Osservatorio delle libertà ed istituzioni religiose

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Osservatorio delle Libertà ed Istituzioni Religiose

Documenti • 6 Luglio 2004

Interrogazione 10 giugno 2003, n.E-2043

Parlamento europeo. Interrogazione scritta E-2043 di Maurizio Turco (NI) e altri alla Commissione: “Violazione della libertà religiosa e strumenti per assicurarne il rispetto”, 10 giugno 2003.

Considerato che, nello scorso mese di maggio, la “U.S. Commission on International Religious Freedom”, agenzia federale governativa indipendente USA, ha pubblicato il suo rapporto annuale sulla libertà religiosa nel mondo e che, secondo detto rapporto, la situazione:
– nella Repubblica russa presenta gravi elementi di preoccupazione, quali le possibili ingerenze della Chiesa ortodossa russa nella politica di Mosca, lo stretto controllo delle pratiche religiose dei cittadini russi da parte dello Stato e la negazione dei visti a religiosi e ai loro collaboratori;
– nella Repubblica popolare cinese è caratterizzata dalla costante pratica del confino, della tortura e dell’incarcerazione nei confronti dei cittadini cinesi a causa del loro credo religioso, nonché la stretta sorveglianza delle attività religiose in Tibet;
– in Laos è contraddistinta dall’azione di funzionari governativi implicati nella sistematica violazione della libertà religiosa, fatta di incarcerazioni e conversioni forzate;
– in Vietnam vede l’imprigionamento di dissidenti religiosi e la campagna di conversioni forzate delle minoranze religiose vietnamite nelle province nordoccidentali e nella zona degli Altipiani centrali abitate dai Montagnards, gravità che induce la USCIRF a suggerire di non concedere più aiuti per finanziare progetti diversi da quelli umanitari fin quando le autorità vietnamite non si impegneranno a rispettare la libertà religiosa;
può dire la Commissione:
– se è a conoscenza della violazione grave e sistematica della libertà religiosa in Russia, Cina, Laos e Vietnam;
– se intende accogliere il suggerimento dell’USCIRF di non concedere più aiuti per finanziare progetti diversi da quelli umanitari fin quando le autorità vietnamite non si impegneranno a rispettare la libertà religiosa;
– se ritiene che la sospensione di qualsiasi aiuto diverso da quelli umanitari fin quando non sarà rispettata la libertà religiosa possa essere un buon deterrente o, in alternativa, quale potrebbe essere uno strumento efficace?

Risposta dell’On.le Patten in nome della Commissione, 18 luglio 2003.

La Commissione è perfettamente a conoscenza della situazione relativa alla libertà religiosa nella Federazione russa, in Cina, nel Laos e nel Vietnam, che segue con molta attenzione.
Questo problema è stato segnalato alle rispettive autorità nazionali nel quadro del dialogo politico che l’Unione conduce con tali paesi. Per di più, la Commissione continuerà a sollevare questi problemi nel modo opportuno attraverso tutti i canali disponibili.
Inoltre, essa continuerà a insistere con le autorità russe che il modello di sviluppo relativo alla libertà religiosa -e ad altre questioni connesse ai diritti umani- non è né accettabile né compatibile con le principali convenzioni internazionali ed europee in materia di diritti umani che la Russia ha ratificato e che includono il riferimento alla libertà di religione o di credo.
Nel caso del Laos, le preoccupazioni della Commissione circa la libertà di religione sono sollevate frequentemente negli incontri bilaterali tra la Commissione e il governo della Repubblica democratica popolare (RDP) del Laos. Pertanto, la situazione relativa ai diritti umani, tra cui la libertà di religione, sarà anche all’ordine del giorno della riunione del comitato misto Comunità-RDP del Laos, programmata per l’autunno 2003. La recente apertura di una delegazione della Commissione a Vientiane offrirà a quest’ultima ulteriori possibilità di impegnarsi in un dialogo più profondo sui diritti umani con le autorità laotiane.
La Commissione sa bene che il comitato delle Nazioni Unite per i diritti dell’uomo è seriamente preoccupato per il fatto che la pratica del ‘partito di Stato’ in Vietnam non soddisfi i requisiti dell’articolo 18 della Convenzione internazionale sui diritti civili e politici (CIDCP). L’Unione, gli Stati membri e la Commissione hanno più volte sollevato questa questione con le autorità vietnamite nel quadro delle iniziative dell’Unione e delle discussioni periodiche in materia di diritti umani.
Nel caso particolare della Cina, l’Unione ha più volte espresso la propria preoccupazione per le restrizioni poste alle chiese e ai gruppi religiosi non ufficiali e all’Islam. Nel quadro del dialogo strutturato tra l’Unione e la Cina in materia di diritti umani, l’Unione ha regolarmente sollevato la questione della libertà di religione e di credo e continuerà a farlo nel modo opportuno.
L’Unione ha ripetutamente affermato che i diritti umani e la democratizzazione devono formare parte integrante di ogni dialogo politico con i paesi terzi. La libertà religiosa, in quanto diritto fondamentale dell’uomo, e i diritti delle minoranze religiose vengono pertanto trattati attraverso i dialoghi politici bilaterali dell’Unione e, ove opportuno, attraverso iniziative e dichiarazioni pubbliche, nonché attraverso l’attività dell’Unione nelle sedi idonee quali la commissione per i diritti dell’uomo delle Nazioni Unite o la terza commissione dell’Assemblea generale dell’ONU.
Per quanto concerne la prestazione di assistenza, come delineato nella sua comunicazione del maggio 2001 sul ruolo dell’Unione nella promozione della democrazia e dei diritti umani nei paesi terzi, la Commissione si è impegnata a integrare le questioni relative ai diritti umani e alla democratizzazione in tutti i programmi comunitari di assistenza. I documenti di strategia nazionale sono stati usati come mezzo per adottare un approccio più coerente a favore della promozione dei diritti umani e della democratizzazione, utilizzando i diversi strumenti finanziari a disposizione dei paesi terzi, oltre all’assistenza fornita attraverso l’iniziativa europea per la democrazia e i diritti umani.
Nel caso specifico dell’assistenza al Vietnam, la politica generale della Commissione nei confronti di questo paese è di sollecitare e sostenere i progressi del Vietnam in materia di diritti umani e democratizzazione e di esternare le proprie preoccupazioni in caso di abusi o di evidente deterioramento della situazione. Nel documento di strategia nazionale 2002-2006, la Commissione ha definito settori prioritari per la cooperazione con il Vietnam la promozione della buona governance e delle migliori prassi amministrative e un sistema giudiziario efficiente. La Commissione ritiene che il suo programma di cooperazione, grazie soprattutto al sostegno specifico alle riforme istituzionali e all’inclusione delle attività di formazione connesse alla governance in tutti i progetti di cooperazione, contribuirà a rafforzare la governance generale del Vietnam e gli impegni di quest’ultimo nel campo dei diritti umani.
Nel complesso, la Commissione è del parere che un approccio stimolante abbia maggiori probabilità di portare miglioramenti nell’ambito del rispetto dei diritti umani, inclusa la libertà religiosa. Nelle sue relazioni con i paesi terzi, la Commissione continuerà a favorire il dialogo e l’assistenza. La sospensione degli aiuti finché la libertà religiosa o altre libertà non siano rispettate può essere solo un approccio di ultima istanza, le cui conseguenze hanno molto probabilmente un impatto negativo sulle popolazioni i cui diritti sono stati violati.