Osservatorio delle libertà ed istituzioni religiose

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Osservatorio delle Libertà ed Istituzioni Religiose

Libri • 2 Agosto 2024

“Le intese: attualità e prospettive, prendendo spunto dalla recente Intesa con la Chiesa d’Inghilterra” a cura di Maria d’Arienzo, Mario Ferrante, Fabiano Di Prima

Il presente Quaderno monografico della Rivista “Diritto e Religioni” raccoglie gli Atti del Convegno “Le intese: attualità e prospettive, prendendo spunto dalla recente intesa con la Chiesa d’Inghilterra” tenutosi presso la Sala delle Capriate del Complesso Chiaramonte-Steri, sede del Rettorato dell’Università degli Studi di Palermo, il 9 e il 10 giugno 2022.

Il Convegno, organizzato dalla cattedra di Diritto Ecclesiastico e Canonico dell’Ateneo a ridosso dell’approvazione dell’intesa siglata tra il Governo italiano e l’Associazione “Chiesa d’Inghilterra”, ha costituito un’occasione per fare il punto, anzitutto, sullo “stato dell’arte” della legislazione di matrice pattizia. I contributi di questa prima sessione, nell’inquadrare luci e ombre di quest’inveramento del disegno del Costituente, hanno offerto diversi spunti innovativi di riflessione. Due, in particolare, paiono spiccare, per le loro ricadute di peso nel sistema.

Il primo sembra condensabile nell’osservazione che il contesto attuale richieda un nuovo modo di guardare alle Intese, sia “in fieri”, sia a quelle già approvate con legge. Il tema a monte di una società definitivamente plurireligiosa e multiculturale ove i gruppi reclamano anzitutto il diritto alla loro differenza identitaria, porta infatti a ragionare in modo diverso oltre che sull’attitudine del canale bilaterale (ex art. 8, III co., Cost.) a secondare quest’istanza (e sulle sue conseguenze), anche sull’’inquadramento di quanto già tramite tale canale prodottosi nell’ordinamento. Da una parte, infatti, affiora l’ipotesi che la più marcata ricerca da parte dei contraenti confessionali d’un rispecchiamento della loro “unicità” porti a concentrare proprio su tale fronte il picco delle criticità/farraginosità negoziali, così da “sdrammatizzare” quelle sui più generici versanti, ove si presta all’uso – a mo’ di calco – l’ormai consolidata piattaforma di “diritto comune delle intese” rispondente a esigenze di base condivise. D’altra parte, affiora la convinzione che questa nuova prospettiva possa al contempo agevolare i cultori del diritto a riguardare sine ira ac studio le intese già esistenti, onde focalizzarne più nitidamente taluni indicatori di originalità (di tenore giuridico, politico, contingenziale, endoconfessionale ecc.) non costituenti in senso stretto quella “piattaforma”, giacché propri di ciascuna Intesa sin qui siglata. 

Il secondo spunto, poi, concerne parimenti l’utilità di una pragmatica “presa di misure”. In questo caso si parte dalla consapevolezza della pesante criticità per le confessioni che intendano affacciarsi nel canale in parola, costrette a valicare i disagevoli argini posti da un supporto normativo – la L.n. 1159 del 1929 e relativo R.D. n. 289 del 1930 – vetusto e poco collimante con l’indole pluralista repubblicana. Per giungere alla constatazione che l’Amministrazione di vertice tuttavia ormai pare avvezza a reputarlo comunque funzionale, una volta integrato dalle prassi interpretative offerte e/o avallate dal Consiglio di Stato che ne mitigano (in parte) l’indole ‘poliziesca’ (specie da ultimo, puntando su una chiave dialogico-cooperativa costituzionalmente informata). Ferma restando, ad ogni modo, l’ideale possibilità teorica – sempre più tale, visti i numerosi tentativi falliti – di sparigliare il quadro introducendo una legge di base sul fatto religioso recante valori sostantivi/garantisti nuovi e di sintesi, atti a formalizzare la suddetta chiave della collaborazione, nel segno di una laicità “inclusiva”.

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