dell’informazione secondo la quale nel corso della Presidenza del Regno Unito l’UE ha intrapreso iniziative su 26 singoli casi di diritti umani ed ha emesso 49 dichiarazioni su problemi di diritti umani;
49. si rende conto che, specialmente nel campo dei diritti umani, le attività dell’UE, quali le iniziative presso paesi terzi, devono essere talvolta riservate; ritiene tuttavia che un elenco di tali attività dovrebbe essere incluso nella relazione annuale;
50. chiede pertanto al Consiglio e alla Commissione di mettere a punto insieme al Parlamento un sistema riservato attraverso il quale membri scelti del Parlamento europeo possano essere tenuti al corrente delle iniziative effettuate dagli Stati membri, dalla Presidenza, dall’Alto rappresentante per la PESC, dal rappresentante personale per i diritti umani, dai rappresentanti speciali o dalla Commissione riguardo a singoli casi di diritti umani o a situazioni evocate in risoluzioni del Parlamento europeo; suggerisce la possibilità di organizzare tale sistema sul modello del sistema col quale membri scelti del Parlamento europeo vengono informati sul materiale classificato riguardante la sicurezza e la difesa;
51. si compiace del fatto che il Consiglio Affari generali del 12 dicembre 2005 abbia previsto che le schede informative dell’UE sui diritti umani elaborate e aggiornate dal Consiglio debbano essere messe a disposizione di tutte le istituzioni dell’UE e rimane in attesa di riceverne quanto prima possibile la versione attuale;
52. chiede al Consiglio di valutare l’opportunità di fare del COHOM un gruppo di lavoro composto di rappresentanti insediati a Bruxelles; ritiene che ciò darebbe al gruppo più tempo per le riunioni, un migliore coordinamento e quindi forse anche un miglior controllo delle politiche dell’UE in materia di diritti umani nel senso più ampio;
53. approva la costituzione di gruppi di lavoro sulla costruzione delle istituzioni, la riforma amministrativa, la governance e i diritti umani fra l’UE e, rispettivamente, il Bangladesh, il Laos e il Vietnam; subordinatamente ad una valutazione della loro efficacia, invita il Consiglio e la Commissione ad estendere tale impostazione ad altri paesi terzi, come Cambogia e Nepal;
54. sostiene fermamente che tutti gli strumenti, documenti e relazioni in materia di diritti umani, comprese le relazioni annuali, devono affrontare esplicitamente i problemi della discriminazione, tra cui i problemi delle minoranze etniche, delle libertà religiose comprese le pratiche discriminatorie nei confronti delle religioni minoritarie, dei diritti umani delle donne, dei diritti dei bambini, dei diritti dei popoli indigeni, dei disabili, comprese le persone con disabilità intellettuali, e delle persone di ogni orientamento sessuale, con il pieno coinvolgimento delle loro organizzazioni, sia nell’UE che nei paesi terzi, ove opportuno;
55. in considerazione della discriminazione di genere, sostiene fermamente che la protezione e la promozione dei diritti delle donne deve costituire politica trasversale nell’agenda dell’Unione europea in materia di diritti umani;
I programmi di assistenza esterna della Commissione
L’Iniziativa europea per la democrazia e i diritti dell’uomo (EIDHR)
56. invita la Commissione a prendere seriamente in considerazione la posizione del Parlamento europeo in merito ad uno strumento specifico per i diritti umani per il periodo 2007-2013; resta in attesa di ricevere una comunicazione della Commissione al riguardo;
57. sottolinea l’importanza dell’iniziativa europea per la democrazia e i diritti dell’uomo, che è uno dei principali strumenti che l’UE ha a sua disposizione; mette in risalto in particolare il vantaggio derivante dal fatto che i programmi dell’EIDHR non hanno bisogno di approvazione governativa nel paese in cui vengono attuati e che la maggioranza dei finanziamenti dell’EIDHR è a disposizione delle organizzazioni della società civile;
58. sottolinea la propria posizione secondo la quale il sostegno ai diritti umani dev’essere integrato in tutti e quattro gli strumenti di finanziamento dell’azione esterna ed occorre creare un quinto strumento specifico per i diritti umani per completare la programmazione tematica;
59. chiede alla Commissione di garantire che l’attuale riforma del regolamento finanziario e delle norme di esecuzione che lo accompagnano sia sufficientemente ampia in modo da ridurre l’eccessivo onere amministrativo e la lentezza nella messa a disposizione dei finanziamenti che attualmente affliggono l’EIDHR, per facilitare alle piccole ONG a livello di base l’accesso e la gestione dei fondi ed aumentare così l’impatto dell’EIDHR;
60. accoglie con favore le conclusioni della relazione di valutazione della campagna contro il razzismo, la xenofobia e le discriminazioni, in cui si afferma che i progetti finanziati nel quadro dell’EIDHR sono indirizzati alle comunità più emarginate, non raggiunte dai governi, e mostrano risultati notevoli;
61. esprime soddisfazione per il fatto che nel 2005 la Commissione ha potuto contrarre impegni per oltre 125 000 000 EUR, ma teme che non tutti i progetti appaltati nel 2005 possano trovare completa ed accurata attuazione;
62. prende atto del fatto che i fondi EIDHR utilizzati per le missioni UE di osservazione elettorale nel 2005 sono stati pari ad oltre un quinto del totale e che tali missioni si sono svolte in 12 paesi fra cui l’Afganistan, l’Etiopia, il Libano, la Liberia, il Venezuela e la Palestina; loda la crescente efficacia delle attività di osservazione elettorale dell’UE, ma ritiene che tale risultato non debba essere raggiunto a spese dell’ammontare degli impegni di bilancio per progetti relativi ai diritti umani da attuare a livello di base nei paesi di tutto il mondo;
63. chiede alla Commissione e al Consiglio di seguire sistematicamente le missioni di osservazione elettorale, di monitorare con attenzione la situazione postelettorale e, se necessario, di prendere misure politiche;
64. prende atto che un’ampia quota (50,9%) dei finanziamenti EIDHR complessivi per progetti appaltati nel 2005 è andata a grandi progetti organizzati per tema, mentre solo una piccola quota (27,68%) è stata destinata a microprogetti attuati dalle delegazioni della Commissione; ripete che una quota significativa dovrebbe essere destinata a piccoli progetti a livello di base; invita la Commissione a prestare un’attenzione particolare alle ONG che svolgono un ruolo chiave nella promozione dei diritti umani nel proprio paese ma che non sono legalmente riconosciute dalle autorità del paese stesso; ritiene indispensabile che la Commissione proponga, a tale riguardo, una revisione del regolamento finanziario, compreso il finanziamento di queste ONG;
65. sostiene pienamente il contributo dell’UE alle organizzazioni intergovernative, poiché esse possono dare contributi fondamentali alla promozione della democrazia e dei diritti dell’uomo, ritiene tuttavia che tale contributo non dovrebbe andare a scapito delle ONG, ma piuttosto dovrebbe aver luogo attraverso partenariati strategici a lungo termine;
66. approva il fatto che la Commissione abbia modificato le sue procedure per quanto riguarda i nuovi inviti a presentare proposte per il 2006, nel senso che i nuovi inviti basati su “concept notes” (documenti preparatori) sembrano prediligere quale primo criterio importante una maggiore valutazione della qualità delle proposte di progetto;
67. chiede alla Commissione di mettere a disposizione del Parlamento tutte le relazioni di valutazione d’impatto redatte riguardo a progetti, prodotte da valutatori esterni o interni, al fine di assicurare un adeguato controllo parlamentare; chiede alla Commissione di rendere le valutazioni dell’impatto sui diritti umani parte integrante e pienamente attuata di tutta la gestione del ciclo dei progetti dell’Unione europea, sia ex-ante che ex-post, così che tali valutazioni d’impatto influenzino tanto le politiche e i programmi futuri che la valutazione dei programmi in corso;
Programmi d’assistenza in generale
68. ritiene necessario sviluppare una sostanziale integrazione delle questioni relative al rispetto dei diritti umani, dei principi democratici, dello stato di diritto e del buon governo (quali espressi nell’Accordo di partenariato ACP-UE nell’ambito delle azioni finanziate dal Fondo europeo di sviluppo (FES); chiede alla Commissione di presentare una rassegna annuale di tutte le spese correlate del FES che attraversi tutta la programmazione geografica, regionale e tematica, in modo da accrescere la visibilità delle attività dell’UE in questo campo;
69. chiede alla Commissione di basare gli obiettivi, gli indicatori e i piani di sviluppo, nella sua programmazione delle politiche, su strumenti internazionali dei diritti dell’uomo universali e concordati, coinvolgendo pienamente le organizzazioni per i diritti umani a partire dal concepimento delle politiche e dei programmi fino alla loro attuazione, supervisione e valutazione;
70. chiede che sia dato un seguito al seminario del giugno 2005 sui diritti umani in relazione all’assistenza umanitaria dell’UE, anche destinando risorse dell’UE a questioni di giustizia conseguenti a massacri e crimini contro l’umanità;
Esame dell’attuazione delle clausole sui diritti umani e la democrazia
71. ricorda la sua summenzionata risoluzione del 14 febbraio 2006 concernente la futura politica dell’UE in materia di applicazione delle clausole sui diritti dell’uomo in tutti gli accordi dell’UE, compresi la messa a punto di un meccanismo efficace per monitorare il rispetto dei diritti umani e il coinvolgimento rafforzato del Parlamento europeo nei processi di valutazione e consultazione relativi a tali clausole; attende con interesse che la Presidenza austriaca, insieme alla Commissione, risponda alle proposte del Parlamento;
72. prende atto del fatto che gli accordi di quarta generazione dell’UE con paesi terzi includono naturalmente il dialogo politico quale elemento essenziale dell’accordo, comprendente le questioni dei diritti umani e della democrazia; sottolinea la propria determinazione a rafforzare il controllo ex-ante della posizione più recente assunta di volta in volta nel quadro di tali dialoghi politici;
73. concorda con la posizione espressa nella relazione 2005 secondo la quale la clausola sui diritti umani costituisce una base per un impegno positivo sulle questioni dei diritti umani e della democrazia nelle relazioni con i paesi terzi; sottolinea tuttavia che tale posizione non può far escludere la possibilità della sospensione temporanea della cooperazione a causa di una violazione della clausola; rinnova la sua richiesta di una scala progressiva di misure e di un chiaro sistema di sanzioni da applicare per le violazioni della clausola sui diritti umani da parte dei paesi terzi, e invita il Consiglio a prendere in considerazione la possibilità di estendere il voto a maggioranza qualificata alla decisione di adottare provvedimenti restrittivi, quando ciò sarà opportuno; rinnova la sua richiesta di un migliore meccanismo di monitoraggio e consultazione su tale clausola e invita la Commissione e il Consiglio a riferire annualmente sulle violazioni delle clausole dei diritti umani, comprese quelle dell’Accordo di partenariato ACP-UE, alla sottocommissione per i diritti dell’uomo del Parlamento europeo;
74. rinnova il suo sostegno alla decisione del Consiglio del 3 ottobre 2005 di imporre sanzioni all’Uzbekistan in seguito agli eventi di Andijan del 13 maggio 2005, allorché un alto numero di civili è stato colpito a morte da forze di sicurezza governative e molte persone sono state arrestate e successivamente sottoposte ad un processo non conforme agli standard internazionali per un equo processo, allo scopo di coprire la verità; considera tale decisione un esempio di provvedimento coerente dell’UE contro un governo che è vincolato da impegni in materia di diritti umani e democrazia in base ad un accordo di partenariato e cooperazione con l’UE; si duole del fatto che nel caso dell’Uzbekistan ci siano voluti quattro mesi perchè le sanzioni fossero emanate; spera tuttavia che in tutti gli accordi la clausola sui diritti umani risulterà rafforzata da questo precedente; invita il Consiglio a stigmatizzare le violazioni dei diritti umani in Turkmenistan;
75. ribadisce la propria risoluzione del 15 dicembre 2005 sui diritti umani e le libertà di stampa in Tunisia e la valutazione del Vertice mondiale sulla società dell’informazione di Tunisi;
76. ricorda la sua risoluzione del 27 ottobre 2005 sui diritti dell’uomo nel Sahara occidentale; si compiace per la liberazione dei detenuti politici saharoui da parte delle autorità marocchine pur denunciando le incessanti violazioni dei diritti umani a carico della popolazione saharoui; sollecita la tutela della popolazione saharoui e il rispetto dei suoi diritti fondamentali, specie la libertà di espressione, di movimento e di manifestazione; reitera la sua richiesta di una soluzione equa e duratura al conflitto del Sahara occidentale basata sul diritto all’autoderminazione del popolo saharoui, in linea con le pertinenti risoluzioni del Consiglio di sicurezza, segnatamente la risoluzione 1495 (2003);
77. valuta positivamente il monitoraggio e la revisione degli orientamenti sull’attuazione e la valutazione delle misure restrittive (sanzioni) nel contesto della politica estera e di sicurezza comune dell’UE;
78. si compiace del ruolo svolto dall’Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE quale piattaforma per una discussione aperta e trasparente sulle questioni dei diritti dell’uomo e la incoraggia a continuare nel suo lavoro, contribuendo così al dialogo politico previsto all’articolo 8 dell’Accordo di partenariato ACP-UE;
79. si rammarica che in presenza di casi flagranti di violazione dei diritti umani nei paesi ACP si faccia ben poco ricorso alla clausola sui diritti umani di cui all’articolo 96 dell’Accordo di partenariato ACP-UE, ed insiste affinché sia intensificato il dialogo politico nello spirito dell’Accordo di partenariato ACP-UE;
80. valuta favorevolmente, considerandole un esempio molto positivo, le attività dell’UE in termini di iniziative e dichiarazioni dopo la violenta repressione avvenuta in Etiopia nel giugno 2005; esprime preoccupazione per il fatto che, allorché violazioni analoghe dei diritti umani si sono verificate nel novembre 2005, l’UE non sembra aver dato sufficiente seguito alla sua precedente posizione; considerato l’elevato numero di leader dell’opposizione e di difensori dei diritti umani attualmente detenuti e che rischiano la pena di morte, ritiene che il governo dell’Etiopia non stia adempiendo gli obblighi ad esso incombenti a norma dell’articolo 8 dell’accordo di partenariato ACP-UE, ed invita la Commissione e il Consiglio a rispondere alla richiesta del Parlamento europeo di adottare una posizione coordinata conformemente all’articolo 96 dell’Accordo di Cotonou, come richiesto nella sua summenzionata risoluzione del 15 dicembre 2005;
81. esprime la sua preoccupazione per la mancata menzione dell’Eritrea nella relazione annuale 2005 del Consiglio sui diritti dell’uomo, nonostante le gravi violazioni dei diritti umani, fra cui detenzioni arbitrarie e la tortura di migliaia di detenuti; si duole che il Consiglio e la Commissione si siano ben pochi attivati al riguardo, nonostante che il Parlamento, nella sua risoluzione del 18 novembre 2004, sulla situazione dei diritti dell’uomo in Eritrea, condanni la situazione dei diritti umani in Eritrea e chieda al Consiglio e alla Commissione di aprire una procedura di consultazione a norma dell’articolo 96 dell’Accordo di Cotonou; invita il Consiglio e la Commissione ad avviare senza indugio la procedura di consultazione di cui all’articolo 96 dell’Accordo di Cotonou con riferimento alla situazione dei diritti umani in Eritrea;
Applicazione degli orientamenti UE sui diritti umani
82. prende atto del primo esame biennale dell’attuazione degli orientamenti dell’UE sui bambini e i conflitti armati effettuato sotto la presidenza del Regno Unito; approva in particolare il fatto che le schede informative dell’UE sui diritti umani, adottate nel luglio 2005, contengano una sezione sui diritti dei bambini e prevedano l’obbligo specifico di riferire, se del caso, secondo detti orientamenti; osserva che la consultazione delle parti interessate e delle ONG è stata esemplare durante l’elaborazione del predetto esame e delle raccomandazioni; si rammarica tuttavia che il Parlamento europeo non sia stato coinvolto nel processo di valutazione di tali orientamenti, che non si sia colta l’opportunità per un esame ad ampio raggio e che il documento che ne è scaturito sia risultato deludente per portata e ambizione; chiede pertanto al Consiglio di associare sistematicamente il Parlamento europeo all’esame biennale dell’attuazione di questi orientamenti, in modo da poter conoscere la posizione e le raccomandazioni del Parlamento in questo campo;
83. plaude all’impegno della Presidenza austriaca di continuare la prassi delle iniziative nei confronti di tutti i partner internazionali dell’UE riguardo alla ratifica delle convenzioni internazionali che vietano l’uso della tortura; chiede al Consiglio e alla Commissione di prendere in esame modi nuovi e innovativi per attuare gli orientamenti sulla tortura; sottolinea che, sebbene tali orientamenti fossero già adottati nel 2001, sono tra i più trascurati; viste le attuali minacce contro il divieto assoluto di praticare la tortura e i maltrattamenti nel contesto internazionale della lotta contro il terrorismo, invita il Consiglio ad associarsi al Parlamento europeo nel futuro processo di valutazione di tali orientamenti; a tale riguardo informa il Consiglio che la sua sottocommissione per i diritti dell’uomo ha chiesto di studiare l’ottimizzazione dell’esecuzione degli orientamenti UE sulla tortura e il miglioramento dei mezzi previsti da tali orientamenti; raccomanda alla Presidenza austriaca e a quella finlandese di condurre iniziative sulla tortura in tutti i paesi che sono firmatari delle pertinenti convenzioni ma che non sembrano cooperare; pone l’accento sul fatto che la regolare presenza della Presidenza o del Segretariato del Consiglio in seno al Comitato delle Nazioni Unite contro la tortura potrebbe apportare un contributo materiale importante ad un’analisi strategica volta a stabilire i paesi presso i quali intraprendere iniziative e il momento in cui farlo; chiede al Consiglio di valutare se l’Unione europea non potrebbe agire in modo più energico e convincente di fronte ai paesi terzi se tutti gli Stati membri firmassero e ratificassero il Protocollo opzionale della Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura ed altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti; è anche preoccupato per le accuse di rilocalizzazione e di esternalizzazione della tortura in paesi terzi; invita l’UE a considerare la lotta contro la tortura come un aspetto della massima priorità della sua politica dei diritti dell’uomo, in particolare mediante una più rigorosa applicazione degli orientamenti UE e di tutti gli altri strumenti UE, come l’EIDHR;
84. sottolinea l’elevata priorità da dare alla piena attuazione degli orientamenti dell’UE sui difensori dei diritti umani; invita il Consiglio a prendere iniziative per proteggere i difensori dei diritti umani; invita la Commissione e gli Stati membri ad organizzare attività di formazione del personale delle loro delegazioni, ambasciate e consolati riguardo all’applicazione di tali orientamenti; chiede alla Commissione di esaminare la possibilità di mettere a disposizione fondi per coprire le spese di tale formazione; valuta positivamente l’elaborazione di un manuale da parte della Presidenza olandese dell’UE per l’attuazione degli orientamenti; si rammarica tuttavia del fatto che il Parlamento si sia visto rifiutare informazioni precise sul suo contenuto; invita il Consiglio e la Commissione a sollevare sistematicamente in tutti i dialoghi politici il problema della situazione dei difensori dei diritti umani; invita la Commissione ad organizzare, al livello delle delegazioni CE, seminari di informazione sugli orientamenti aperti a tutte le ONG locali che operano in questo settore; invita ancora una volta il Consiglio a informare il Parlamento europeo in merito all’attuazione di tali orientamenti sul terreno e a coinvolgerlo pienamente nel processo della loro valutazione;
85. appoggia il Consiglio nel suo impegno volto ad integrare la dimensione dei diritti umani in tutta l’attività dell’UE, in particolare concentrandosi sulla revisione periodica e sull’attuazione di una determinata categoria di orientamenti dell’UE in materia di diritti umani;
Integrazione della dimensione dei diritti umani
86. apprezza il fatto che il Consiglio e la Commissione si stiano adoperando per rafforzare la coerenza fra la politica dell’UE in materia di diritti umani ed altre politiche internazionali dell’UE; considera essenziale, per il prosieguo di una politica credibile dell’UE nel campo dei diritti umani, che i legami tra queste diverse politiche siano rafforzati;
87. mette in rilievo l’importanza della nomina di Michael Matthiessen a rappresentante personale per i diritti umani dell’Alto rappresentante dell’UE per la PESC, considerandolo un importante passo avanti nell’integrazione della dimensione dei diritti umani; plaude alle attività e all’impegno personale del titolare della nuova carica;
88. si rallegra del fatto che i gruppi di lavoro che si occupano delle operazioni civili e di polizia nell’ambito del pilastro PESC/PESD, nonché delle operazioni militari dell’UE, abbiano cominciato a discutere degli aspetti di tali operazioni riguardanti i diritti umani e ad integrare le preoccupazioni per tali diritti, compreso il ricorso alla violenza contro le donne, nelle istruzioni impartite al personale delle missioni dell’UE operante sul terreno; valuta positivamente il “documento generico sulle norme di comportamento per operazioni PESD” approvato dal Consiglio il 23 maggio 2005, che fornisce esaurienti istruzioni a tutte le categorie di personale che operano nel quadro di missioni PESD; richiama tuttavia l’attenzione sull’evidente necessità che tali norme siano regolarmente applicate nelle crescenti e ormai numerose operazioni militari e civili dell’UE all’estero; ritiene che agendo in tal modo l’UE possa prevenire i problemi che si sono verificati nel corso di missioni ONU di mantenimento della pace; chiede alla Commissione di esaminare la possibilità di mettere a disposizione fondi per formare tutto il personale all’applicazione di queste norme;
89. plaude all’adozione, nel dicembre 2005, degli orientamenti dell’Unione europea per favorire l’osservanza del diritto internazionale umanitario; sollecita il Consiglio ad applicarli a tutte le dichiarazioni e le iniziative pertinenti;
90. invita la Banca europea per gli investimenti (BEI), in quanto uno degli organismi che attraverso il prestito attua le politiche di sviluppo dell’UE e essendo il maggiore istituto finanziario pubblico del mondo, ad inserire pienamente le questioni dei diritti umani in tutte le sue valutazioni di progetti e a assicurare una sufficiente capacità di integrazione dei diritti umani nelle sue operazioni; chiede in particolare l’introduzione di chiare procedure di salvaguardia, basate su standard internazionali, per valutare e mitigare l’impatto dei problemi dei diritti dell’uomo sui suoi progetti; chiede che vengano realizzate politiche di salvaguardia su questioni non coperte dalla legislazione UE affinché siano quantomeno pari a quelle descritte negli “Equator Principles”; invita la BEI a consultare il Parlamento europeo a tale riguardo;
91. approva il fatto che la Commissione prende regolarmente in esame l’opportunità di aggiungere altri paesi all’elenco dei paesi “SPG+” ai quali sono concesse le migliori tariffe doganali per l’importazione di merci nell’UE; chiede tuttavia che la Commissione, a fini di valutazione, verifichi tanto l’entrata in vigore degli obblighi internazionali quanto la loro effettiva attuazione e applicazione sul terreno;
92. invita la Commissione ad applicare criteri obiettivi alla concessione dei benefici SPG+ ai paesi che hanno dimostrato di avere gravi carenze in materia di applicazione delle otto Convenzioni OIL relative alle norme fondamentali del lavoro, in particolare a controllare il rispetto degli impegni assunti da Venezuela, Moldavia, Sri Lanka, Mongolia, El Salvador, Guatemala e Colombia prima della decisione della Commissione del dicembre 2005; in generale, invita la Commissione a sottoporre regolarmente a revisione l’attuazione di tali convenzioni, applicando, se necessario, le clausole di salvaguardia contemplate dal regolamento;
93. chiede al Consiglio e alla Commissione di assicurare la compatibilità degli accordi commerciali con i trattati delle Nazioni Unite esistenti in materia di diritti umani sulla base della summenzionata risoluzione del Parlamento del 14 febbraio 2006, di effettuare valutazioni indipendenti di sostenibilità precedentemente ai negoziati valutando specificamente l’impatto sui diritti dell’uomo e di controllare, rivedere ed invertire eventuali impatti negativi delle norme commerciali proposte sui diritti dell’uomo e sugli aspetti sociali e ambientali;
94. osserva che tutte le valutazioni della situazione dei diritti umani in paesi specifici dovrebbero includere un’analisi dei diritti fondamentali dei lavoratori, quali sanciti all’articolo 23 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, all’articolo 22 del Patto sui diritti civili e politici e all’articolo 8 della Convenzione internazionale sui diritti economici, sociali e culturali;
95. chiede alla Commissione di inserire il monitoraggio sistematico dei diritti umani in tutti i documenti di strategia per paese, i documenti strategici regionali, i programmi indicativi nazionali, i programmi indicativi regionali e i piani d’azione; le chiede inoltre di aggiornare regolarmente tali documenti in modo che rispecchino sempre la situazione attualizzata in materia di diritti umani, organizzando a tal fine consultazioni appropriate delle ONG;
96. chiede alla Commissione di riferire sul modo in cui ha attuato le sue proposte contenute nella comunicazione del maggio 2001 sul ruolo dell’Unione europea nella promozione dei diritti umani e della democratizzazione nei paesi terzi, cui deve seguire una approfondita revisione;
97. chiede alla Commissione di sviluppare una strategia per promuovere l’applicazione di tutti gli orientamenti dell’UE in materia di diritti umani presso le società transnazionali, nel quadro dell’attuazione della sua recente comunicazione del 23 marzo 2006 sulla responsabilità sociale delle imprese (COM(2006)0136);
98. ribadisce che le politiche interne dell’UE non devono essere semplicemente coerenti con il diritto internazionale in materia di diritti umani e col diritto internazionale umanitario, ma devono essere esemplari per la loro conformità a questi settori del diritto internazionale; esprime a tale riguardo la sua preoccupazione che le attuali misure di gestione delle migrazioni non sempre tutelino, nella pratica, l’accesso dei rifugiati alla protezione; invita il Consiglio e la Commissione ad assicurare che la gestione della migrazione non diventi una condizione per la cooperazione allo sviluppo con i paesi terzi e che i programmi pilota di protezione regionale rimangano orientati alla protezione, siano dotati di risorse adeguate e impostati a lungo termine, siano pienamente coordinati con le politiche umanitarie e di sviluppo dell’UE e siano fondati sul principio della solidarietà internazionale;
99. sottolinea che, nella lotta contro il traffico di esseri umani, occorre adottare una impostazione garantista nei confronti dei diritti delle vittime di tale traffico e a tale riguardo approva l’importanza attribuita alla protezione delle vittime nel programma del Consiglio sulla lotta e la prevenzione del traffico di esseri umani; invita tutti gli Stati membri a ratificare la Convenzione del Consiglio d’Europa contro il traffico di esseri umani;
100. insiste affinché il Consiglio e la Commissione definiscano criteri relativi a qualsiasi concertazione in ordine ai diritti umani onde migliorare la coerenza e il dialogo politico;
Efficacia degli interventi del Parlamento europeo in casi riguardanti i diritti umani
101. si rallegra del crescente ruolo del Parlamento nell’ambito dei diritti umani e del suo crescente ruolo di salvaguardia degli impegni per il miglioramento della situazione dei diritti umani in tutto il mondo, svolto attraverso il vaglio delle attività di altre istituzioni e, in particolare, attraverso il premio Sacharov;
102. valuta positivamente il primo anno di attività della sottocommissione per i diritti dell’uomo nell’ambito della commissione per gli affari esteri, la quale, basandosi sulle attività del Parlamento, ha creato un punto focale per le attività sui diritti dell’uomo che è mancato durante la scorsa legislatura, con relazioni regolari della Presidenza, della Commissione, del rappresentate personale per i diritti umani, dell’Alto Commissario ONU per i Rifugiati, dei relatori speciali ONU e del Commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, numerose audizioni, scambi di opinioni, consulenze e studi nonché contributi riguardanti i diritti umani ai lavori della commissione per gli affari esteri;
103. sottolinea l’esigenza che i problemi dei diritti dell’uomo figurino nelle attività di tutte le commissioni e delegazioni parlamentari che si occupano di relazioni esterne del Parlamento; a tale proposito, richiama particolare attenzione sull’attività svolta dalla commissione per lo sviluppo nell’organizzare periodiche discussioni in materia di diritti dell’uomo ed invita la Commissione ed il Consiglio a seguire le conclusioni di queste e di altre discussioni in materia dei diritti dell’uomo organizzate nel Parlamento;
104. evidenzia a questo proposito che la sottocommissione per i diritti dell’uomo ha concentrato le proprie attività del 2005 sull’applicazione degli strumenti UE in materia di diritti dell’uomo come gli orientamenti UE sulla protezione dei difensori dei diritti dell’uomo ed ha istituito, a tale riguardo, un sistema di coordinamento con i rappresentanti degli organismi delle Nazioni Unite per i diritti dell’uomo; ritiene prioritario continuare ad operare in stretta cooperazione con le Nazioni Unite e con i rappresentanti e gli organismi del Consiglio d’Europa, al fine di garantire più coerenza e coordinamento nel campo dei diritti dell’uomo;
105. ritiene che l’efficacia del lavoro del Parlamento in materia di diritti dell’uomo potrebbe essere rafforzata in vari modi, ad esempio attraverso un vaglio più intenso delle attività del Consiglio e della Commissione nei confronti di paesi in cui vi sono problemi di diritti umani, una maggiore attenzione al seguito dato a tutte le dichiarazioni sui diritti umani contenute in risoluzioni del Parlamento e una valutazione di impatto tempestiva; suggerisce che la sottocommissione studi la possibilità di istituire piccoli gruppi informali di lavoro per seguire ogni serie di orientamenti in modo da poter seguire meglio i lavori del Consiglio a tale riguardo e presentare proposte in merito;
106. chiede alla sottocommissione di verificare in maniera sistematica il seguito dato alle risoluzioni sui diritti umani approvate a norma dell’articolo 115 del regolamento del Parlamento e di intensificare il suo impegno volto ad occuparsi attivamente degli elementi relativi ai diritti umani all’esterno dell’Unione presenti in tutte le attività del Parlamento, compreso il lavoro delle altre commissioni e delle delegazioni parlamentari;
107. ritiene che la sottocommissione potrebbe migliorare il suo impatto sulle scelte politiche e sulla programmazione seguendo più da vicino i programmi di lavoro del Consiglio e della Commissione e assistendo in particolare ai lavori del COHOM facendosi periodicamente invitare, e chiede che i deputati al Parlamento europeo siano sistematicamente invitati alle sedute informative, come quelle organizzate con le ONG, e alle riunioni di “de-briefing” concernenti i dialoghi in materia di diritti umani con i paesi terzi; resta in attesa dell’assicurazione che tali inviti verranno d’ora in poi costantemente formulati;
108. chiede all’Ufficio di presidenza di Parlamento e alla Conferenza dei presidenti di prendere in esame la possibilità di adottare misure volte a rafforzare il sostegno politico fornito dai deputati in seduta plenaria in occasione delle votazioni su risoluzioni d’urgenza del Parlamento a norma dell’articolo 115 del regolamento, eventualmente spostando l’ora della votazione ad un momento più appropriato;
109. chiede un ruolo più costruttivo per la sottocommissione per i diritti dell’uomo nello sviluppo di criteri coerenti e trasparenti per la scelta degli argomenti urgenti, in modo da garantire che gli interventi parlamentari siano tempestivi ed esercitino il massimo impatto; chiede che i membri della sottocommissione condividano la loro esperienza in questo settore e svolgano un ruolo più attivo e decisivo nell’elaborazione delle risoluzioni di urgenza; propone la creazione di un gruppo di lavoro permanente di membri della sottocommissione a questo fine;
110. valuta positivamente l’elaborazione di orientamenti per le delegazioni del Parlamento in visita in paesi terzi; chiede all’Ufficio di presidenza del Parlamento e alla Conferenza dei presidenti di esaminare la possibilità di misure volte ad accrescere la visibilità e l’utilizzazione sistematica di tali orientamenti; sottolinea che ogni missione in un paese terzo dovrebbe sistematicamente comprendere fra i suoi temi le problematiche dei diritti umani e che tutti i partecipanti dovrebbero ricevere un’informazione completa sulla situazione dei diritti umani prima e durante la visita;
111. plaude al ruolo attivo svolto dalla sottocommissione, dalla commissione per gli affari esteri e dal Presidente del Parlamento europeo nel battersi per casi di ingiustizia in tutto il mondo, in particolare mediante il Premio Sacharov; a tale riguardo, ricorda che la consegna del premio deve avvenire in pubblico, nel corso di una cerimonia, ai vincitori in persona;
112. accoglie con favore l’impegno del Parlamento di affrontare il complesso problema di difendere i diritti umani nel corso della lotta contro il terrorismo internazionale; rileva che la coerenza dell’impostazione dell’UE nei confronti dei vari aspetti della problematica dei diritti umani è della massima importanza se l’Unione europea desidera essere credibile a livello internazionale; prende atto della sua decisione del 18 gennaio 2006 di costituire una commissione temporanea sul presunto coinvolgimento della CIA per il trasporto e la detenzione illegali di persone, chiamata ad indagare in merito alle asserzioni relative ad un coinvolgimento della CIA e, forse, di Stati membri e di paesi candidati nella pratica delle cosiddette “consegne straordinarie”, che include il trasporto di prigionieri verso centri di detenzione (“black sites”) nei quali i sospetti possono essere soggetti a tortura; attende con interesse la relazione e le conclusioni di tale commissione;
113. invita il Consiglio e la Commissione, in vista della Conferenza UE/USA che avrà luogo nel mese di giugno 2006, e in accordo con la relazione degli esperti della UNCHR, a invitare il governo USA a chiudere immediatamente il centro di detenzione di Guantanamo, e insiste affinché a tutti i prigionieri venga accordato un trattamento compatibile con il diritto umanitario e affinché essi vengano processati senza indugio in un pubblico ed equo processo dinanzi a un tribunale competente, indipendente e imparziale;
114. auspica di ricevere i risultati di uno studio d’impatto volto ad analizzare e valutare l’impatto delle sue attività nel settore dei diritti umani;
115. prende atto delle proposte ancora in discussione sul rafforzamento del ruolo del Parlamento nella promozione della democrazia, che potrebbero sostenere il lavoro delle commissioni e delegazioni che hanno un ruolo chiave in materia, fornire un osservatorio degli sviluppi politici nei paesi interessati dalla politica di prossimità e al di là di essi, e migliorare la rete di informazione fra i parlamenti nazionali di tutta l’UE;
116. prende atto delle proposte ancora in discussione volte a creare un Fondo europeo per la democrazia, che collaborerebbe con altre organizzazioni impegnate per il processo democratico quali il Consiglio d’Europa e l’OSCE, e ad esaminare le modalità per sviluppare un organismo per la promozione della democrazia e dei diritti umani a disposizione dell’UE;
Risorse destinate alle attività nel campo dei diritti dell’uomo, compreso il Segretariato del Consiglio
117. chiede alla Commissione di designare in ciascuna delle delegazioni nei paesi terzi almeno un posto permanente che abbia la responsabilità di monitorare la situazione dei diritti umani nel paese in questione e di promuovere le norme internazionali sui diritti dell’uomo, e sia responsabile delle relazioni con la società civile, come le relazioni con i difensori dei diritti dell’uomo; chiede che a tale posto corrisponda un grado sufficientemente elevato per consentire di individuare e affrontare i problemi, ove necessario; chiede al riguardo che siano regolarmente rivolti inviti ufficiali a rappresentanti della società civile da parte delle delegazioni della Commissione, in modo da sostenere ulteriormente l’attività dei difensori dei diritti dell’uomo dei paesi terzi;
118. chiede alla Commissione di rafforzare l’unità Diritti dell’uomo della sua direzione generale Relazioni esterne aumentandone la dotazione di personale per coprire tutte le questioni relative ai diritti umani, in modo da consentirle di assolvere la sua funzione supplementare di “unità di risorse”; chiede inoltre che un membro del personale di ciascuna unità geografica venga investito di una responsabilità aggiuntiva in materia di diritti umani;
119. chiede un incremento dei fondi alla sottocommissione per i diritti dell’uomo onde facilitare il finanziamento di missioni in loco e visite da parte dei membri della commissione nei punti neri dei diritti dell’uomo nel mondo, affinché possano essere evidenziate le violazioni del diritto internazionale in materia di diritti dell’uomo;
120. chiede al Consiglio di rafforzare l’unità Diritti dell’uomo del suo Segretariato generale e in particolare di aggiungere nuovi posti da coprire con esperti in materia di diritti dell’uomo e specialisti in materia di diritto umanitario internazionale incaricati di assistere il rappresentante personale per i diritti umani, consentendo una ragionevole divisione del lavoro nel suo ufficio, soprattutto alla luce delle sue accresciute responsabilità;
121. raccomanda che a ciascuno dei rappresentanti speciali nominati dal Consiglio sia assegnato un esperto in diritti umani che operi esclusivamente nei loro Gabinetti; chiede a questi rappresentanti di sollevare sistematicamente le questioni dei diritti dell’uomo nel loro lavoro;
122. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri e dei paesi di prossima adesione, alle Nazioni Unite, al Consiglio d’Europa, all’OSCE, ai governi dei paesi menzionati nella presente risoluzione e agli uffici delle principali ONG attive nel campo dei diritti umani aventi sede nell’UE.
Autore:
Parlamento europeo
Dossier:
Libertà religiosa
Parole chiave:
Sviluppo, Uguaglianza, Libertà religiosa, Diritti umani, Libertà fondamentali, Dignità umana, Libertà di espressione, Violenze, Giustizia, Collaborazione internazionale, Lotta alla discriminazione
Natura:
Risoluzione