Interrogazione 08 luglio 2003, n.E-2360
Parlamento europeo. Interrogazione scritta E-2360 di Maurizio Turchi alla Commissione: “Violazione della libertà religiosa in Slovacchia”, 8 luglio 2003.
Premesso che
– i leaders di piccole chiese protestanti, i fedeli musulmani e gli appartenenti agli Hare Krishna si lamentano della legge sulla religione del 1991 che impedisce alle comunità religiose con meno di 20.000 membri di ottenere uno status legale;
– il pastore Ivan Zustiak, leader della chiesa protestante Brethren ha chiesto la registrazione ma l’ufficio per gli affari religiosi gliel’ha negata;
– Mohamad Safwan Hasna, l’imam siriano di cittadinanza slovacca, lamenta che il rifiuto della registrazione e l’impossibilità di costruire moschee è molto umiliante; non hanno un luogo appropriato e stabile in cui potersi riunire per pregare, incontrarsi o spiegare la cultura islamica. Hasna aveva acquistato un appezzamento di terreno nel centro storico della città circa tre anni fa, ma il Sindaco non gli ha mai concesso la licenza edilizia. In Slovacchia ci sono circa 5.000 musulmani, la maggior parte dei quali si trova a Bratislava. La comunità di Bratislava, che si è dovuta registrare come un’organizzazione caritatevole, è da anni che cerca di costruire un centro islamico;
– Martin Huncar, assistente pastore della chiesa protestante Word of Life di Bratislava, afferma che la sua chiesa non ha neanche provato a registrarsi perché sapeva che sarebbe stato inutile. La chiesa è stata costretta a registrarsi al Ministero dell’Interno come un’organizzazione che svolge attività sociali e cristiane con i giovani. Non possono utilizzare la parole “chiesa” nei loro documenti ufficiali. Huncar sottolinea che senza registrazione non è possibile per la chiesa celebrare matrimoni o funerali con validità legale e non può lavorare in scuole o prigioni.
– Ragunatha Priya, leader della comunità Hare Krishna di Abranovce, nei pressi di Prsov, ha detto che sono stati costretti a registrarsi solo come organizzazione civile;
– alla domanda se il rifiuto di registrazione a nuovi gruppi religiosi costituisse una discriminazione Jan Juran, direttore dell’ufficio per gli affari religiosi del Ministero degli Affari Culturali ha risposto che “probabilmente è vero, ma questa è la situazione. Finora non c’è stata nessuna critica da parte del parlamento slovacco o dal Comitato di Helsinki”. Juran si è rifiutato di dire se la pressione per non concedere il permesso a gruppi religiosi di iscriversi provenisse dalla dominante chiesa cattolica.
Potrebbe la Commissione far sapere se è a conoscenza dei fatti esposti?
Ritiene essa che la legge del 1991 sia compatibile con i Trattati europei e le convenzioni e definizioni internazionalmente riconosciute sulla libertà religiosa?
Risposta dell’On.le Verheugen a nome della Commissione, 12 agosto 2003.
La libertà di religione è un diritto universale e fondamentale dell’individuo e in quanto tale non sottoposta ad alcuna giurisdizione nazionale.
La Commissione rivede periodicamente la situazione relativa alla libertà di religione in Slovacchia, poiché il rispetto di tale diritto è un elemento importante dei criteri politici di Copenaghen da soddisfare in vista dell’adesione. Il diritto di manifestare liberamente la propria appartenenza ad una religione o il proprio credo è garantito in Slovacchia dall’articolo 24 della costituzione. Questa garanzia è disciplinata più precisamente dalla legge n. 308/1991, Raccolta relativa alla libertà di fede religiosa e alla posizione delle Chiese e delle associazioni religiose, e dalle sue modifiche. La legge stabilisce anche talune condizioni per la registrazione delle Chiese, in combinato disposto con la legge n. 192/1992, Raccolta relativa alla registrazione delle Chiese e delle associazioni religiose. La registrazione è la condizione per il riconoscimento di una Chiesa o di un’associazione religiosa. Su questa base giuridica è stata negata la registrazione in quanto Chiese o associazioni religiose alle associazioni menzionate dall’onorevole parlamentare. Tuttavia, il requisito della registrazione non costituisce una restrizione dei diritti e delle libertà garantiti all’articolo 24 della costituzione slovacca. Il diritto del singolo di manifestare liberamente il suo credo o la sua religione resta intatto. Inoltre, la creazione della categoria delle “Chiese registrate” non viola la neutralità confessionale dello Stato (anch’essa garantita dalla costituzione slovacca).
Questo stato di cose è stato riconosciuto anche da una recente relazione del Consiglio d’Europa sulla Slovacchia, adottata dal Comitato dei ministri il 3 luglio 2003 (CM/Monitor(2003)9). La relazione sottolinea che la libertà di religione non dovrebbe essere posta sullo stesso piano della “parità di status”. I diritti al riconoscimento di un determinato status sono acquisiti da una Chiesa con la registrazione, con la quale lo Stato ne riconosce il carattere socialmente benefico. La relazione conclude affermando che “le Chiese e le associazioni religiose possono operare liberamente de jure e de facto, siano o non siano registrate”.
Autore:
Parlamento europeo
Dossier:
Libertà religiosa
Parole chiave:
Chiesa cattolica, Confessioni religiose, Libertà di culto, Intolleranza, Professione religiosa, Associazioni, Minoranze religiose, Registrazione
Natura:
Interrogazione