Interrogazione 24 giugno 2003, n.E-2217
Parlamento europeo. Interrogazione scritta E-2217 di Maurizio Turco alla Commissione: “Violazione della libertà religiosa in Slovenia”, 24 giugno 2003.
Premesso che:
– dal 1999 esiste in Slovenia l’Ufficio delle comunità religiose (UCR);
– Natasa Sivic, leader del gruppo induista, attende la registrazione del suo gruppo dal 21 marzo 2002. La comunità ha apportato tutti i continui cambiamenti ai documenti richiesti da tale Ufficio. Dalla data di richiesta il gruppo non ha mai ricevuto alcuna risposta scritta;
– Sivic accusa il direttore dell´UCR, Drago Cepar, per la situazione di illegalità nella quale si trova la comunità induista. Da quando Cepar ha assunto la carica, tre anni fa, nessuna comunità religiosa è stata registrata. Un funzionario del governo ha affermato che finché ci sarà Cepar nessuna registrazione avrà luogo;
– un anno e tre mesi dopo che gli induisti hanno inoltrato una richiesta di registrazione presso l´Ufficio delle comunità religiose e cinque mesi dopo quella dei buddisti, nessuna comunità ha ricevuto risposta; sia gli induisti che i buddisti accusano Drago Cepar, direttore dell´UCR, per la situazione di stallo;
– secondo l´abate buddista Gelong Shenphen, questo problema riguarda tutte le comunità religiose che attendono una registrazione dal 1999 e in Slovenia il compito di questo ufficio non è di “giudicarle” bensì di registrarle. “Mi domando come una tale discriminazione può avere luogo in un paese che farà parte dell’Unione europea il prossimo anno”, dice Shenphen;
– secondo Cepar il tema è troppo “complicato” e lo Stato non ha stabilito criteri per “determinare quando un gruppo è una comunità religiosa”; egli ha altresì affermato che il governo sta lavorando “intensamente” per colmare questo “vuoto giuridico”. Ma “com’è possibile parlare di “vuoto giuridico” quando 31 comunità religiose sono state già registrate?” replica l’abate della comunità Dharmaling (buddista);
Visto che la Slovenia è uno dei paesi che fra poco meno di un anno farà parte dell’Unione europea, può la Commissione far sapere:
– se è a conoscenza dei fatti descritti e, in caso affermativo, se ha preso iniziative e quali?
– se non ritiene che il modo di procedere delle autorità slovene sia in contrasto con l’acquis comunitario?
– qualora tale situazione non dovesse essere superata, quali iniziative formali potrebbe prendere l’Unione nei confronti della Slovenia affinché, prima dell’entrata formale nell’Unione, rispetti il principio della libertà religiosa?
Risposta dell’On.le Verheugen a nome della Commissione, 22 agosto 2003.
The Commission is following up on a regular basis the situation regarding freedom of religion in Slovenia as respect of freedom of religion is an important part of the Copenhagen political criteria for accession. Hence the Commission is monitoring the situation in this area, including through its contacts with international human rights organisations. It has also reported on this issue in its Regular Reports on Slovenia’s progress towards accession, the latest one of which was published in October 2002(1).
The Commission is aware of the delays some religious communities have been facing in registering their communities with the relevant authorities in Slovenia. This issue has also been brought up by the Ombudsman in Slovenia. According to the information received by the Commission, the Office for Religious Communities is now in the process of drafting new legislation in this area to update the existing legislation and to resolve problems in its implementation.
The Commission will continue to monitor the situation in this area, including the adoption of new legislation.
Autore:
Parlamento europeo
Dossier:
Libertà religiosa
Parole chiave:
Libertà di culto, Intolleranza, Diritti umani, Minoranze religiose, Registrazione, Induisti, Controlli statali, Buddisti
Natura:
Interrogazione